Agli inizi degli anni '90 del XIX secolo la fontana di Sant'Antonio stava adiacente all'ex Hotel Vittoria di Capracotta, alla fine del Corso, praticamente di fronte alla Chiesa di Sant'Antonio.
La silhouette di questa fontana, al pari di quella della Torre, era diversa da tutte le altre costruite nello stesso periodo: l'erogazione dell'acqua era finalizzata all'uso domestico mentre le altre fontane, decentrate, erano pensate tanto per l'uso domestico quanto per quello pastorale.
Potremmo dire che era una fontana signorile, d'élite, giacché aveva una forma a parallelepipedo con una sola vasca di contenimento poco profonda, dunque non adatta a soddisfare l'enorme richiesta d'acqua degli animali di stazza. Forse, però, sarebbe riuscita a soddisfare quelli di piccola taglia!
La Capracotta di allora era un crogiolo di professionisti, eruditi e benestanti che abitavano per la maggiore al centro del paese dove le strade erano lastricate, a differenza di quelle periferiche, perlopiù sterrate o al massimo selciate.
Questa condizione urbanistica metteva ancor più in risalto le differenze sociali esistenti fra chi abitava in centro e chi in periferia, solitamente persone con un basso tasso di scolarizzazione che si dedicavano al lavoro dei campi o all'allevamento, persone comunemente considerate povere.
A quel tempo la sola preoccupazione comune stava nell'assenza dei servizi igienici e della fognatura per cui, a causa delle avverse condizioni atmosferiche che a Capracotta duravano per buona parte dell'anno, si pensò di dotare le finestre dei buccìtte, piccole aperture che permettevano di infilare qualcosa di piccole dimensioni verso l'esterno dell'edificio.
Le scarse condizioni igieniche si avvertivano in maniera preponderante di notte quando, con l'imperversare della bufera di neve e coi freddi venti invernali, il bisogno di andare al bagno si faceva sentire più spesso tanto che l'eleganza e la raffinatezza dei nostrani gentlemen veniva meno.
Ed ecco che per svuotare il recipiente dal maleodorante contenuto si apriva re buccìtte e, senza tanti complimenti, con una furtiva rotazione di circa 180°, si concludeva l'ingrato compito spesso senza nemmeno guardare se di sotto passasse qualcuno!
In tali circostanze la finestra col buccìtte dimostrava di essere il vero livellatore sociale di Capracotta, perché nel suo utilizzo non faceva distinzione alcuni fra ricchi e poveri, tra donne e uomini, tra deboli e potenti, tra dotti e analfabeti!
Filippo Di Tella