Durante gli anni bui della depressione degli anni '30, i lavoratori dell'Ohio presero parte a un movimento nazionale al fine di avere maggior voce sul posto di lavoro e nella società. Sebbene il movimento fosse incentrato su acciaio, automobili, gomma ed altre industrie di produzione di massa, coinvolse invero tutti i lavoratori, dagli impiegati al dettaglio agli insegnanti e bidelli. Dopo anni di rassegnazione ed apatia, la militanza della classe operaia aumentò vertiginosamente nel 1934, cosìcché l'Ohio conobbe più scioperi che in qualsiasi altro anno dopo l'ondata del 1919-20.
Nel 1935 i lavoratori ottennero il necessario riconoscimento governativo e legale con l'approvazione della legge Wagner, e un altrettanto importante sostegno istituzionale e finanziario con l'istituzione del Comitato per l'organizzazione industriale, mutato nel 1938 nel Congresso delle organizzazioni industriali (CIO). Questi due processi promossero l'immagine del presidente Franklin D. Roosevelt e del capo del CIO John L. Lewis come salvatori della classe operaia. Tuttavia, per quanto i leader nazionali e le politiche federali siano state importanti nell'avanzata del sindacalismo, vi furono centinaia di uomini e donne relativamente sconosciuti che giocarono un ruolo altrettanto fondamentale a livello di base.
In quasi tutti i centri di produzione dell'Ohio una manciata di individui servì da catalizzatore per l'impennata del movimento operaio locale negli anni '30. Iorwith Wilber Abel contribuì ad organizzare lo stabilimento di Canton della Timken Company per la United Steelworkers of America. Ray Ross portò la United Autoworkers nella International Harvester di Springfield, mentre John House guidò i lavoratori della gomma Goodyear in uno sciopero del 1936 che divenne la prima significativa vittoria del CIO. Alcuni di questi attivisti, come Abel che divenne presidente dei lavoratori siderurgici nel 1965, alla fine ottennero posizioni importanti nei sindacati nazionali che avevano contribuito a fondare. Ma molti non si adeguarono al movimento operaio che si era istituzionalizzato dopo la Seconda guerra mondiale. Alcuni scoprirono che le competenze necessarie per organizzare un sindacato non erano le stesse che servivano per guidarlo. Ad altri mancava la base adeguata per raggiungere posizioni di leadership poiché il potere gravitava sui rappresentanti dei sindacati locali e nazionali con più iscritti. Tali uomini e donne hanno trascorso la vita nelle trincee del movimento operaio, vedendo la storia dimenticarsi dei loro nomi.
Il mio saggio esplora la vita di uno di questi attivisti, Giorgio Di Nucci, sia per rivendicare l'importanza della sua figura sia per sottolineare alcune significative dinamiche nella storia del lavoro in Ohio.
Giorgio Di Nucci, il cui nome di battesimo era Galliano, nacque nella cittadina italiana di Capracotta il 14 febbraio 1902. Pochi mesi dopo la sua nascita, il padre Vincenzo lasciò la moglie Caterina e i due figli e, col denaro preso in prestito, salpò alla volta degli Stati Uniti in cerca di lavoro come sarto. Il padre di Giorgio ebbe difficoltà a stabilirsi in America ma dopo pochi mesi ottenne un lavoro in una sartoria di Baltimora. Tuttavia non guadagnava abbastanza per saldare i debiti e poter richiamare la famiglia.
La fortuna di Vincenzo Di Nucci cambiò nel 1904 quando William Hersch, proprietario della United Woolen Mill a Parkersburg (Virginia Occidentale), si mosse ad est per reclutare sarti italiani. Vincenzo fu un acquisto particolarmente prezioso per Hersch. Dopo l'apprendistato di cinque anni, l'anziano Di Nucci era ormai un sarto "completo" in grado di disegnare e assemblare da zero un abito maschile. La maggior parte dei lavoratori della United Woolen erano infatti sarti "parziali", che tagliavano e stiravano nel reparto all'ingrosso della fabbrica, dove giovani donne realizzavano la maggior parte del cucito. Oltre a ricevere una paga più alta grazie alla sua abilità, Vincenzo guadagnò soldi extra reclutando vecchi amici italiani alla United Woolen. Ciò gli permise di saldare tutti i debiti e di far venire la famiglia, che arrivò a Parkersburg all'inizio del 1906.
