L'insieme degli sport che prevedono l'utilizzo di attrezzi e indumenti particolari e specifici per determinate attività costituisce il tema della presente sezione, che risulta di conseguenza piuttosto eterogenea rispetto ai contenuti; su tutti, si è dato ampio spazio agli sport invernali e al mondo del ciclismo, e si è voluto raggruppare tali discipline così differenti fra loro sotto un'unica categoria che avesse come denominatore comune una morfologia peculiare degli strumenti. Questa particolare oggettistica, relativa agli sport più nuovi e non a quelli che affondino le radici a tempi più remoti, si qualifica evidentemente come una novità tematica nelle arti figurative (compresa naturalmente l'incisione di medaglie) e fa solitamente capo a discipline individuali e non di squadra. Non è infrequente che nelle varie medaglie a questi strumenti sportivi sia concesso da parte dell'incisore un ruolo di protagonista nel campo, al punto di omettere la presenza della figura umana.
Tutte le attività sportive invernali, non solo quella più antica dello sci, in epoca fascista videro la nascita di un considerevole numero di enti, ed è necessario sottolineare che su molte manifestazioni sportive legate alla montagna e allo sci vi fu la supervisione del C.A.I., il Club Alpino Italiano. Rivolte anche alle categorie di popolazione non necessariamente giovani, tali discipline non si distaccarono mai completamente dalla matrice militare che da sempre ne era alla base, ma più di tutte si ritagliarono lo spazio, nell'organigramma del Regime, di attività al contempo ricreative, dilettantistiche e di esplorazione.
Sono oltre venti le medaglie raccolte nel corpus che riguardino gli sport invernali, riguardanti soprattutto lo sci. Hanno per buona parte un'origine legata a manifestazioni che si svolsero in località alpine, spesso per eventi locali ma talvolta anche di natura nazionale e internazionale. La particolarità di questa sottosezione consiste nell'assenza di una modalità tipica con cui si mostri generalmente la figura dello sciatore: le pose e le composizioni si esplicitano in una pluralità di modi in cui è difficile individuare uno schema tradizionale. Tuttavia, quasi a contrasto di ciò, più di un conio fu reimpiegato per medaglie di altre manifestazioni invernali svoltesi nell'arco del Regime e anche successivamente. È ricorrente in questa sezione l'acronimo F.I.E., la Federazione Italiana Escursionismo, che appunto patrocinò molte manifestazioni sciistiche non agonistiche. In molti dei rovesci la legenda è decorata da tipi minori rappresentati per la loro simbolicità, e quasi sempre si tratta di strumenti di montagna quali ad esempio sci, bastoni, racchette da neve e accessori per l'escursionismo.
Come si è accennato, il conio del dritto della medaglia vista sopra è ripreso per quella riferita ai Campionati di Sci tenutisi a Capracotta, località dell'Appennino molisano tutt'ora una delle principali stazioni sciistiche della regione. Il metallo qui utilizzato è il bronzo, e colpisce che nonostante il palese reimpiego del conio questa seconda medaglia sia autoriale. Il Casolari attribuisce infatti questo pezzo a Giannino Castiglioni, uno dei nomi più noti della medaglistica italiana novecentesca.
Figlio di Giacomo Castiglioni, che per lungo tempo fu a capo dello Stabilimento Johnson e primo medaglista a introdurre la lavorazione "vermeil", Giannino compì gli studi all'Accademia di Brera dove si diplomò nel 1906. Proprio in quell'anno partecipò all'Esposizione Internazionale di Milano con una propria scultura ed alcune medaglie commemorative dell'Esposizione. Non cessò mai l'attività di coniatore, che vide il culmine intorno al 1930 ma si dedicò soprattutto alla scultura (spesso monumentale) e, in misura minore, alla pittura. Il reimpiego di un conio numismatico è una prassi che è spesso avvenuta nei secoli, e anche quest'epoca ne è investita; risulta senz'altro singolare che un autore affermato e all'apice della sua carriera di medaglista abbia utilizzato questo espediente, e si dovrebbe attribuire al Castiglioni solamente il rovescio di questo pezzo, che presenta una targa con legenda circondata da tipi decorativi, sui quali spicca un'aquila romana. È lecito ritenere che anche la medaglia del 1929 per le gare di Limone Piemonte sia opera, almeno per quanto riguarda il dritto, dello stesso Castiglioni.
Tra le medaglie a tema sportivo del Castiglioni sotto il Regime si segnala l'avanguardistica medaglia per i Giochi Universitari Fascisti di Bardonecchia del 1933, di tre anni successiva a quella per Capracotta.
Al dritto compare un gruppo di figure su uno sfondo neutro, ossia quattro atleti rivolti a sinistra che incarnano quattro delle discipline invernali più note: lo sci, il fondo, l'hockey e il pattinaggio.
Al rovescio invece un atleta è impegnato nel salto, rivolto a destra, sopra le sigle della manifestazione legata al mondo universitario. Un semplice confronto stilistico evidenzia come quella di Capracotta non sia in linea con questa medaglia: qui la simbolicità delle figure è dominante, e lo stile si caratterizza per una resa dei corpi semplice, in buona misura severo e primitivistico, che rimanda alla sua scultura di quegli anni. Compare la sigla dei Gruppi Universitari Fascisti (G.U.F.), sotto a una sigla C.I.E. di incerta interpretazione.
Il modo di rappresentare gli atleti non incontra il realismo del conio precedente, che riferisce alla pittura, mentre è lampante il legame di questa medaglia con l'anima di scultore del Castiglioni, una correlazione che coinvolge molti autori citati nel presente lavoro che si cimentano in entrambe le arti.
Francesco Gallo
Fonte: F. Gallo, L'immagine sportiva nella medaglistica sportiva, tesi di laurea, Università Ca' Foscari, Venezia 2017.