Lo skijöring (dal norvegese skikjøring, "guida con gli sci") è uno sport invernale che in origine prevedeva esclusivamente che una persona sugli sci fosse tirata da un cavallo, in genere guidato da un pilota. Il cavallo tira una persona, priva di bastoncini, semplicemente fissandosi su una fune di traino in un modo analogo allo sci nautico. Pare che lo skijöring equestre abbia avuto origine come velocizzare i viaggi invernali ma oggi è soprattutto uno sport da competizione. Si pensi che lo skijöring a cavallo fu una disciplina dimostrativa alle olimpiadi di St. Moritz dell'11-19 febbraio 1928.
Appena due anni dopo, nel 1930, lo skijöring giunse a Capracotta, prima località appenninica a tentare esperimenti in tal senso. Se il cav. Giovanni Paglione è stato l'antesignano del nostro sci nordico, per quanto riguarda lo skijöring la pioniera è stata Giulia Orazi, grande sportiva romana, «sciatrice di vaglia, nonché detentrice del titolo nazionale femminile in fuoribordo e fuoriclasse del tennis da tavolo». Prima del XX secolo, infatti, in Italia l'educazione sportiva non era considerata importante e fu il fascismo a rivalutarla, anche e soprattutto per coloro che portavano la gonna, benché molti italiani restassero ostili alla pratica sportiva per le donne. Il regime fascista, invece, incoraggiò grandemente lo sport femminile ed il fine era preciso: dare figli sani e robusti alla Patria.
La Orazi, come scrisse la Gazzetta dello Sport in un articolo di Giusepp Sabelli Fioretti, «ebbe l'idea di requisire un cavallo ed adattarlo alle funzioni di locomotiva. Fu così che i buoni capracottesi videro caracollare su e giù, stupefatti, il nobile destriero, trascinando nella sua scia la coraggiosa innovatrice e qualche ardimentoso allievo». Tuttavia lo skijöring ebbe vita breve a Capracotta, forse a causa della penuria di cavalli, che i capracottesi avevano ormai sostituito con i muli.
Dopo gli esperimenti avanguardistici dei primi anni '30 Capracotta tornò a battere nuove strade sciistiche soltanto mezzo secolo dopo, con due diverse discipline, minoritarie e poco conosciute, ma sicuramente affascinanti. La prima fu lo sleddog, ossia la corsa su slitte trainate da cani, perlopiù di razza alaskan husky. Nel febbraio 1983, infatti, sul pianoro di Prato Gentile si svolse una gara di questo sport che vide giungere una compagine direttamente dalla Calabria con tanto di sponsor (ovviamente di cibo per cani). Si narra pure che nei giorni precedenti aveva imperversato una tale bufera di neve che gli atleti calabresi furono costretti a "parcheggiare" i cani nel salone del ristorante "Santa Lucia". Immagino che il gestore di allora - un simpatico termolese soprannominato Bangladesh - non dovette gradire quegli ospiti inattesi.
L'ultimo esperimento sportivo sugli sci tentato a Capracotta fu quello dello sci d'erba, praticato nell'estate del 1987 al cosiddetto Prato di Conti, dove era stata installata persino una manovia di 200 metri per permettere agli sciatori - estivi ed invernali - di risalire in tutta comodità.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
F. Fabrizio, Sci d'erba. Capracotta, stazione invernale in funzione solo... d'estate, in «Il Mattino», Napoli, 7 aprile 1987;
A. Mauri, Sane, robuste, feconde. L'educazione sportiva delle giovani fasciste, in «Italies», 23, Marseille 2019;
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. II, Youcanprint, Tricase 2017;
G. Sabelli Fioretti, Farinosa, centimetri sessanta, Olimpia, Firenze 1942;
Una sportiva romana, in «Giornale delle Donne», Torino, 15 aprile 1931.