Giovannantonio Sozio, che oggi compie 100 anni, è quello che suol definirsi una persona senza fissa dimora.
In questo momento vive in cima alle tortuose scale di una casa di 1.000 metri quadrati in Embassy Drive, a est di Hamilton Mountain. Lassù c'è la sua stanza col balcone con vista sulla piscina.
Ma tra un mese o due Giovannantonio uscirà dalla porta principale e girerà l'angolo di Knights Court. Anche lì, in un'altra grande casa, ha una stanza in cima alle scale.
Un paio di mesi dopo, andrà a Bosna Court. Più tardi potresti trovarlo in una casa sulla First Road West. O in Barton Street, a Stoney Creek.
Cinque figli, cinque grandi case, ciascuna dotata di una stanza per papà. Poche probabilità di solitudine qui.
A Giovannantonio piace che il suo nome sia scritto per esteso - pensa a John-Tony in inglese. È nato a Capracotta, un paesino di montagna nel centro Italia.
Erano dieci figli in una casa di pietra. La famiglia lavorava, affittava terreni e d'inverno se ne andava via a tagliare la legna.
A volte i bambini giocavano. Nessuno aveva un pallone da calcio ma scavavano una buca, facevano un passo indietro e vedevano chi riusciva a lanciarci dentro un bastoncino o un sasso.
Giovannantonio andò a scuola fino all'età di 11 anni, poi iniziò a pascolare le pecore. Nel 1935 sposò Elena ed acquistò un terreno tutto suo. Ogni cosa cambiò alla fine del 1943 quando arrivarono i Tedeschi che intimarono a tutti di evacuare il villaggio. Che poi i soldati fecero saltare in aria.
I Sozio ricominciarono da zero ad Alberona (FG), non lontano. Ed è lì che poi sarebbero rimasti. C'erano Giovannantonio, sua moglie e i cinque figli: Giovanni, Fiore, Giuseppe, Silvio e Carmela, l'unica figlia.
A metà anni '60 arrivò un giovane da Hamilton, il quale disse a Carmela che conosceva un ragazzo che sarebbe stato un buon marito per lei. Accettò di ricevere una sua foto.
Vi fu uno scambio di lettere per un anno intero. Poi Leonardo Checchia arrivò, sposò Carmela e la portò via con sé. Alla fine dei conti, l'intera famiglia Sozio li seguì.
A Giovannantonio e a sua moglie, il posto piacque subito, ma solo per sei mesi l'anno. Per 25 anni consecutivi, infatti, la coppia svernò qui. Ma non appena era maggio, ripartivano per la piccola casa in pietra di Alberona.
Non rimanevano soli a lungo. Dopo la fine della scuola, i nipoti di Hamilton andavano a trovarli. Tutti i giovani Sozio parlano italiano.
Fino a non molto tempo fa Giovannantonio si presentava regolarmente all'officina meccanica dei figli. Puliva quel posto come se fosse la sala da pranzo di qualcuno.
Le sue mani sono ferme come quelle di un tiratore scelto, prende solo aspirina, ama soprattutto la pasta, usa raramente il bastone, non ha bisogno né vuole l'assistenza dei figli. Quando gli dicono di fare attenzione mentre sale le scale, li scaccia via.
È ancora un grandissimo narratore.
«Forse questa te l'ho già raccontata», esordisce, poi racconta di quella volta, tanto tempo fa, quando un trattore gli schiacciò una gamba e lui continuò a camminare.
È morto una volta, l'anno scorso, all'ospedale "St. Joe's".
Un intervento per rimuovere del liquido dai polmoni finito male. I suoi reni smisero di funzionare e il corpo s'intossicò. I medici dissero che non c'erano speranze.
Con il supporto vitale, poteva campare al massimo altri due o tre giorni. «No, no – disse la famiglia. – Lasciatelo andare in pace!». Circa quindici di loro si riunirono nella stanza e nel corridoio, aspettando la fine.
Alle 5 del mattino Giovannantonio aprì gli occhi e disse: «Che ne dite di sedervi?».
La longevità è una caratteristica di famiglia. Tornando all'Italia, il fratello Michele ha 97 anni, il fratello Americo 93 e la sorella Raffaella 91.
Giovannantonio ha stretto la mano di sua moglie quando è morta quasi tre anni fa. La veglia da Friscolanti [una casa funebre, N.d.T] avvenne proprio nel giorno in cui lei avrebbe compiuto 89 anni.
Ha avuto una vita felice e la famiglia lo sa. Lì, al funerale, le hanno cantato "Buon compleanno".
«Quando ami qualcuno prima, non hai nulla di cui pentirti dopo», dice il figlio Giuseppe.
Sarà lo stesso quando arriverà il giorno per suo padre. E così come hanno fatto con la mamma, rispediranno in patria il suo corpo. Questa è una condizione che Giovannantonio pose molto tempo fa, prima di venire a vivere qui.
In realtà, fa ritorno oggi nella cittadina di Alberona, grazie ad internet. Il sindaco del suo paese ha organizzato un videosaluto in diretta. Oggi a mezzogiorno - 18:00 ora italiana - Giovannantonio saluterà le persone a casa e queste gli augureranno buon compleanno.
Gli abitanti di quel paese sanno che tornerà. Ma in cinque case qui a Hamilton ci sono persone che sperano che continui a rimandare l'ultimo viaggio verso casa.
Paul Wilson
(trad. di Francesco Mendozzi)
Fonte: P. Wilson, Where's Papa Now?, in «The Hamilton Spectator», Hamilton, 5 ottobre 2005.