Monte Capraro e Monte Civetta sono detentori di tre fonti che han fatto la storia di Capracotta nel bene e male. La Fonte Civetta, coi suoi 1.480 m.s.l.m. è la più alta di tutte quelle presenti sul territorio occidentale di Capracotta, mentre la Fonte di Sotto il Monte è l'unica a trovarsi sulla strada carrabile e testimonia, con la presenza della omonima lapide nelle vicinanze, il sacrificio dei fratelli Fiadino.
È posizionata questa in un luogo dove la luce solare è soltanto fittizia e la cui superficie è perennemente incrostata per effetto dell'umidità; per tanti anni ha svolto comunque la sua funzione, dissetando soprattutto gli automobilisti di passaggio.
Ai piccoli mandriani che abbeveravano gli animali e li conducevano al pascolo la fonte incuteva apprensione per la presenza, in sua prossimità, degli alberi ai quali erano stati legati e fucilati Rodolfo e Gasperino, la cui triste vicenda si legava ai racconti dei nonni, infarciti di spiriti maligni, papone e streghe.
La terza fonte di Monte Capraro è quella dello Iaccio della Vorraine, che prevede anche un grande tholos - oggi ristrutturato - e un massiccio recinto in pietra a secco, che negli anni addietro consentiva di proteggere le mucche dagli attacchi notturni dei lupi. Anche la presenza dei sorveglianti che pernottavano all'interno del riparo, per noi novellini, fu motivo di un'inquietudine nascosta.
Quel pilone mi porta a ricordare le mucche di Oslavio ed Ezio Di Nucci, casari dal 1660, che pascolavano generalmente in quelle zone, e alla loro latteria, inizialmente ubicata al di sopra di quella odierna dei Pallotta, a cui quasi tutti gli allevatori, compresa la mia famiglia, portavano ogni giorno il latte appena munto.
Oslavio Di Nucci era per me una figura carismatica, in quanto mi rendeva estasiato e m'incantava per il fatto che riuscisse a "misurare la febbre" delle vacche con un grande "termometro" inserito all'interno dei contenitori di latte appena consegnati e depositati, senza peraltro vedere fisicamente le mucche.
Ho assistito a molteplici discussioni allorché quel "termometro" veniva estratto dal bianco liquido, non prima di aver rilevato il valore numerico - in rosso a caratteri cubitali - ed io, nella mia ingenuità, pensavo che i proprietari non fossero stati accorti nel curare le vacche dalla febbre.
Solo dopo tanti anni ho capito che quel "termometro" era un densimetro e serviva per rilevare la presenza di acqua, che a volte veniva aggiunta fraudolentemente al latte per sbarcare il lunario: i tempi di allora erano molto magri...
Ancor di più rimanevo affascinato dal fatto che i fratelli Di Nucci avessero un guardiano, Pasquale Di Nucci (Curdìsche), che suonava ininterrottamente la fisarmonica, al fine di aiutare le vacche, grazie alla musica, a produrre «il miglior latte di Capracotta», diceva lui, e per giunta era accompagnato da un cane di nome Ciak, dal carattere tutt'altro che socievole.
Ciak era un cane che partiva a razzo verso chiunque provasse ad avvicinarsi alla mandria, abbaiando coi denti aguzzi in bella mostra. Altre volte si avventava con intenti minacciosi verso di noi, innocui mocciosi che, con i capelli al vento, cercavamo di distanziarlo per evitare spiacevoli conseguenze e che, quasi fossimo in una scena da cinema, invece del consueto "ciak si gira" potevamo esclamare, correndo a gambe levate: «Ciak si corre!».
Filippo Di Tella