Una delle tre "facce da bronzo" che nel tempo passato ha appagato gli uomini e gli animali tormentati e assetati, appartiene a questa fontana che, come le due di quella di San Giovanni, ha un'età risalente al 1890.
Il suo nome è lo stesso del quartiere di Capracotta più in quota, generalmente sferzato dai freddi venti di origine balcanica, dovuto alla presenza di una sovrastante croce del Calvario, eretta dell'eremita Gaetano Fiadino.
Durante la Via Crucis del Venerdì Santo quello è il luogo della tredicesima stazione della Passione di Gesù Cristo, ma spesso, per il freddo intenso e il forte vento o per la presenza di neve, non è stato possibile effettuare la relativa funzione religiosa.
In passato la zona circostante la fontana era invasa da un numero incalcolabile di animali di grande e piccola taglia che caratterizzavano la fiera dell'8 settembre, un mercato multilingue, visto che i dialetti dei paesi limitrofi erano fuori del comune per noi capracottesi!
Era quello il giorno in cui si acquistavano i maialini da ingrassare e macellare nel periodo invernale con l'augurio vanaglorioso da parte dei venditori:
– Che ti si possa spezzare la trave di casa che lo sorreggerà.
La risposta degli acquirenti stava in un sorriso di cortesia con malcelata seccatura, poiché pensavano che a Capracotta, in moltissime case, la trave in oggetto poteva flettersi ma mai spezzarsi.
A tal proposito mi torna in mente la particolare ed enigmatica considerazione di mio nonno che aveva il vezzo di informarmi che a Capracotta vi era sì la ferrovia ma che sicuramente non avrei mai udito il fischio del treno!
Filippo Di Tella