Sono cresciuta senza padre.
Papà è morto in un incidente quando avevo tre anni. Vorrei poter ricordare la sensazione di stringere la mia piccola mano nella sua, l'odore del suo dopobarba, il suono delle sue risate.
Come tutti i bambini cresciuti senza un genitore, ho spesso vagheggiato storie di coraggio, di spirito e di valore attorno a mio padre. Eccone una che non vi deluderà.
Nell'inverno del 1949 una violenta bufera aveva isolato il villaggio di Capracotta, in Italia. Ogni giorno, notizie via via più sconvolgenti attanagliavano i cuori degli immigrati italiani in New Jersey. Questi volevano aiutare la "loro" gente rimasta a casa, ma come? Presto vennero a sapere che urgeva uno spazzaneve, perché la guerra aveva distrutto l'unico presente in tutta la regione.
Gli abitanti di Jersey City misero insieme i soldi, acquistarono uno spartineve e inviarono mio padre Armond Gaito in Italia. Visto che papà era un manovratore di bulldozer presso il dipartimento municipale dei lavori pubblici e sapeva parlare e capire l'italiano, venne scelto per consegnare il dono: uno spazzaneve nuovo di zecca.
Dall'Italia papà inviò diverse lettere a mamma raccontandole degli onori che ricevette con una parata di coriandoli a Roma. Incontrò pure il sindaco della città e andò «a cena con pezzi grossi».
C'era già stata una grande parata in Journal Square a Jersey City per celebrare l'invio di questo generoso regalo. Molte donne avevano indossato i costumi tradizionali per mostrare con orgoglio la costante fedeltà al vecchio Paese. I gruppi musicali avevano suonato arie popolari italiane e le bandiere tricolore e a stelle e strisce venivano sventolate vigorosamente dai più piccoli.
Tuttavia, all'epoca nessuno sapeva che mio padre e mia madre Josephine aspettavano il loro primo e unico figlio: io. Sono nata mentre papà era ancora in Italia, stringendo le mani ai dignitari e aiutando il popolo capracottese.
Gli abitanti di quella regione italiana furono grati ai compatrioti d'oltreoceano che li avevano onorati prendendosene talmente cura da fargli recapitare, nel momento del bisogno, molto più che dei semplici auguri. I miei nonni andavano fieri del figlio e sua moglie aveva capito perché lui non poteva esserle vicino per la nascita del loro bambino.
Se fosse vissuto più a lungo, sono certa che mio padre avrebbe dimostrato ancora valore e coraggio. Sebbene non sia stato fisicamente con me, ho sempre avvertito il suo spirito amorevole nel guidare i miei passi.
Donna Marie Gaito
(trad. di Francesco Mendozzi)
Fonte: D. Gaito Piccillo, The hero of Capracotta, in «Primo», XIX:19, Potomac, Washington 2017.