San Pietro Avellana, 12 ottobre.
Il giorno 7 corrente, il nostro concittadino Quintiliano Di Giacomo, recatosi a Capracotta, per testimoniare dinanzi a quella pretura, nel ritorno, colto da malore per la stanchezza del viaggio e la rigidezza della temperatura, lasciava miseramente la vita, in fondo ad un burrone senza ricevere alcun soccorso.
Egli era caduto dall'alto della mulattiera d'accesso a Capracotta, sul monte Capraro, a m. 1.421.
Ciò è avvenuto perché ancora non si è voluto l'aggregazione di questo Comune a Carovilli per non dispiacere al feudatario on. Nicola Falconi.
Ora il compagno on. Giacomo Ferri ha ripresentato il progetto per aggregare San Pietro a Carovilli, da cui dista soli 13 chilometri di ferrovia, e speriamo che, con l'approvazione di questa leggina cessi l'imperio del feudalismo su questo Comune.
Al procuratore del re d'Isernia poi domandiamo:
Perché si lasciò il cadavere del Di Giacomo in quell'aperta campagna fino alla sera del giorno appresso?
Perché il pretore non si recò sopraluogo in accesso?
Perché i signori rappresentanti la giustizia di classe non possono esporsi a pericoli, che sono riserbati al proletariato?
Augusto Salustri
Fonte: A. Salustri, In fondo ad un burrone, in «Avanti!», IX:3186, Roma, 14 ottobre 1905.