Erano i primi anni '70 e mi trovavo insieme ad alcuni coetanei nei pressi di via della Repubblica (già via del Mulino Nuovo), precisamente di fronte la casa di Michele "re Brecciajuòle" Beniamino, in quanto si era sparsa la voce che vi fosse un mulo col mal di denti e che quindi, di lì a poco, sarebbe giunto il veterinario per eseguire un'estrazione.
Dopo pochi minuti si presentò invece, sulla sua macchina, Luigi Carnevale, meglio conosciuto come Giggìno Cucaróne, nostro compare di famiglia. Dopo un rapido scambio di battute scherzose, giunse anche Vincenzo Carnevale, alias Cenzìtte Precuórie, e suo figlio Mario, con un mulo.
Il mulo era imbizzarrito, furibondo e, nonostante le taccaràte che riceveva, non si placava la sua furia. Si capì subito che il paziente aveva bisogno di ben altro. Soprattutto si comprese che il "famoso" veterinario altri non era che il compare Giggino, il quale diede subito disposizioni a Mario e a suo padre Vincenzo su come far aprire la bocca alla bestia.
Nel mentre, compare Giggino prese due bottiglioni di vino cotto da 2 litri e li fece bere al mulo. Dopo una ventina di minuti l'animale si calmò e le sue palpebre cominciarono a socchiudersi. Lo pseudo-veterinario si armò allora di scalpello e mazzola ed eseguì l'intervento di estrazione; successivamente lo medicò con la prèta turchìna (disinfettante sciolto in aceto).
Alla fine, ridestatosi dal torpore, il mulo si fece una bella risata.
Luciano Monaco