Il Socio dott. Armani scrive:
Desidero uno schiarimento circa quanto vengo esponendo a cotesta R. Società ed Accademia. Qui a Capracotta (Molise) si fa un'abbondante macellazione di ovini; ma stante le condizioni attuali di mancanza di animali da carne, da qualche macellaio un po' più spesso è stata macellata qualche capra, fin qui tollerata. La Giunta Comunale con recente deliberazione stabilì che per la macellazione delle capre, i macellai si dovessero provvedere anzitutto di un permesso speciale dal Municipio ed inoltre tale permesso dovesse essere confermato dal veterinario, il quale dopo la visita sanitaria dell'animale vivo e morto, ne avrebbe fissato il prezzo d'accordo coll'assessore delegato. E così mi si dà ordine che trovando negli spacci di carne di capra, non denunziata al Municipio e senza averne il macellaio avuto il relativo permesso, l'avessi fatta sequestrare. Ora io domando:
1° Fra i provvedimenti, che un Municipio può prendere circa il servizio delle carni, può dar disposizioni per il sequestro di carni di una data specie di animali, che per quanto non denunziate, sono sane?
2° Secondo la deliberazione della Giunta debbo io sequestrare la capra, che per quanto non denunziata, è sana e perciò da ammettersi al consumo?
A me sembra che la deliberazione della Giunta esorbiti per quanto riguarda il sequestro, e credo che la carne, sebbene non denunziata sia da vendersi a prezzo conveniente, salvo a dichiarare in contravvenzione il macellaio per aver omesso la denuncia per ottenere il permesso di macellazione.
Con ossequio. Capracotta (Campobasso), 17 febbraio 1904.
Il Presidente osserva che un Municipio ha sempre facoltà di stabilire per il locale servizio di ispezione delle carni da macello tutte quelle disposizioni che gli paiono opportune. Agussi, Cenerelli, Minciotti e Tabusso si associano all'opinione del Presidente, aggiungendo che il veterinario comunale deve ottemperare sotto tutti i riguardi agli ordini datigli. Il Segretario Generale non può non condividere le opinioni emesse dal Presidente e dagli altri Soci che dopo di questi hanno preso la parola; ma trova però non aver poi tutti i torti il Socio Armani quando dice sembrargli che il Comune esorbiti un poco dall'onesto e dal legale facendo sequestrare e distruggere della carne sana.
Con tanto depauperamento fisico che c'è nella razza umana, non c'è proprio bisogno che si distrugga carne sana. Gli pare quindi che il Comune di Capracotta farebbe bene ad accettare il consiglio del suo veterinario consorziale, metter cioè in contravvenzione l'esercente; che non ha chiesto la voluta autorizzazione, ma lasciar consumare la carne di capra.
Diamine! – conchiude ridendo il Segretario Generale – proprio in un Comune che si chiama di Capra...cotta non si permetterà il consumo della capra che certamente si mangia... cotta?
Fonte: Ispezione su carni da macello, per lo spaccio di carne ovina e caprina, in «Giornale della Reale Società ed Accademia veterinaria italiana», LIII:13, 26 marzo 1904.