Quella alle Guastre è la più importante fontana esistente sulla mulattiera che collega i due maggiori paesi dell'Alto Molise: Capracotta e Agnone.
Considerando l'utilità delle attuali stazioni di servizio autostradali, negli anni passati questa fonte poteva a buon motivo definirsi il MuloGrill, dove le "vetture" transitanti facevano il pieno di acqua, tiravano il fiato e davano l'opportunità agli autisti di scambiare quattro chiacchiere e, magari, qualche bicchiere di vino coi residenti degli innumerevoli casolari della lussureggiante e chiassosa contrada Guastra.
In quelle zone nessuno si sentiva solo perché c'erano molti insediamenti abitativi con una numerosa presenza di dimoranti, grandi e piccoli, che con i loro gioiosi schiamazzi facevano concorrenza ai versi dei tanti animali da cortile e degli uccelli circostanti.
L'arrivo delle vetture era anticipato dal suono degli zoccoli che sferragliavano sulla mulattiera lastricata di pietra e veniva considerato di buona speranza per il semplice fatto che nell'aria si avvertiva quel senso di esistenza e di appartenenza, certo non di solitudine come oggi, quel sentimento che ti fa vivere in maniera malinconica e deprimente in zone dimenticate da Dio.
Era presso la Fonte alle Guastre - come pure le altre due della stessa contrada, la Fonte la Lama e la Fonte Cupello - che sbocciavano i primi innocenti amori, dove, con la scusa di dissetare gli animali da soma e da pascolo, si incrociavano sguardi al suono delle campane d'Agnone che scandivano il mezzogiorno.
Di certo non ci si sedeva come oggi per godersi l'aperitivo, al massimo scoccava un bacio fugace e, poi, nemmeno quello visto che era più conveniente, per conservare il buon nome della famiglia, evitare che circolassero voci. Il senso dell'onore familiare era così sentito che spesso all'appuntamento si presentava anche la mamma della ragazza, confermando il celebre adagio di Carosone: "Io, mammeta e tu!".
Il territorio circostante la fontana è quasi del tutto pianeggiante con un clima mite visto che la quota oscilla intorno ai 1.050 metri s.l.m. ed è protetta dai freddi venti del nord.
Negli anni '30, per un biennio, avemmo l'opportunità di mettere a regime una piantagione di caffè, in seguito sradicata perché quei terreni dovevano servire a sfamare le tante bocche vive o in arrivo e non per soddisfare il sofisticato palato di mio nonno Domenico. Il caffè, del resto, non era necessario visto che poteva essere sostituito dall'orzo tostato o dalla cicoria.
A cavallo degli anni '50-'60, in una zona sovrastante la fonte, fu piantato persino un produttivo pescheto, mentre a valle una vigna da cui si otteneva un vino asprigno, ideale per abbassare il tasso di trigliceridi e colesterolo nel sangue!
L'unico rammarico è che purtroppo a Capracotta non sono mai fiorite e sbocciate le precòche, come risulta pure da questo esilarante sketch teatrale...
Filippo Di Tella