Gabriele, ho sprezzato sempre i collegiali
cacandomi le vacche sui piedi assolati.
Il mio sentiero è quello dei cuccioli
bastardi, degli asini mai strigliati.
Oggi incontrandoti nell'antologia di un amico
da escluso mi faccio della schiera.
Ti trovo il più vero e a me il più consanguineo.
Montale Quasimodo Ungaretti
lasciate di scornarvi
per il mio magistero.
Siete tre ruscelletti magri
e tutti e tre avete avuto la colite.
Tu Montale ti sei lesso
a contatto con la Manica e il Corriere.
Ma non hai saputo mascherare bene
che trent'anni sono troppi
per dare i primi ossi.
Volevo vederti a Capracotta.
Salvatore, il tuo calore
ha fatto presa con lo zio
di Milano. Non capisco
però che vuoi dire. Comunista
potevi diventarlo prima
o tornare al Sud se tanto ti piaceva.
Ungaretti, ma che simpatico sei.
Appena sapesti di valere
non hai saputo più cantare.
Sono scherzi di coscienza.
Pavese caro, non bisogna farsi
attirare dalle Montagne
Rocciose. Dovevi dire
di arrossire per una donnina.
Calvino, mi piace il tuo sorriso
meraviglioso. I tuoi libri
lo sai, non valgono una H.
Quest'anno vincerò il Viareggio.
L'Italia è tutta scamorze
lampadine gonfiate sotto vuoto spinto.
Ho una voglia matta
di stracciare milioni in faccia
al primo collega di sillabe.
Lettore, niente mi hai dato
perché piantassi il ciliegio.
Ma senza vergogna strappi
i ceci al mio prato.
Fa pure con comodo:
narro per servirmi.
Clemente Di Leo
Fonte: C. Di Leo, Una lunga puzza, Ed. dell'Autore, Colledimacine 1968.