L'estate è tempo di riflessioni. Vale pure per il welfare aziendale che sta affrontando quella che abbiamo già definito come una "fase di transizione", alla costante ricerca di risposte puntuali alle questioni che l’emergenza sanitaria ha (ri)aperto.
È stato spiegato più volte che la pandemia ha stimolato una rinnovata esigenza di wellbeing da parte delle persone: non si tratta più solo di dare soddisfazione a limitate necessità, bensì di rispondere a richieste complesse, seppur legate agli aspetti più basici (in particolare il riferimento è al macrotema della salute).
Per qualche esperto è quindi arrivato il tramonto delle offerte di welfare concentrate esclusivamente nella fornitura di beni-servizi e si è aperta la stagione della consulenza per il welfare. D'altra parte, è qui che il mercato smette di essere ristretto e si apre in modo inesplorato offrendo innovative occasioni ai diversi soggetti coinvolti, non più costretti a confrontarsi, per esempio, esclusivamente sulle logiche di prezzo. Proprio perché il periodo estivo lo consente, mi sono proiettato a mia volta su qualche riflessione legata proprio alla logica del servizio e della consulenza.
Ho avuto la fortuna (e il piacere) di trascorrere una settimana sulle montagne del Molise, in un paese a circa 1.400 metri d'altitudine che qualche tempo fa Alberto Sordi, nel film "Il conte Max", definì con una battuta la "Cortina in miniatura". Per la verità Capracotta è oggi una rinomata località turistica, nota soprattutto per l'estesa pista di sci di fondo che ospita gare nazionali e internazionali. Il nome ne tradisce l'attività principale che, ovviamente, si è nettamente ridimensionata nel corso della storia del paese (le cui origini risalgono all'XI secolo): oggi di capre (e pecore) se ne vedono davvero poche e resistono solo per l'ostinata passione di qualche pastore e di rari giovani che proseguono la tradizione. In piena estate, senza le nevi perenni che consentono di sciare anche con il caldo, i monti della zona e la natura circostante sono ideali per passeggiare, fare trekking e andare in bicicletta.
E proprio nel 2021 il Comune, attraverso la Pro Loco, ha messo a disposizione dei turisti, a fronte di un economico contributo, un servizio di noleggio di mountain bike a pedalata assistita (quelle cioè che consentono davvero a tutti, neofiti compresi, di fare escursioni affrontando le salite più impegnative). Dopo aver apprezzato la straordinaria comodità di pedalare "aiutato" dalla tecnologia, mi sono interrogato su quali potenzialità potessero generarsi se al noleggio delle biciclette si affiancassero altri servizi offerti ad hoc alla clientela (ovviamente a pagamento e che gli esperti definirebbero "a valore aggiunto").
Qualche idea balenata sotto il cielo terso che solo l'alta montagna può offrire: cestino di prodotti tipici per la merenda al sacco; escursioni di gruppo con guida locale che attraverso uno storytelling adeguato possa intrattenere i biker con aneddoti del luogo e preziose informazioni turistiche; suggerimento degli itinerari più suggestivi con possibili agevolazioni economiche nelle località d'arrivo (per esempio menù dedicati nei rifugi, ecc). Ammetto che la logica del servizio, come si dice, mi abbia preso la mano e ho preferito rindossare in fretta i panni del narratore in vacanza.
Non sfugge che ormai in ogni mercato i prodotti in sé siano sempre più considerati al pari di una commodity e a fare la differenza sia proprio il servizio. Vale certamente anche per il welfare aziendale, chiamato oggi più che mai a fare in modo che le persone si sentano davvero bene.
Come ha di recente spiegato uno dei massimi esperti della materia intervenendo all?evento "Wellfeel, benessere organizzativo e welfare aziendale", promosso dalla casa editrice Este e di cui Tuttowelfare.info è stato media partner, per essere efficace, il welfare deve essere aderente ai bisogni delle persone, ma deve anche essere accogliente e facilmente utilizzabile da tutti.
Tuttavia, è noto che la legge di Stabilità del 2016 che ha dato nuovo slancio al welfare ha indotto soprattutto le aziende più piccole ad applicare i vantaggi normativi in particolare per integrare la retribuzione in modo defiscalizzato oppure ad affidarsi a soluzioni più comode (se non "preconfezionate"). È certamente più "facile" erogare un buono pasto, piuttosto che fornire un intero servizio agevolato alle persone in grado di rispondere alle loro (reali) esigenze.
Ecco perché siamo probabilmente di fronte all'alba di una nuova era del mercato del welfare, in cui la consulenza sarà imprescindibile.
Non si dimentichi poi un ulteriore dettaglio. A distanza di cinque anni dalla legge di Bilancio che ha rivoluzionato il settore, è noto che sono stati numerosi i casi in cui player e aziende abbiano interpretato con creatività - ma possiamo anche dire con opportunismo - i vantaggi normativi previsti dal Legislatore che, al contrario, si era immaginato un aiuto concreto delle aziende in particolare sui temi della sanità, della previdenza e dell'istruzione. La stessa consulenza può allora promuovere forme di welfare che abbiano realmente quella rilevanza sociale tanto auspicata, così che gli sgravi fiscali possano avere un senso per la collettività e non esclusivamente per il singolo. Non vuol dire che debbano per forza sparire dal paniere del welfare i beni-servizi di rapida fruizione, ma è chiaro che per prima cosa serve riorientare il welfare nella direzione di cui tutti hanno bisogno.
Si parla in questo senso di "welfare sostenibile", ma c'è ancora confusione in merito a questa espressione.
Farsi affiancare da chi - come numerosi player di welfare stanno già facendo - è in grado di declinarlo nelle diverse organizzazioni è un'occasione per l’intera società.
Dario Colombo
Fonte: D. Colombo, Hai voluto il welfare sostenibile? Adesso pedala, in «Touchpoint», 7, Milano, agosto-settembre 2021.