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«Io porto affetto ad un nipote»


Senatore Nicola Falconi
Fascicolo personale del senatore Nicola Falconi (1834-1916).

A dispetto dello stereotipo italiota, il mio professore di Politica economica, durante una lezione sulle curve di Phillips, ci confidò che lui era uno che "raccomandava", poiché era convinto che le raccomandazioni rappresentassero un buon modo per far emergere le persone valide. È chiaro che egli, in qualità di docente universitario, era in grado di discernere uno studente diligente da uno mediocre e che, nella sua idea commendatizia, non rientrava alcun interesse o tornaconto personale. L'abitudine di raccomandare chicchessia è sempre esistita e, se ben utilizzata, è davvero il modo migliore e più veloce per riconoscere e mettere in pratica il talento di chi è meritevole, senza aspettare che questo emerga da sé tra mille ostacoli.

Faccio questa premessa perché oggi Vi parlo di come Stanislao Falconi (1794-1880), avvocato generale dello Stato presso la Corte suprema di Napoli, raccomandò nel 1871 suo nipote Nicola Falconi, allora procuratore del re presso il tribunale di Chieti. Il seguente studio è tratto dal fascicolo personale di Ortensio Nicola Falconi (cfr. Ministero di Grazia e Giustizia, Magistrati, b. 276, fasc. 43.832), dove si legge la lettera che il 14 aprile 1871 don Stanislao scrive al ministro della Giustizia Giovanni De Falco:

Eccellentissimo Sig. Ministro, Le ho fatto parlare dal mio buon amico commendatore Vacca perché comunque mi sia nota la di Lei bell'anima pure non so se un ministro gradir sappia le preghiere di antico amico [...]. Io porto affetto ad un nipote che io stesso ho educato per la magistratura e mi duole sentirlo tra inesplicabili angustie, pronto ad abbandonare una residenza che seppe preferire alla bella residenza di Trani. Gravi motivi lo debbono muovere. Debbono essere motivi di onore e di decoro che Egli custodisce gelosamente. Ed io che lo amo come figlio vorrei salvarlo dalle ambagi da cui è oppresso. Il Sig. Ministro mi farebbe cosa gratissima dove per qualsivoglia modo sappia allontanarlo immediatamente da Chieti - aumenterebbe così la stima e la gratitudine che gli professo. L'obbligatissimo sempre commendatore Falcone.

La risposta del ministro è del 21 maggio 1871 da Firenze, allora sede di governo:

Onorevole Signor Commendatore, quando mi pervenne la sua gradita lettera, la Presidenza del Tribunale di Campobasso era stata già provveduta […], onde mi riuscì impossibile di nominarvi suo nipote Nicola Falcone attualmente Procuratore del Re in Chieti. Nondimeno penetrato dei motivi che Ella mi adduce e pei quali sembra opportuno ch'egli esca al più presto da quella residenza, ho studiata un'altra combinazione, che mentre raggiunge cotesto scopo, migliora anche la condizione di carriera del menzionato suo nipote.

Sulla base di quanto aveva escogitato il ministro, Nicola Falconi venne trasferito il 1° giugno a Catanzaro, il che gli spalancò le porte a una brillante carriera. Nel 1876 il Nostro venne infatti eletto per la prima volta deputato, «proposto da molti dei suoi parenti e amici di Capracotta, suo luogo di nascita, e da altre località del collegio elettore»; dal 1890 fu nominato alla Suprema Corte di Cassazione e nel maggio 1899 Falconi fu chiamato come sottosegretario di Stato al ministero della Giustizia.

Quando il 28 dicembre 1916 il senatore Nicola Falconi chiuse per sempre gli occhi, i suoi colleghi gli tributarono una commossa e applaudita commemorazione. Giuseppe Manfredi, presidente del Senato, disse che egli «portò lume alle discussioni di argomento giuridico e d'ordinamento giudiziario». Il sen. Adeodato Bonasi aggiunse che «con Nicola Falconi è scomparsa una di quelle rare modeste figure di schietto galantuomo, che, ancora più che nella memoria, rimangono incancellabilmente impresse nel cuore di quanti ebbero la ventura di incontrarlo su la loro via». Guglielmo Ugo Petrella, a nome di tutti i senatori della Provincia di Campobasso, concluse dicendo che:

La prova della gratitudine, che tutti hanno sentito, per Nicola Falconi, prova irrefragabile, sincera, spontanea l'ha data tutta la cittadinanza quando le spoglie mortali di lui furono condotte alla tomba di famiglia in Capracotta. E non poteva essere diversamente. Non v'era un diritto da difendere, non un interesse legittimo da caldeggiare, non un atto d'umanità da chieder, non un favore da legittimamente impetrare, che non trovasse nel Falconi il difensore sollecito, disinteressato, attivo. E di questa sua attività abbiamo avuto prova fino alla vigilia della sua morte, e nell'alterna vicenda della sua ultima malattia, che egli non ebbe che un dolore e un desiderio, il dolore di non poter più spendere la sua attività in pro dei suoi concittadini, e il desiderio che sempre ogni di più grandeggiava in lui, di veder annunziata la vittoria completa, finale delle nostre armi gloriose. E forse in quest'ultimo raggio di pensiero, che illumina la mente quando dalla vita si passa alla morte, ebbe la radiosa visione che gli fece pregustare la nostra vittoria finale. Così egli chiuse serenamente gli occhi alla luce. Vada alla sua memoria il nostro saluto estremo. Alle proposte che ha fatto l'illustre Vicepresidente senatore Bonasi, io aggiungo anche quella di mandare le condoglianze del Senato al deputato Mosca Tommaso, che è stato il prediletto di Nicola Falconi.

A quanto pare la raccomandazione che Stanislao Falconi, nel lontano 1871, fece in favore di Nicola Falconi, è stata sicuramente una scelta oculata, seppur dettata dall'affetto familiare. Un giorno non troppo lontano spero di poter inaugurare un'Accademia di Studi falconiani, nella quale approfondire e promuovere le figure e le attività di questa grande famiglia capracottese, con uno sguardo rivolto al futuro del nostro Paese.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • N. Acocella, Fondamenti di politica economica, Carocci, Roma 2011;

  • N. Falconi, Per la elezione politica del II° Collegio di Campobasso, Stamp. del Fibreno, Napoli 1886;

  • Á. von Klimó, Tra Stato e società. Le élites amministrative in Italia e Prussia (1860-1918), a cura di M. Tosti-Croce, Ministero per i Beni e le Attività culturali - Direzione generale per gli Archivi, Roma 2002;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, Roma, 6 marzo 1917;

  • V. Viola, L'istruzione tecnica nel Meridione nel quarantennio postunitario (1861-1898). L'esperienza del Molise, in «History of Education & Children's Literature», IX:1, Macerata 2014.

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