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La mia vita


Pastori Maiella
Una delle pietre incise dai pastori sulla Maiella.

Cara Francesca, da giorni tu mi chiedi il curriculum della mia vita. Io non sono un letterato, le mie parole sono semplici, non occorre il vocabolario per conoscere il significato.

Ti accontento.

Incomincio da quando ero bambino. Ero abbastanza discolo, mia madre mi portava sempre con se quando andava alla terra a portare il concime per migliorare la crescita del grano, patate, piselli, fagioli ed altro. Io mi rendevo molto utile nei piccoli servizi, come andare a prendere l'acqua alla fontanella.

Il 13 gennaio 1913 fece il terremoto, noi eravamo in 5, tutti piccoli, Giorgio, Emilia, Nicola, Rosaria era la più grandicella per aiutarci; tutti aravamo attaccati alla gonna di nostra madre per la salvezza.

Andammo a S. Liberata, per essere sicuri di non andare a finire sotto le macerie. Il terremoto finì. Tornammo a casa.

Il 24 maggio 1915 scoppiò la Prima guerra mondiale, io avevo appena 5 anni. Al compimento del sesto anno di età andai a scuola; tutto il mio necessario era composto da una cartella fatta di stoffa con uno spallaccio senza fronzoli, un quaderno a righi e uno a quadretti, una penna (non biro) che si intingeva al calamaio e una matita, detto lapis, nera per incominciare a fare le aste. Era periodo di guerra, tutto ciò che i bambini hanno oggi a quell'epoca era soltanto un sogno.

Avevo 8 anni, mio fratello Nicola faceva il pastorello, era con un pastore (pecoraio) sulla Maiella vicino alla cima di Monte Amaro a circa 2.500 metri sul livello del  mare; qui si potette ammirare tutte le bellezze della terra abruzzese.

Si dice che lo studio è la via del sapere, il mio sapere di scuola elementare era talmente poco. Finita la scuola, la terza elementare, mio padre, pastore (non di anime) ma di pecore, mi prese con sé perché occorreva al fabbisogno di famiglia. Avevo 9 anni, incominciai a girare tutti i boschi della zona di Palena, di Pizzoferrato, di Gamberale, di S. Pietro Avellana, di Capracotta, di Pescopennataro e parte di quello di Roccaraso.

Il bosco era la mia città.


Luigino Giovannelli

 
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