Al Signore Giacomo Maria Paci Dottore nella facoltà fisico-matematica, Professore di scienze fisico-chimiche, Socio onorario della Società economica della Provincia di Molise.
Dopoché la demenza, questa malattia che mette l'uômo al di sotto dei bruti, un tempo abbandonata alla cura delle battiture e delle catene, ha richiamato l'attenzione de' Medici filosofi, ed ha meritato i riguardi de' Governi civilizzati, la sua guarigione è divenuta il soggetto delle ricerche di varii Dotti, i quali ai rimedii fisici congiungendo i morali, hanno cercato di giovare in ogni modo agli infelici affetti dall'alienazione mentale.
Ad onta però di tanti sforzi questa guarigione non è stata mai perfetta, in modo che è passata in proverbio presso del volgo, demens semper demens; e si esporrebbe al ridicolo chiunque pensasse il contrario.
Non potendosi intanto caratterizzare assolutamente per incurabile una infermità refrattaria ai rimedii impiegati, senza rinunciare al buon senso, ne segue, che non si dee disperare della guarigione completa de' mentecatti, per non potersi questa con facilità ottenere colle cure finora adoperate.
L'esperienza infatti è venuta in appoggio di questa consolante conseguenza. Essa ha provato che la malattia in discorso, la quale non si vince con i comuni metodi che con difficoltà, cede assolutamente all'ustione a ferro rovente praticata sul vertice della testa del paziente. I seguenti fatti mostrano ad evidenza la forza di questo rimedio, e l'importanza di un tal ritrovato.
Ventidue anni fu, mia moglie puerpera e poppante di quindeci giorni, per un grave disastro avvenuto in famiglia, soffrì la soppressione improvvisa de' lochii e del latte, e fra quarantott'ore cadde nella demenza, in cui restò stazionaria per tre mesi. Essendosi invano praticati i più accreditati ed opportuni rimedii, coll'accennata ustione, e col metodo dietetico, fra un mese dal giorno della stessa, ricuperò l'uso della ragione; né mai più ha palesato alcuna alterazione in esso.
Un'altra donna di Pizzoferrato, contadina, e demente furiosa, fu da me guarita collo stesso rimedio perfettamente, ed in un periodo più breve; né mai più è ricaduta nella stessa disgrazia.
Rosa di Lullo moglie di Michele d'Atria, contadina del Comune di Bonanotte due anni addietro fu guarita dalla demenza egualmente, e non ne ha mai più dato alcun segno.
Quattro miei concittadini del Comune di Villa S. Maria, mia patria in Abruzzo Citeriore, dei quali due celibi, e due ammogliati, cioè Domenico di Nozze del fu Giuseppe Nicola, Nicolangelo Fantini del fu Domenico, Nicolangelo d'Agostino del fu Innocenzo, e Pasquale Nardizzi del fu Carlantonio, furono da me liberati dalla malattia in quistione collo stesso mezzo.
Luca del Peschio soprannominato Luchitto uômo atletico e furente del Comune di Pietraferrazzana nel Distretto del Vasto, restò guarito nella maniera medesima.
Nello scorso Aprile operai un demente di Carunchio nomato Giuseppe Mosca; e fin da più giorni sono stato accertato dal mio pregiatissimo amico sig. D. Diego di Ciò da Capracotta della sua perfetta guarigione.
Il pregio del nuovo metodo curativo consiste meno nella perfetta, che nella breve guarigione, ottenendosi questa fra un mese circa dopo che si è praticata l'operazione.
Io ignoro se il calorico eccentrico sviluppato dal ferro rovente, qual reagente eguale e contrario all'azione morale del morbo lo raffreni, o arresti: se producendo sul fisico animale un'alterazione, e questa cagionando un'azione irritativa, richiami nel suo perimetro le interne ed esterne famiglie de' secernenti disordinati, ostrutti, o intorpiditi, per deporvi le particolari secrezioni affine di riparare la distruzione della parte usta, per cui gli assorbimenti, e le secrezioni nell'intera regione animale a grado a grado vadano a ripristinarsi. Ciò che è incontrastabile si è che il demente per qualunque causa idiopatica operata coll'ustione ricupera l'uso della ragione fra un mese o poco più dal giorno dell'operazione.
I particolari dell'operazione sono i seguenti: dopo d'avere assicurato il demente alla custodia di validi assistenti, e precauzionato principalmcnte la testa onde non sfugga all'atto operativo; premesso l'apparecchio a roventare il ferro chirurgico comunemente detto bottone, ed una piastra, rasi all'ampiezza di un dodici carlini i capelli sul vertice della testa ove corrisponde la sutura coronale, in questo luogo si applica prima il bottone, fortemente roventato, a perpendicolo con stabile contegno, e sino ad approfondirlo prossimamente al pericranio, che sarà manifestato dai segni, che il demente darà di percepire una sensazione positivamente dolorosa. Ciò eseguito si fa lo stesso colla piastra, che deve impegnare il rimanente dello spazio raso dai capelli, e pervenire allo stesso sito dell'ultima impressione del primo ferro, e formare un piano eguale fra di loro. Terminata questa operazione, sulla parte usta si applica il butiro loto, o assuorgia con degli sfilati, e così si prosegue mattina e sera sino alla perfetta cicatrizzazione, che avviene dopo un mese, o forse più. Di tempo in tempo si appresta un purgante salino, che è stato sempre per me il catartico Anglicano (solfato di magnesia), per rimuovere dalle intestina dei materiali, che stazionandovi possono, come cause irritative, simpaticamente fomentare, e sostenere il disordine del sistema animale; e per nudrimento non permettere legumi, né abuso di vegetabili di qualunque natura, e pochissimo vino temperato per quanto si crede analogo ed atto alla digestione.
Con questo semplice metodo senza mistero alcuno i miei dementi si sono perfettamente, e stabilmente guariti. Benché non siasi da me adoperato, che sui pochi soggetti che la posizione locale mi ha presentato, pure mi sembra talmente sicuro, che non esiterei a metterlo in pratica a pro degli infelici rinchiusi nei pubblici stabilimenti, se il saggio Governo mel permettesse.
Ciò non potendo per ora verificarsi, ho creduto opportuno di comunicare le mie osservazioni ad un soggetto, che ogni riguardo merita per qualità di spirito e di cuore che lo distinguono, aspettando dal tempo la sua applicazione pel bene dell'umanità sofferente. Spero che Ella, o Signore, curando meno i miei lumi, che l'impegno di rendermi utile, troverà degno di qualche considerazione il mio
esposto. E con questa lusinga, che con sensi di profondo rispetto passo a dirmi per sempre Div. Obbl. Servo, ed Amico vero.
Nicolangelo Sabatini
Fonte: N. Sabatini, Sulla guarigione perfetta della demenza, Manzi, Napoli 1828.