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Filomena


Filomena Carugno
Filomena Carugno (1910-1981).

Si incontrava Filomena al forno di Pasquale nel viavai delle donne che andavano a fare il pane, portavano le teglie a cuocere o con le pagnotte calde nelle ceste tornavano verso casa.

Quel tratto di strada in prossimità del piccolo cimitero di montagna era sempre un po' profumato di cose buone e talvolta imbiancato della farina caduta; nell'attesa che si sfornasse, Filomena che abitava lì accanto in una casa grande nella quale viveva sola, partecipava al lavoro collettivo; saliva per una scala che non odorava di vacche come tante altre che avevano le stalle sotto, aveva invece la ringhiera di ferro che portava in una cucina ampia dove con grande cordialità ella offriva qualcosa di dolce come una fetta di pan di spagna o dei confetti ricci rimasti di qualche zìta (cerimonia nuziale).

Ai bambini si rivolgeva premurosa ora serrando le labbra per farsi più attenta, ora aprendole ad un largo sorriso; il viso rotondo allora si illuminava nella cornice dei capelli neri che teneva stretti in un nodo.

Il suo corpo pieno vestiva panni più cittadini delle altre donne e mostrava una passata bellezza, ma tradiva come un'ansia, una irrequietezza che a volte la faceva inciampare nelle parole mentre sembrava sempre indaffarata.

La voce, nota a tutto il quartiere, risuonava tra le case ora chiamando l'una ora l'altra delle donne con le quali era in confidenza, con loro scambiava chiacchiere e faccende.


Flora Di Rienzo

 

Fonte: F. Di Rienzo, Piccolo florilegio, Capracotta 2011.

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