Osservazioni di geografia fisica su un territorio malmesso
Il borgo di Capracotta si trova a quota 1.400 m., tra le due vette più alte dell'altopiano di Carovilli, vale a dire tra il Monte Capraro (1.721 m.) ed il Monte Campo (1.645 m.). Si trova a circa 1.300 m. in linea retta dal versante occidentale del Monte Campo, mentre dista più di 3 km. dal primo.
La montagna, sul lato sud-est della città, digrada dolcemente verso il fondovalle del Verrino, le cui sorgenti primarie sono a breve distanza sotto il piccolo Santuario della Madonna di Loreto, situato circa 500 m. a sud di Capracotta, a destra della strada che conduce a Carovilli.
Sul lato nord-ovest, al contrario, le case di Capracotta sono praticamente sospese su una ripida parete alta un centinaio di metri, tanto che le finestre del piano terra di alcune abitazioni dominano verticalmente la roccia. Questa situazione ha causato deplorevoli incidenti. A volte dei bambini, dopo essersi avventatamente sporti, son scivolati giù rimanendo orribilmente uccisi dalla caduta.
Questa scarpata, vista frontalmente, è formata da strati, apparentemente orizzontali, che, verso il basso, son costituiti da calcari con rognoni di selce grigiastra, probabilmente del Cretaceo, e più in alto da conglomerati con grossi elementi calcarei ricchi di frammenti di selce appartenenti all'Eocene inferiore. Tali strati, come mostrato in fig. 1, sono però inclinati verso sud-est e fanno parte di una piega, parte della quale compare in fondo al precipizio; di conseguenza la scarpata è formata dalla frattura della sommità della piega, che è stata, su questo lato, spogliata dall'erosione del suo mantello di marna e scisto di flysch a Chondrites intricatus e Chondrites affinis, mentre il mantello è in gran parte rispettato sul versante sud-ovest, di cui ho parlato prima.
Le pieghe di questo insieme di formazioni scisto-marnose che formano l'inizio della valle del Verrino sono tipiche; in questa regione sono molto frequenti cedimenti e smottamenti causati dalle infiltrazioni. La disposizione originaria degli strati è stata quindi profondamente modificata e il risultato è un insieme del quale è assai difficile farsi un'idea precisa.
A sud-ovest di Capracotta, tra il bosco di Vallesorda e l'area di Malcorpo, 200 m. più in basso rispetto al Santuario della Madonna di Loreto, e ad un'altitudine di 1.197 m., una frana, in parte probabilmente bloccata da uno sperone più solido di arenaria, ha dato alla luce un piccolo specchio d'acqua, che gli abitanti chiamano Lago di Mingaccio (fig. 2). Questo lago si è formato tra il 1812 e il 1815 poiché non appare sulla mappa catastale del 1812, mentre viene rilevato in una carta topografica manoscritta del 1815, conservata presso gli archivi municipali di Capracotta ("Carta topografica numerica dell'intero territorio di Capracotta fatta dagli Agrimensori fratelli Di Nucci").
Nel 1858 il laghetto era completamente prosciugato, nel 1868 si riempì di nuovo: da allora è sopravvissuto. Il suo volume e, di conseguenza, la sua forma sono cambiati, sia per i lavori agricoli intrapresi sulle sue sponde, sia per nuovi smottamenti.
La fig. 3 riporta il Lago di Mingaccio come appariva nel 1858 in una mappa catastale dell'epoca, poco prima che l'acqua scomparisse: l'area occupata era di circa 4.000 mq. Oggi il lago occupa circa 2.750 metri quadrati, con una profondità massima di 0,70 m., secondo una tavola che ho disegnato grazie a una bussola. Il lago è ricoperto di foglie di Potamogeton, ché l'acqua è visibile solo ai bordi della falda acquifera. Sul versante del monte i Potamogeton sono particolarmente abbondanti. Altrove il profilo del lago è indicato da una fitta cintura di canne e Typhaceae.
Senofonte Squinabol
(trad. di Francesco Mendozzi)
Fonte: S. Squinabol, Une excursion à Capracotta en Molise: observations de géographie physique sur un territoire mal affermi, in «La Géographie», VIII:1, Société de Géographie, Paris, 15 luglio 1903.