La sorgente dell'Acqua Nera è situata al confine meridionale della piana di Monteforte a 1.185 metri di altitudine, a pochi passi dall'agro di Vastogirardi: è tuttavia infatti il nostro Comune a gestirla, prova ne sia il piano d'ambito unico della Regione Molise contenuto nell'accertamento dello stato degli impianti di acquedotto e fognature realizzato nel settembre 2004 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il Comune di Vastogirardi, d'altronde, capta l'Acqua Nera 10 metri più a meridione.
In quel documento è scritto che l'Acqua Nera ha una portata massima derivabile stimata di 1 metro cubo ed un volume medio annuo derivabile stimabile in 3.000 metri cubi. Questi dati, di per sé non entusiasmanti, sono quelli più recenti ma nei primi anni '50 il prof. Roberto Almagià aveva riscontrato una portata di 5-8 l/s nei mesi di marzo e di ottobre.
L'eccezionalità di questa sorgente - se così vogliamo dire - sta infatti nella sua posizione geografica: è vero che «il Trigno, poco a valle di Vastogirardi, accoglie il fosso dell'Acquanera, alimentato perennemente da una sorgente omonima» ma è altresì necessario ribadire che questa, già nel 1812, apparteneva al demanio di Capracotta, a seguito della riformulazione voluta dall'intendente Biase Zurlo ai fini dell'eversione feudale. Le risorse idriche naturali, insomma, hanno spesso rappresentato la linea di demarcazione tra territori diversi, dando il più delle volte adito a liti e recriminazioni.
Il nome stesso dell'Acqua Nera, poi, al pari dell'Acqua Solfa, dell'Acqua Lucina e dell'Acqua di San Giovanni, rimanda ad una sorgente tout court, priva di manufatti in pietra o di opere di irregimentazione. Tuttavia nel corso del tempo questa sorgiva è stata dotata, alcuni metri più a sud, di un lungo pilone in cemento a tre vasche, oggi totalmente in stato di abbandono. La colorazione "nera" potrebbe invece essere legata al fatto che l'acqua fosse ricca di sedimenti, oggi non più riscontrabili, perlomeno in misura tale da caratterizzarne l'attuale tinta.
Appare ancora più probabile un'altra ipotesi. Gli allevatori e i contadini della zona sanno bene che il fieno ed il grano prodotti in contrada Acqua Nera sono i migliori di Capracotta, tant'è che nella turnazione annuale chi ottiene le particelle dell'Acqua Nera fa i salti di gioia. Non a caso i capracottesi dicono «Tèrra néra buóne gràne ména», proprio per intendere che i terreni di colore scuro sono quelli più fertili.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
R. Almagià, Memorie di geografia antropica, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma 1951;
F. Di Tella, L'oro blu di Capracotta. 100 miniere attive ed esaurite, Capracotta 2021;
F. Mendozzi, In costanza del suo legittimo matrimonio. Sociologia del popolo capracottese desunta dai registri di stato civile napoleonico (1809-1815), Youcanprint, Lecce 2021;
Min. delle Infrastrutture e dei Trasporti, Accertamento dello stato delle opere, degli impianti di acquedotto e fognature nel Mezzogiorno, Sogesid, Roma 2004;
E. Perrone (a cura di), Carta idrografica d'Italia. Corsi d'acqua dell'Appennino meridionale e dell'Antiappennino adriatico a sud del Sele e del Sangro, Bertero, Roma 1906.