La fontana delle Carceri è lo spartiacque che trovate al crocevia di tre quartieri di Capracotta: la Terra Vecchia, San Rocco e San Giovanni. La fonte sembra sovrastare, per i suoi 1.400 metri di quota, gli ultimi due rioni che, con le strade costeggiate da abitazioni, danno vita a un percorso privilegiato per il vento e la neve che lì sembrano darsi appuntamento come due fidanzati nell'atto di promettersi eterno amore.
La fontana fu incassata nel muro di sostegno ai tempi della ricostruzione post-bellica, al di sotto della porta di entrata alle carceri mandamentali e ai piedi della monumentae Chiesa Madre, a cui si giunge attraverso una terna di scalinate.
Quella delle Carceri è la fonte che per circa mezzo secolo non solo ha soddisfatto alle richieste di acqua potabile dei tre menzionati quartieri ma ha anche rappresentato il contenitore di tutte le emozioni, le speranze, i dolori e le emozioni di chi le passava di fronte.
Essa ha ascoltato il baccano e le imprecazioni di chi, stringendo un bicchiere di vino in mano, aveva alzato il gomito presso la cantina sociale verso San Giovanni, come ha subìto il fragore dello sferragliamento degli attrezzi che si adoperavano nel laboratorio ferriero di Tore, lato San Rocco; ha confortato il desiderio di agognata libertà di chi era rinchiuso nelle prigioni, mentre ignari piccioni, coi loro versi gutturali, volando liberi di fronte alle inferriate rendevano ancor più greve la vita dei reclusi.
La fontana ha ascoltato lo strazio e il dolore di chi, al termine della scalinata, piangeva un proprio caro che era "andato avanti", il cui feretro veniva trasportato a spalla per l'ultimo viaggio; si è immedesimata anche nella gioia dei novelli sposi che si accingevano a salire quelle scale prima di unirsi per sempre.
Tutti questi sentimenti forti, queste emozioni vere, non vengono più percepite dalla fontana perché ormai tutto ogni cosa accade velocemente sul piazzale antistante la Chiesa Madre, dove rombano automobili potenti e carri funebri avveniristici.
Con una battuta si potrebbe riconsiderare la fontana delle Carceri attraverso la messa in opera di un tunnel che permetta di raggiungere la Chiesa di S. Giovanni o quella di S. Antonio con una panoramica aggrappata ai Ritagli. Lei, ormai dimenticata, pare voglia suggerirci, nel chiaroscuro della sera, che sebbene il tempo sia denaro, il passato non va dimenticato. Al massimo, lo si può accantonare per un momento...
Filippo Di Tella