Addio don Claudio,
passando dico,
là dove medica
quell'altro amico.
È un'abitudine
devota presa.
Passo inchinandomi
come a una chiesa.
Noi, quella perdita
troppo immatura
della simpatica
bella figura
tua d'uomo e medico
tutti sentiamo.
Pace, don Claudio.
Per te preghiamo.
Fosti un carissimo
dottore attivo;
sei oggi immobile,
ma il nome è vivo
nel cuor del popolo
riconoscente.
Gloria don Claudio
morto-vivente.
Rassegnatissimo
baciasti il velo
che avvolse l'anima
chiamata in Cielo.
E senza scrupoli,
caro dottore,
di nessun genere,
senza rancore,
né v'è chi 'l dubita.
a parer mio,
l'alma nettissima
rendesti a Dio.
Tutti i più miseri
eran tuoi figli;
con l'elemosina,
coi bel consigli
e con le regole
del saper fare,
tra il serio e ridere,
senza umiliare,
sembrava il balsamo
che gli portavi,
e con quel metodo
li risanavi.
L'azione termina,
lo vuol natura,
ma i fatti restano,
il nome dura.
Se noi qualche obbligo
abbiamo, è quello,
credo, di toglierci
tutti il cappello,
dal primo all'ultimo.
Qui c'è un passato
scritto indelebile,
inalterato,
a grandi lettere.
Si legge chiaro:
"non si dimentica
un figlio caro"
di stampo nobile,
di polso forte,
che fu tanto utile
fino alla morte.
Avevi un genio
parlante poi,
ce lo dimostrano
gli attrezzi tuoi;
Il bello, l'ordine
del tuo studiolo,
i libri, il tavolo
là dove solo
cercavi il massimo
pel ben di tutti.
Chi mai sognavasi
quei pianti e lutti
che reclamavano
la tua presenza.
Quel voto unanime
della coscienza
di tutto il popolo
segnò una data
incancellabile
e ricordata,
plaudente l'opera
degli anni tuoi.
Gloria, don Claudio,
prega per noi.
(1932)
Nicola D'Andrea
Fonte: N. D'Andrea, Le poesie di Nicola D'Andrea, Il Richiamo, Milano 1971.