Si hanno notizie della famiglia di Ciò, di Capracotta, fin dai primi anni del 1600, epoca in cui la famiglia fu annoverata tra i maggiori locati della Dogana di Foggia, con Angelo di Ciò (alias Iarone) censito nel 1639, e Giuseppe censito nel 1690. Nel libro dei fuochi di Capracotta del 1641, sono censiti Santo di Ciò, del fu Antonio, e sua moglie Attilia Falcone.
L'ascendente più antico (relativamente alla famiglia di Sanza d'Alena) finora conosciuto è Giuseppe di Ciò, nato nella seconda metà del 1600 e deceduto prima del 1743, marito di Antonia Marracino di Vastogirardi. Giuseppe era tra i maggiori locati della Dogana di Foggia e, come dimostrano gli atti conservati nell'Archivio di Stato di Foggia, nel 1690, professò (cioè denunziò la proprietà) di 2.650 pecore. Nel 1691, nacque loro un maschio a cui dettero il nome di Alessandro. Costui continuò la redditizia attività legata alla pastorizia, a cui si era già dedicato il padre e sposò Costanza di Lorenzo (n. 1693 ca.) figlia di Francesco e Nunzia d'Onofrio. Ebbero quattro figli:
Angiola Rosa (n. 1719 ca.);
Giuseppe Nicola (n. 1725 ca.): possedeva a Capracotta alcuni terreni siti in contrada Spinete o Fonte del Cippo, contrada delle Fossata grandi o Fonte dello Staffaro, contrada Sotto al Monte e contrada della Piana Picciola. Sposò Carmina Antonia Falconi (figlia di Martire e Preziosa Ianiro) dalla quale ebbe tre figli, Alessandro, Diego e Anselmo. Il primo fu maestro di scuola, il secondo magistrato. Alessandro (1758-1838) sposò Geltrude Carnevale ed ebbe quttro figlie Anna Giuseppa, Angela, Maria Giuseppa e Maria Apollonia. Diego (+ 1843; fu procuratore della cappella di S. Maria di Loreto nel 1807), invece, sposò Vincenza Mosca, figlia del medico Felice, ed ebbero tre figli: Maria Illuminata che sposò Eustachio Falconi, fratello di mons. Giandomenico e dell'avvocato Stanislao Falconi; Giacomantonio e Giuseppe. Anselmo, uno dei personaggi più illustri di Capracotta, ricordato anche nell'opera dell'Albino Uomini illustri della provincia di Molise, nacque a Capracotta il 21 aprile del 1767. Ordinato sacerdote, si applicò allo studio della matematica e dopo essersi trasferito a Napoli, in epoca napoleonica, vi aprì una scuola privata che fu molto frequentata. Nel 1816 pubblicò in Napoli gli Elementi di matematica, opera in due volumi che gli procurò l'offerta da parte del chiarissimo professore Tommasini della cattedra di matematica presso l'università di Pavia, che però non poté accettare per motivi di salute. Morì a Napoli il 6 gennaio del 1835;
Anna Rosa (n. 1731 ca.);
Pasquale (n. 1737 ca.).
Giuseppe di Ciò, figlio di Diego e Vincenza Mosca, era medico, e posò in prime nozze Agelarosa Falconi (di Martire e Maria Giuseppa Campanelli). Ebbero ben dodici figli: Diego Sebastiano (n. 1814), Gaetano Maria (n. 1815, da cui discende il ramo trasferitosi a S. Pietro Avellana), Maria Clementina (n. 1817), Clorinda Rachele (n. 1819), Maria Vincenza (n. 1821), Maria Illuminata (n. 1825), Anselmo (n. 1827), Alessandro Diomede (n. 1828), Filippo Giacomo (n. 1830), Vincenza (n. 1832), Ersilia (n. 1834) e Tito. Alla morte della moglie, avvenuta nel 1837, si sposò in seconde nozze, nel 1846, con Maria Carugno, figlia del notaio Saverio e Teresa di Buccio, dalla quale ebbe un altro figlio: Giacomantonio (n. 1848).
Gaetano Maria di Ciò (n. 1815), sposò in prime nozze Mariangela Conti (di Antonio e Elisabetta di Rienzo), che morì prematuramente nel 1836. Ebbero un figlio, Francesco Paolo Achille (n. 1835). In seguito convolò a seconde nozze con Alessandrina Rotelli, da cui ebbe Lorenzo, che nacque a Forli del Sannio, paese della madre, nel 1845. Lorenzo rimase orfano di padre all'età di soli cinque anni, fu cresciuto dai nonni paterni a Capracotta, e da quelli materni a Forli del Sannio. Dopo la licenza liceale, si diplomò come maestro elementare, poi come segretario comunale ed infine come notaio. In qualità di segretario comunale giunse a S. Pietro Avellana nel 1872, dove sposò Filomena Perilli, dalla quale ebbe tre figli: Giovanna, che sposò Lorenzo dei baroni d'Alena, Diego medico, e Giuseppe magistrato. Proseguì la sua carriera a S. Pietro Avellana in qualità di notaio; morì il 13 ottobre del 1921. Fu anche vice pretore a Capracotta per diversi anni, e sindaco di S. Pietro Avellana negli anni 1892-1895 e 1899-1901. Appassionato ricercatore scrisse un libro su Giovanni Caldora ed uno sulla storia di S. Pietro Avellana (rimasto incompiuto). Tra i suoi scritti va ricordato anche quello riguardante la famiglia d'Alena intitolato Dei feudi e titoli della famiglia d'Alena, pubblicato in Castel di Sangro nel 1896 e dedicato al barone Domenicantonio d'Alena. Fu vicepretore a Capracotta e notaio.
Alfonso Di Sanza d'Alena
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