Un vecchio pastore di Capracotta aveva vagato per tutta la regione con la sua cornamusa per raggranellare dei regali per i suoi nipotini.
Con la bisaccia carica di ogni ben di Dio si accingeva a ritornare, allorché la notte lo sorprese stanco da morire al margine di un canalone; si buttò a terra per prendere fiato, ma un sinistro rumore indistinto giunse al suo orecchio.
Egli si mise in ascolto e non ci fu dubbio, una torma di lupi si avvicinava ululando in cerca di preda; prima ancora di poter riflettere sul da farsi egli vide nelle tenebre gli occhi sanguigni delle bestie che brillavano.
Con uno sforzo sovrumano riuscì ad arrampicarsi su un vicino albero, ai piedi del quale il famelico drappello si accampò.
Il vecchio rivolse una calda preghiera a Gesù Bambino, poi mise la cornamusa sulle labbra e cominciò a suonare una nenia melanconica, la "Leggenda del Natale"; i lupi smisero i loro ululati e si accovacciarono sulla neve sollevando le loro teste verso i rami nudi dai quali pioveva su di loro quella melodia angelica, poi si ricomposero in gruppo e si allontanarono; allora il pastore discese e senza mai smettere di suonare si avvicinò al suo abituro, dove non ebbe bisogno di bussare perché la sua famiglia ne aveva sentito la presenza di lontano: la sua vecchia moglie lo rifocillò e gli disse che non lo aveva mai sentito suonare così bene e i nipotini fecero strage del suo tascapani di sorprese.
Rosario Francesco Esposito
Fonte: R. F. Esposito, Fantasie del Natale, in «La Famiglia Cristiana», XXII:50, Alba, 21 dicembre 1952.