Sulle pagine del "Candido" il geniale Giovannino Guareschi (1908-1968) inventò due personaggi destinati a riprodurre il clima sociopolitico del dopoguerra italiano: don Camillo e Peppone, amici-nemici divisi dalla fede. Don Camillo rappresentava infatti l'archetipico prete del dopoguerra, che aveva vissuto le traversie del fascismo, dell'occupazione nazista, della Resistenza e della guerra civile, e che perciò non disdegnava, tra un'omelia e l'altra, di fare un po' di propaganda elettorale per la DC. Peppone impersonava invece il classico sindaco comunista di provincia, smanioso di modernizzare e collettivizzare, ma nei fatti legato agli arcaici ritmi della consuetudine contadina, lontanissima dalla spocchia elitaria e dall'utopia rivoluzionaria del PCI.
Seppur lontana dalla grande e sempiterna lotta politica tra democristiani e comunisti, anche Capracotta, nel suo piccolo, ha allestito nel dopoguerra un lungo e divertente spettacolo guareschiano. Mi riferisco soprattutto al periodo in cui don Geremia Carugno era il parroco di Capracotta e Sebastiano Di Lullo il più autorevole "compagno" della sezione locale del Partito Comunista Italiano, composta da una quarantina di giovani. L'Unità, il glorioso quotidiano oggi caduto in malora, dedicò, tra il 1985 e il 1989, tre trafiletti alla situazione capracottese, che credo rispecchino fedelmente da un lato il clima di latente ostilità tra la Chiesa e Marx, dall'altro il folclore insito nei loro provincialissimi siparietti di propaganda e lotta politica.
È mercoledì 19 agosto 1987 e siamo nel bel mezzo della bella stagione, quando a Capracotta si festeggia santa Lucia, e, mentre «duecento persone seguono l'immagine della santa per le stradine del centro sotto lo sguardo incuriosito di numerosi turisti», ecco che don Geremia, «con scatto rabbioso tira giù da un muro un paio di manifesti del PCI. Poi ritorna nel gruppo e visibilmente più sereno ricomincia a cantare "Viva, viva Santa Lucia"». Il manifesto strappato era quello della Festa dell'Unità, che si sarebbe tenuta il 21-22 agosto seguenti proprio a Capracotta, per la terza volta consecutiva. Intervistati dal quotidiano romano sul gesto stizzoso del prete, i compagni della sezione capracottese risposero con sarcasmo: «Faceva molto caldo e il sole, si sa, tira brutti scherzi». Fatto sta che don Geremia proseguì la sua opera pastorale e i comunisti di Capracotta perdurarono nel loro programma su «gli allevamenti, le attività artigianali e soprattutto un turismo equilibrato».
Trascorrono poco più di due anni e, il 12 novembre 1989, giunge una notizia mortale per molti comunisti italiani: il segretario nazionale del PCI Achille Occhetto annuncia la "svolta", ovvero la necessità di archiviare l'esperienza del vecchio partito comunista per dar vita a una nuova entità capace di interpretare la crisi politica ed economica che sta investendo con inaudita forza la tanto amata Unione Sovietica. Da quella svolta nascerà infatti il Partito Democratico della Sinistra (1991) e, a cascata, i DS (1998) e infine il PD (2007). Quando l'eco traditrice del verbo di Occhetto giunge sui monti di Capracotta, Sebastiano Di Lullo, iscritto al partito dal 1953 e soprannominato "Togliatti" per la sua ortodossia ideologica, si precipita «nei locali della sezione del PCI di Capracotta e impossessandosi della bandiera tornava a casa, sostenendo che tale dimora fosse più sicura!».
Don Geremia Carugno e il compagno Sebastiano Di Lullo non sono più tra noi, ma l'uno e l'altro sono rispettivamente compianti dai parrocchiani e da coloro che a malincuore votano oggi il Partito Democratico, versione edulcorata del vecchio glorioso PCI. Personalmente conservo vivi ricordi del parroco, uomo dal carattere lunatico ma dalla fede incrollabile, e conservo pure una reminiscenza dei funerali di "Togliatti", quando dai finestrini di automobili e furgoni che salivano la via del camposanto vidi sventolare decine di bandiere rosse, quasi fossimo in un paesino della Camciatca. Che possano entrambi riposare in pace...
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
Festa dell'Unità, la "prima volta" di Capracotta, in «L'Unità», Roma, 8 settembre 1985;
Il parroco strappa manifesti Pci, in «L'Unità», Roma, 21 agosto 1987;
Al sicuro, in «L'Unità», Roma, 11 dicembre 1989;
E. Soncini, I rossi e il nero: Peppone, don Camillo e il ricordo del dopoguerra italiano, Lupetti, Milano 2009.