Nel 1943 la 1ª Compagnia Commando Indipendente effettua un pattugliamento nel territorio di Ateleta. La sua missione diventerà un lavoro quando i polacchi si scontreranno per la prima volta coi tedeschi sull'Appennino. Durante lo scontro a fuoco, il tiratore scelto Franciszek Rogucki viene ferito. Per 4 ore i commando portano il ferito a dorso di mulo alla base di Capracotta, ma purtroppo muore durante il trasporto. Nel diario di combattimento, il tenente Czyński scriverà: «Tutti i membri di questa pattuglia hanno fatto del loro meglio per portare fuori dal campo di guerra il collega ferito e per completare questo ordine».
Franciszek Rogucki proveniva da Pittsburgh, negli Stati Uniti. Non aveva mai visto la Polonia e aveva una scarsa padronanza della lingua madre. Il patriottismo gli fu instillato dalla madre, in nome dei doveri verso il «paese degli avi». Su impulso materno indossò un'uniforme polacca e si unì ai commando. Fu il primo polacco a morire in Italia durante la Seconda guerra mondiale. Venne decorato postumo dal generale Kazimierz Sosnkowski con la Croce d'argento dell'Ordine dei Virtuti Militari. Fu sepolto a Capracotta e il suo commando dipinse sulla tomba il segno dell'Operazione Combinata: un'ancora, un mitra e un albatro volante.
Il motto «Non lasciamo mai i nostri» è sopravvissuto fino ad oggi ed è uno dei principi cardine dei soldati delle odierne forze speciali.
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(trad. di Francesco Mendozzi)
Fonte: https://www.cisiiskuteczni.pl/, 9 giugno 2015.