Secondo voi, se una giovane coppia che inizia la propria avventura di vita in comune avesse la possibilità di organizzare il proprio lavoro a distanza anche a prescindere dall'emergenza, evitando le file per entrare e uscire dalla città sei giorni su sette, preferirebbe prendere una casa spaziosa in un bel palazzetto d'epoca nel centro di Tagliacozzo, e qui far crescere i figli in un ambiente sicuro e salubre, o affitterebbe per un costo quasi doppio un bilocale nella periferia di Roma? Oggi il quesito si può porre; fino a poco tempo fa, invece, lo smart working era un tabù, o meglio un sinonimo di "fancazzismo". Il rischio - diciamoci la verità - in alcuni casi persiste, soprattutto in certe branche della pubblica amministrazione. Nell'era post-Covid, però, il rischio va corso e, soprattutto, esso si inserisce in un quadro decisamente più articolato.
Per affrontare il tema senza scivolare negli opposti eccessi, bisognerebbe evitare che lo smart working si trasformi in una nuova ideologia perdendo concretezza e rapporto con la realtà. Anche perché, tra il pendolarismo senza fine e il restare a casa a oltranza contro ogni razionalità, sono immaginabili vie di mezzo di mero buon senso. Come quella che potrebbe ben attagliarsi alle esigenze della giovane coppia sopra immaginata: avere la possibilità di lavorare da casa per una parte dei giorni e recarsi nella vicina città solo alcune volte a settimana. Ciò renderebbe molto attrattiva la residenza nei piccoli comuni, dove la qualità di vita è elevata e i costi sono inferiori alla media, aiutando così la lotta allo spopolamento.
Questa spinta, d'altra parte, sta nascendo spontanea da nord a sud. Ecco alcuni esempi, riferiti al pieno dell'emergenza Covid del 2020. L'architetto Stefano Boeri ha riferito al «Sole 24 Ore» di un progetto del Politecnico di Milano e del Touring Club che prevede la mappatura dei borghi della Val Trebbia siti a non più di 60 chilometri da un centro urbano o da un aeroporto, immaginando per piccoli agglomerati in stato di abbandono contratti di reciprocità con la vicina Milano. Il sindaco di Cerignale, comune di 121 anime in provincia di Piacenza, così riferisce la sua esperienza: «Il lockdown ha fatto capire l'importanza degli spazi, dei rapporti umani e dell'aria pura, ed è arrivato pure lo smart working. Insomma, gli elementi per il ripopolamento ci sono tutti, ma per metterli a frutto serve il lievito normativo». Gli fa eco il suo collega sindaco di Candela, comune dell'Appennino Dauno che percorrendo di notte l'autostrada Bari-Napoli sembra assumere in lontananza le sembianze di una farfalla fosforescente a un passo dal cielo. Nel lavorare alla mappatura delle case vuote e sfitte, egli racconta dell'esperimento di un "bonus di residenza" che in passato ha dato buoni risultati: «Vogliamo continuare in questo verso, perché abbiamo un territorio da raccontare». Mentre il sindaco di Capracotta, affascinante località della montagna molisana assai più ricca di storia che di abitanti, parla dei piccoli borghi alla prova dello smart working come di «laboratori viventi di tradizioni e di accoglienza». Per non parlare di Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell'Aquila: all'indagine di mercato promossa dal Comune per agevolare cittadini italiani e stranieri che intendano trasferirsi lì e avviare un'attività imprenditoriale, al momento di scrivere queste pagine avevano già risposto circa ventimila persone da tutto il mondo.
Si potrebbe continuare. Questi esempi tuttavia, se da un lato danno conto di una spinta spontanea dal basso verso la rinascita dei borghi, dall'altro segnalano ciò di cui ci sarebbe bisogno: un coordinamento e rafforzamento del processo attraverso norme che prevedano tra l'altro sgravi fiscali e vantaggi per le persone che decideranno di intraprendere questa strada, nonché finanziamenti aggiuntivi per i comuni delle zone interne che censiscano le abitazioni abbandonate e trovino il modo per cederle a prezzi vantaggiosi, o addirittura gratis, a chi dia garanzie di trasferirsi e magari di portare con sé la propria attività o parte di essa. Il tutto ponendo estrema attenzione a che un intervento legislativo si mantenga a un livello di "quadro", di "contesto", e non imbrigli con tentazioni dirigiste e ipertrofie burocratiche una tendenza i cui moventi restano la libertà e l'intraprendenza delle persone.
C'è però una premessa necessaria affinché il fenomeno non venga ucciso nella culla: questi territori devono essere collegati col mondo e, a tal fine, servono infrastrutture, anche immateriali. Oggi "la rete", in alcuni casi, può essere addirittura più importante di strade e autostrade.
Gaetano Quagliariello
Fonte: G. Quagliariello, Strada facendo. In cammino lungo i sentieri dell'Italia di mezzo, Rubbettino, Soveria Mannelli 2021.