Una volta negli Stati Uniti, Giorgio visse un'infanzia plasmata dallo status del padre, operaio specializzato. La famiglia, la Chiesa cattolica, la comunità italiana locale, le scuole pubbliche e lo sport dominarono la sua giovinezza. A differenza di molti figli della classe operaia, Giorgio disse di non aver mai avuto bisogno di svolgere lavori saltuari da giovane. E diventare cittadino statunitense fu facile, in base alle leggi sulla naturalizzazione, visto che suo padre prese la cittadinanza nel 1918. Nel 1921 Giorgio si diplomò alla Parkersburg High School, non ricevendo onori accademici ma lettere di referenza per il calcio e il baseball.
Anche se la United Woolen offrì lavoro a tutti i figli di Vincenzo, Giorgio era determinato a «non voler lavorare mai in nessun impianto, fabbrica o altro, nossignore». In particolare non gli piaceva Hersch, che pensava si approfittasse di suo padre e degli altri 300 italiani che lavoravano per lui. Di conseguenza, poco dopo la laurea, Giorgio si recò ad Akron per entrare a far parte di una squadra di pugilato ma, dopo alcuni incontri, riconobbe che il combattimento a premi non era la sua vocazione. Per quasi un anno visse invece grazie a un'altra delle sue abilità, l'animatore in piscina. Alla fine Giorgio cedette alle pressioni della famiglia, tornando a Parkersburg e lavorando come tagliatore di tessuti. Nel 1925, quando un incendio distrusse la fabbrica, Hersch trasferì l'azienda a Columbus, con Giorgio e il resto della forza lavoro al seguito.
Nei primi anni a Columbus, Di Nucci risiedette coi genitori, lavorava alla United Woolen e viveva una vita priva di impegni o di qualsivoglia ideale. La situazione cambiò quando sposò Lena, anch'ella immigrata italiana, nell'ottobre del 1929, poche settimane prima del grande crollo del mercato azionario. Per sbarcare il lunario in tempi che si annunciavano duri, lei lavorava alla cartiera come segretaria mentre lui faceva gli straordinari come venditore part-time al negozio in centro della United Woolen.
Di Nucci cominciò anche ad interessarsi al sindacalismo. La United Woolen aveva da tempo riconosciuto gli United Garment Workers, non tanto perché Hersch avesse subito pressioni da parte dell'organizzazione, ma perché aveva ritenuto utile la garanzia sindacale per attirare nuovi affari. Di Nucci divenne automaticamente un membro del sindacato quando iniziò a lavorare allo stabilimento ma partecipò a pochissime riunioni fino al 1930. In breve tempo, tuttavia, divenne presidente del Local 245 perché, disse in seguito, «nessun altro voleva farlo». In realtà, Di Nucci apportò un valore aggiunto a quella posizione: uno col diploma di scuola superiore, quando molti membri del sindacato non lo avevano, poteva svolgere in modo più efficiente le funzioni amministrative richieste. Inoltre le sua abilità atletiche contavano molto nella cultura maschilista del movimento operaio. Dai suoi lavori di animatore e di venditore aveva imparato come trattare con le persone e come motivarle ad agire; l'esperienza con Hersch, invece, gli aveva procurato il giusto sentimento di antagonismo nei confronti delle fabbriche e dei loro padroni.
Propizia fu anche la tempistica dell'ingresso di Di Nucci nel mondo sindacale. Nella prosperità generale degli anni '20 vari strati della classe operaia di Columbus non se la passavano tanto bene. Il pregiudizio razziale limitiva significativamente la popolazione afroamericana ad occupazioni marginali. Anche il proibizionismo fece perdere il lavoro a molti impiegati dei birrifici e degli impianti di produzione di bottiglie in città. Inoltre, dopo il boom edilizio della prima parte del decennio, il settore delle costruzione ando giù, trascinando con sé i fornitori di vetri per finestre, di legname, di cemento, di laterizi e di prodotti correlati. In breve, già prima del crollo di Wall Street del 1929, un numero considerevole di lavoratori di Columbus era in seria difficoltà.
La seguente depressione non fece che intensificare la situazione. Se negli anni '20 il settore manifatturiero di Columbus contava circa 26.500 unità, nel 1935 il numero dei salariati in quel comparto era sceso a 17.516. «La nostra attuale emergenza – osservava l'"Ohio State Journal" – è maggiore di quella provocata da qualsiasi ciclone, incendio, alluvione od altra catastrofe improvvisa».
L'aumento della disoccupazione decimò il movimento operaio cittadino. Nel febbraio del 1931 la Federazione del lavoro di Columbus (CFL), una confederazione di sindacati locali, aumentò le quote pro capite, nominò speciali organizzatori per incrementare gli associati e creò un comitato speciale per abbattere le spese. Ma niente di tutto questo funzionò, costringendo due volte il presidente dell'organizzazione a chiedere le dimissioni, rifiutate perché nessuno era disposto a prenderne il posto.
