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Don Carnevale e Philippe Daverio, la grande sfida lanciata e mai andata in scena


Giovanni Carnevale (1924-2021) e Philippe Daverio (1949-2020).

Se n'è andato con la soddisfazione di non essere mai stato confutato ufficialmente dalla Storiografia ufficiale.

Carlo Magno nei dintorni di Piediripa? Perché no?! San Claudio a pie’ di Chienti in realtà Aquisgrana? Provatemi il contrario.

Nessuno storico ufficiale ha definito "eresie" questi due cardini del "credo" di don Giovanni Carnevale, molisano di Capracotta, sacerdote salesiano, poliglotta (latino, greco, tedesco e francese), professore adoratissimo da generazioni dei suoi allievi al liceo classico all'Istituto sorto a Macerata nel nome di san Giovanni Bosco. Stava dando alle stampe con il suo assistente (da 11 anni) Mimmo Antognozzi il 15° libro legato alla teorie rivoluzionarie della Francia Picena, contribuendo al tentativo di riscrivere parte del Medioevo marchigiano ed insieme europeo, quando la morte lo ha colto intorno alle 14:30.

«Le sue intuizioni avevano aperto una breccia seria tra gli studiosi di Usa, Belgio, Inghilterra e Germania» dichiara, addolorato, Antognozzi.

A dire il vero l'unico a porre autorevolmente pur garbatamente, qualche dubbio in contrario era stato sei anni fa a San Ginesio, Philippe Daverio. Nella chiesa/auditorium di San Francesco, collegata all'Istituto magistrale, da lui a lungo presieduto, si ricordava l'opera e l'insegnamento del professor Giovanni Cardarelli. A condurre il dibattito, il vostro cronista, un'occasione preziosa per deviare temporaneamente dal tema.

«Philippe, che ne pensi delle teorie di don Carnevale?» chiesi al celebre critico di Storia dell'Arte. Cautamente, Daverio si limitò a dire che novità non potevano esserci considerato che «Aquisgrana è ben storicizzata in Germania» e «pure Carlo Magno». Proposi a Philippe che accettò, un dibattito con don Carnevale. La morte di Daverio rese poi impossibile questa appassionante "sfida" tra ufficialità e la "nuova" narrazione di don Giovanni.

Poi il passo di un fortunato libro, un paio d'anni dopo, a cura di Luciano Magnalbò e di chi scrive ("Una tragedia dimenticata", Ilari Ed.), sulla scorta di un passo dello storico Eginardo rilanciò l'ipotesi della presenza dell'imperatore nelle Marche. Subito dopo l'incoronazione papale, Carlo Magno ospite di Spoleto era stato infatti sorpreso dal terremoto. «Ed ebbe timore per il suo Palagio» annota Eginardo. Allora Aquisgrana, capitale carolingia, sarebbe potuta essere forse San Claudio al Chienti e non la germanica Aichen, peraltro zona notoriamente a-sismica e lontanissima dall'Umbria?

Perché no? L'enciclopedico don Carnevale dalla "Rocca Bastiani" del suo Medioevo riscritto, al pari di un gioco di scacchi ha sempre atteso la confutatio ex contrariis. Come nel romanzo di Dino Buzzati, nel suo "Deserto dei Tartari" nessuno si è mai visto a "minacciare" la demolizione "logico-matematica" di studi rivoluzionari da 40 anni a questa parte, Qualcuno li avrebbe potuto definire pure "provocatori" e nell'ombra qualche sorrisetto sarà pure scintillato...

Ma alla fine sotto le mura della sua lunga vita terrena, a presentarsi all'anziano, indomito combattente salesiano si è presentata Sorella Morte. Chiudendo per sempre il gran libro della Francia Picena in territorio marchigiano. Forse no, forse c'è spazio ancora per un ultimo capitolo: la richiesta di don Giovanni d'essere sepolto proprio a San Claudio. All'ombra dell'ombra da lui evocata, quella di Carlo Magno. Un riconoscimento, questo ufficiale dopo la cittadinanza onoraria di Corridonia ed altre onorificenze, di una vita spesa sui libri di Storia del professor Carnevale.


Maurizio Verdenelli

 

Fonte: https://www.youtvrs.it/, 11 aprile 2021.

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