Nel 1908, di fronte allo squilibrio prodottosi ai nostri danni nel medio e basso Adriatico per effetto dell'annessione della Bosnia-Erzegovina all'Impero austro-ungarico, lo stato maggiore italiano, essendone ancora a capo il generale Saletta, dispose sull'ipotesi di un fortunato sbarco nemico in quegli scali, lo studio di un sistema campale addossato al massiccio abruzzese per la copertura di Roma. Sviluppate le indicazioni tratte dalla relazione sulle grandi manovre eseguite nel Molise sotto la direzione del medesimo generale nei primi anni del regno di Vittorio Emanuele III, fu anzitutto concretato sulla carta il tracciato di massima di una linea principale di resistenza incardinata sull'arpione costiero di Vasto la quale, appoggiandosi alla concatenazione di colli e monti via via più elevati dell'Anti-Appennino frentano fra i tronchi inferiori del Trigno e del Sangro, si sarebbe inoltrata nel centro della regione per comporre un vasto campo trincerato intorno all'anfiteatro alpestre che dalle creste di Capracotta si apre sulla conca di Agnone. Attuata così la guernizione dell'intera riva sinistra del Trigno, la linea sarebbe proseguita verso libeccio recingendo ad arco l'impluvio di Castel di Sangro e, attraversato lo spartiacque appenninico nel passo di Rionero, sarebbe risalita, fiancheggiando i depressi canaloni che defluiscono nel nascente Volturno, a rintracciare fra le paratie delle Mainarde il capo d'acqua della corsia Rapido-Garigliano.
Giacomo Acerbo
Fonte: G. Acerbo, Fra due plotoni di esecuzione. Avvenimenti e problemi dell'epoca fascista, Cappelli, Bologna 1968.