Quale segretario scientifico dei convegni che ormai da molti anni siamo orgogliosi di organizzare qui a Capracotta, vi illustro la scelta dell'argomento di questo incontro, che è sempre un atto di responsabilità condiviso con il sindaco, dottor Candido Paglione, e con gli altri due componenti della segreteria scientifica, il dottor Loreto Paglione ed il dottor Nicola lacovone, al quale rivolgo un affettuoso ringraziamento per tutta la passione con la quale partecipa a queste iniziative medico-scientifiche. Tramite la sua professionalità siamo riusciti anche oggi a contare sulle presenze di stimati relatori che qualificano il nostro convegno e gratificano la cittadinanza tutta.
Oggi esamineremo l'integrazione nello sportivo evidenziando i limiti ed i rischi medici, ma proporremo anche la necessità di un riferimento morale che tale pratica pone, necessariamente, in discussione.
L'argomento è di scottante attualità, tanto da sembrare essere stato dettato da una questione del giorno e quindi legato ad una moda del momento. In effetti non è così, perché noi ritorniamo su questa problematica dopo averla affrontata già nel 1994 quando, quattro anni "ante Zeman", il professor Carlo Tranquilli, che anche oggi siamo onorati di avere come relatore, trattava il problema dell'integrazione nel suo intervento dal titolo: "Proenergetici e doping: quali i limiti ed i rischi".
Fin da allora dunque si era ravvisata la necessità di affrontare la discussione sull'argomento per chiarirne il più possibile gli aspetti scientifici e normativi.
Le vicende di oggi, legate alla dichiarazione dell'agosto di quest'anno di mister Zeman con le quali anche il mondo del popolarissimo calcio è stato investito dalla bufera del doping terremotando le più alte istituzioni organizzative dello sport italiano, certamente devono farci riflettere con rafforzato rigore.
L'argomento, divenuto quindi scottante e sensazionalistico, ha polarizzato l'interesse di tutti i mezzi di comunicazione di massa. La relativa rassegna stampa ha raggiunto le dimensioni di una vera e propria enciclopedia sul tema. Tra le tante dichiarazioni, interviste, relazioni di medici, sociologi, psicologi, editorialisti, mi ha colpito una dichiarazione semplice, ma eloquente nella sua efficacia, del cardinale Salvatore Pappalardo. All'intervistatore che gli chiedeva quando un atleta è grande, ha risposto: «Quando le sue capacità sportive si armonizzano con una ricca umanità e lealtà».
La necessità di organizzare il convegno odierno è quella di fornire dei riferimenti scientifici per non essere travolti dalla tempesta di notizie, rivelazioni, affermazioni, smentite che quotidianamente i mass-media propongono. La questione si allarga a dismisura, ponendo interrogativi pressanti e addirittura sconvolgenti se si pensa alle indagini giudiziarie del procuratore Guariniello.
Le relazioni dei nostri ospiti daranno chiarimenti e risposte sull'argomento degli integratori dal punto di vista scientifico, ma anche normativo e psicologico.
L'aspetto che la mia relazione introduttiva tende a sottolineare è soprattutto quello di una morale nello sport.
La definizione di una normativa strettamente medico-scientifica, investe la generalità degli atleti, dei tecnici, delle società, delle federazioni; ma il singolo atleta dovrà avere come riferimento inderogabile la propria coscienza di sportivo onesto, moralmente inattaccabile da tutte le lusinghe di una farmacologia che potrebbe diventare preponderante nella preparazione e nella pratica dell'attività agonistica.
Il risultato sportivo deve essere la sintesi di una preparazione atletica e tecnica seria, fondata sul lavoro quotidiano e che sia anche la palestra dove l'atleta possa forgiare il proprio carattere che gli servirà in ogni altra evenienza della vita sociale.
Chi vi parla è da più di venti anni il collaboratore medico dello Sci Club Capracotta, che da sempre pratica nello sci di fondo una consistente attività agonistica. Quindi si trova ad essere il responsabile della salute sportiva degli atleti, ma anche il responsabile di una condotta medico-sportiva inappuntabile per problemi attinenti a consigli e a prescrizioni di integratori.
Ai nostri ragazzi della squadra agonistica che ben sanno quanto è faticosa la giornaliera attività di preparazione e che poi vengono confusi da questa miriade di notizie su sostanze che possono essere somministrate durante l'allenamento e durante la gara, a questi ragazzi bisognerà dare delle risposte precise sul piano scientifico e sul piano etico, tali che non abbiano mai l'illusione che da altre vie, che non siano solo quelle del superamento dei propri limiti con le proprie forze, vengano risultati importanti.
Da questo convegno venga un monito a quei medici che anche se non sono i promotori di iniziative di integrazione non consentita, difficilmente vi si oppongono.
Pertanto non è solo con una attenta prevenzione e la punizione di chi ha violato le norme della Commissione medica del Comitato Olimpico Internazionale che si potrà limitare il fenomeno doping, ma con una maggiore cultura dell'informazione nella classe medica, fra gli sportivi ed il pubblico.
Mi sembra giusto concludere questa mia relazione con una frase tratta da quella inesauribile fonte che è stata la rassegna stampa: «Il record più bello? Quello della vita».
Dedico questa relazione alla squadra agonistica dello sci di fondo dello Sci Club Capracotta.
Michele Notario
Fonte: M. Notario, Integrazione nello sportivo: quali i limiti ed i rischi? L'urgenza di un riferimento morale, in «Aesernia Medica», VI:1, Isernia, gennaio-marzo 1999.