E siamo al calzaturificio di Adelina Pinti.
È senza dubbio il migliore negozio di calzature per quell'epoca. Vi si trovano le migliori marche di calzature, con una clientela molto vasta. Ed alle riparazioni provvedeva Antonio Manuppella Furmica.
A lato vi è un altro salone. È gestito da un altro Pettine Gaetano.
In alto vi è un'insegna in inglese che non dimenticherò mai, e che diceva "Barber Shop HairCut-Shave".
Con questo locale si chiudeva Palazzo Cimorelli e si passava a Palazzo Melogli.
Il proprietario era Don Gaetano Melogli. Il complesso era abbastanza vasto, perché partendo da questo punto, su piazza Giosuè Carducci formava l'angolo con via Orientale, e proseguendo ancora, arrivava sino ad un giardino di sua proprietà. Su piazza Giosuè Carducci vi sono dei locali a piano terra gestiti prima da Domenicantonio Fantini il vecchio, che vi aveva una cantina con locanda, e successivamente da Alfredo Graziani con la moglie e i figli, i quali incrementarono i locali creandovi un ristorante decoroso con un modesto albergo.
E giriamo su via Orientale.
Ed eccoci alla famosa Taverna.
Si potrebbe scrivere una storia sull'importanza di questo centro di sosta e di transito, che nel periodo antecedente la costruzione della ferrovia Isernia-Vairano funzionava come smistamento del traffico che ingolfava la Taverna della Croce. E si protrasse per molti anni ancora.
In essa affluivano tutti i mezzi leggeri che volendo evitare la salita della Taverna della Croce ritenevano conveniente fermarsi in questo punto, al centro di Isernia.
Vi affluivano mezzi pubblici e privati, sempre a trazione animale, sia quelli che facevano servizio di posta e passeggeri, come quelli privati.
Ed il locale era apprezzato soltanto per questo uso.
Vi erano delle mangiatoie per accogliere oltre venti cavalli.
Più a valle, vi era un locale altrettanto ampio che serviva come rimessa dei mezzi più delicati quali carrozze e carrozzini, mentre gli altri mezzi venivano parcheggiati lungo via Orientale.
E la taverna era gestita da Filippo Favellato, il quale con l'aiuto dei figli Paolo, Felice, Vincenzo e Cosmo riusciva a farla funzionare molto bene.
Di fronte a questa bolgia infernale, vi era la bottega da bastaio di mio nonno, Antonino Santilli detto Letterino.
E fu il "primo" di Capracotta a trasferirsi a Isernia nel 1870, dove sposando mia nonna Carmela Iadisernia detta Cacaraia generò la sua famiglia, formata da 5 figli.
E poiché la maggioranza dei mezzi che affluivano in quei tempi, in quel luogo, provenivano da Agnone, da Capracotta e dagli altri centri abitati dell'Alto Molise, si intendeva che la bottega fosse un punto di riferimento per tutti. Ed erano amici bene accolti, di tutte le categorie sociali.
E ricordo benissimo le soste frequenti che vi faceva Don Adelchi Falcone durante i suoi giri elettorali e il Principe D. Luigi Pignatelli, il quale accompagnato con un suo lussuoso carrozzino dal fattore, il caro Ruggero Capossela, vi sostava frequentemente.
E poi all'inizio di ogni estate, vi era il passaggio obbligato della famiglia dei Duchi D'Alessandro, la quale, proveniente da Napoli, con una carrozza lussuosa e con due superbi cavalli da sella al seguito, si trasferiva nel suo castello di Pescolanciano per passarvi l'estate. E vi sostavano per il ristoro dei cavalli.
Con il passare degli anni, e con il progresso, cominciò lentamente la sostituzione dei trasporti a trazione animale con automezzi a motore.
E iniziò il passaggio di ogni mezzo, ma ciò che più destava l'ammirazione di tutti era il passaggio e la sosta, che facevano ogni anno le macchine da corsa, che dopo aver disputato la Targa Florio in Sicilia, rientravano a Milano per via ordinaria, ma erano condotte dai meccanici dei piloti, che a quell'epoca erano Sivocci, i Masetti, fratelli Giulio e Carlo. Era diventata una consuetudine che durante la sosta a Isernia, la sera, venisse offerta nel ristorante Graziani una cena ai meccanici, i quali ripartivano la mattina seguente.
E dopo questa divagazione, riprendo continuando con il braccio di via Orientale.
Sul lato destro salendo, vi è un grande deposito di legname. Lo gestisce Filippo Fantini. In esso vi è anche una bottega di falegnameria.
Più avanti vi sono i depositi di vini ed olio che D. Pietro Lorusso gestiva, con una clientela molto vasta.
Poiché in quell'epoca nelle nostre zone esistevano pochi vigneti e la produzione di vino era quasi zero, ecco la necessità della gestione di una vendita di vino all'ingrosso.
Vittorino Santilli
Fonte: V. Santilli, Isernia che non c'è più (anni '20-'30), a cura di L. Bonaffini, Iannone, Isernia 2018.