
Sotto il pallido silenzio della luna
le creste dei monti pennellate di scuro
contrastano con il cielo di cobalto
donde le separa flebile orizzonte:
limite incerto fra finito ed infinito.
Sorge da esso un cigno maestoso,
larghe ali spiegate di fosco colore,
che avanza deciso nella notte,
carro luminoso trainando
splendente di ori e di argenti:
ben eretta sulle gambe,
sovrasta Minerva regina della guerra;
racchiusa in elmo e corazza,
sprona alla battaglia finale
fra armi micidiali di morte
che illuminano a giorno
il cielo di Gaza,
portando dovunque
distruzione e rovina.
Fra macerie fumanti e corpi senza vita,
soltanto un bambino solitario
volge lo sguardo implorante alla dea
e ne trafigge il cuore
con il pianto innocente.
Il cigno allora libero dal peso
vola a larghe ali,
in bianco candore trasformate,
verso le lacrime che chiedono aiuto
e le avvolge in abbraccio di pietà;
né si cura che le zampe
affondino nel fiume di sangue
che corre lungo le strade
e le tinga di rosso vermiglio.
Vola il cigno bianco,
in grembo quella creatura,
verso Gerusalemme la nemica
e si lascia cadere dal becco
ramoscello d'olivo,
per lui l'ultimo canto,
che cade dolce nel cielo silenzioso
e si adagia sui tetti
di quella santa città:
preghiera di pace...
di tanta pace e di speranza!
Ugo D'Onofrio