Tale situazione diede vita a due sviluppi paralleli. Innanzitutto le posizioni di vertice ricaddero su uomini anziani, affermati e conservatori che cercarono semplicemente di salvaguardare la CFL dal periodo difficile. In secondo luogo l'apatia generale creò l'opportunità per i sindacalisti più giovani e progressisti di scalare posizioni in comitati ed uffici minori. Nel 1934 i progressisti acquisirono ulteriore forza in conseguenza dell'aumento dell'attività sindacale promossa dal National Industrial Recovery Act. Sebbene molti dei locals formatisi allora svanirono rapidamente dalla scena, singoli progressisti mantennero punti di appoggio nelle organizzazioni locali e all'interno della CFL stessa.
In qualità di presidente del Local 245 degli United Garment Workers, Giorgio Di Nucci emerse tra i progressisti. A partire dal 1931 prestò servizio anche come delegato alla CFL, che sembrava interessarlo più del suo stesso sindacato. Lavorando per la CFL nell'indifferenza generale, Di Nucci ne fu eletto segretario nel 1933.
Un altro progressista nonché alleato di Di Nucci fu Ted F. Silvey. Nato a Manchester (New Hampshire) nel 1904, Silvey aveva trascorso la prima infanzia a Zanesville, nell'Ohio. Quando il padre di Silvey morì in un incidente sul lavoro, il giovane Ted fece numerosi lavoretti dopo la scuola per aiutare la sua famiglia. La direzione della vita di Silvey imboccò una svolta quando sua madre divenne testimone di Geova e si trasferì con la famiglia a New York per lavorare per The Watchtower, dove Ted venne assunto come apprendista tipografo. All'inizio degli anni '30 si trasferì a Columbus, divenne membro attivo nell'Unione tipografica internazionale (ITU) e fu eletto delegato alla CFL.
Al cattolico animatore di piscina italiano e al tipografo testimone di Geova si unirono, nel portare avanti la causa progressista nell'Ohio centrale, circa 25 colleghi, perlopiù dal settore della stampa e dei sindacati vari, ma anche alcuni dal settore edile. Uno o due dei più radicali erano membri del partito comunista locale ma non ricoprivano cariche importanti.
Nel 1934 e gran parte del 1935 i progressisti erano solo un insieme di teste simili che condividevano il vago obiettivo di rafforzare il movimento operaio locale attraverso l'organizzazione dei lavoratori dell'industria. Evitarono le sfide aperte alla leadership consolidata della CFL ma lavorarono ai margini. Alla fine del 1934 i progressisti acquisirono il controllo del comitato per l'istruzione della CFL e lo utilizzarono per coinvolgere i sindacalisti di base in discussioni su specifici problemi del lavoro e questioni sociali ed economiche più ampie. Allo stesso modo convinsero la CFL a pubblicare il "Labor Tribune", con Silvey come editore e Di Nucci tra i tre membri del consiglio. Il "Labour Tribune" divenne rapidamente un importante forum di discussione su come organizzare i lavoratori e quali candidati politici sostenere. I progressisti ottennero anche il controllo del comitato organizzativo della CFL, che nel novembre 1934 presentò ai delegati della federazione una mozione che chiedeva «una politica organizzativa su come mettere l'intero personale di un'industria sotto un unico capo». Com'era successo a una mozione simile alla recente convenzione della Federazione americana del lavoro (AFL), i delegati della CFL la emendarono a tal punto da svuotarla di significato.
Per tutta la primavera e l'estate del 1935 i progressisti fecero pressioni sulla CFL affinché sostenesse pienamente l'impennata sindacale in atto della classe operaia. Il "Labour Tribune" del 16 agosto 1935 riportava di scioperi alla Columbus Packing Company, giunti alla ventiduesima settimana, alla Hercules Clothing Company, dove 800 lavoratori si opponevano a un taglio salariale del 20%, alla Works Progress Administration, per l'aumento delle retribuzioni dei lavoratori qualificati, e alla Hills Cab, dove un sindacalista era stato licenziato senza udienza in violazione del contratto nazionale.
Warren Van Tine
(trad. di Francesco Mendozzi)
Fonte: W. Van Tine, George DeNucci and the Rise of Mass-Production Unionism in Ohio, in W. Van Tine e M. Pierce (a cura di), Builders of Ohio: a Biographical History, The Ohio State University Press, Columbus 2003.