Lina Assessore: un turbine innovativo che dentro la cultura trascina passione.
Lina creativa, che spazia in ogni ambito con scrosciante fantasia e la capacità di far emergere e valorizzare la creatività degli altri.
Lina, che volge la politica al femminile imprimendo freschezza e improvvisa fecondità.
Lina, che con coraggio scardina il vecchio congegno obsoleto, trasformandolo sapientemente in un meccanismo fluido e costruttivo.
Lina, che della pace ha fatto una bandiera.
Lina e la sua umanità. Il suo calore ti abbraccia, ti dà solidità. Ti fa sentire al sicuro.
Lina, che ti attrae e coinvolge e poi ti strapazza come un vortice impetuoso.
Lina: la stima, l'affetto, l'amore che resiste e si rinnova con il trascorrere del tempo.
Lina, che meraviglia.
È questa la Lina che conosciamo... e tanto più.
Lina e la sua storia, quella di una ragazzina che dal solare e spento Sud lucano è sospinta nel suo percorso di studi dalla sola volontà. Un percorso inaccessibile, per alcune categorie sociali e di genere. Impensabile dal suo punto di partenza. Una maturità classica raggiunta mangiando il pane amaro della guerra. E poi l'università tra stenti, condivisioni generose e la tenacia di un ariete.
E a Roma l'insegnamento con le battaglie buone anche per trovare un modello di integrazione sconosciuto alle classi differenziali. Battaglie, per la loro vitalità, ancora presenti nella memoria di tanti.
E l'impegno politico, la sua forza: fuoco vivo nei quartieri prima e nelle istituzioni poi.
E l'energia del cambiamento che penetra nei luoghi della cultura dei tanti comuni amministrati dove mette radici e cresce.
Lina, delegata all'immigrazione negli anni caldi della "Pantanella". Il suo "Cielo Azzurro" dove i "colori" dei bimbi sono tutti rappresentati. Un asilo nido che diventa esperienza/faro per chi vuole instillare gocce di democrazia, capace di stendersi lievemente sulla città e dintorni.
Lina e il carcere. Le prime aperture. I primi sostegni al reinserimento. Concreto appiglio per superare la devianza.
Lina, detenuta honoris causa.
Ed è ancora qui, la Lina di sempre. Indomita, che spazia nel volontariato, alle prese con i piccoli del nido di Rebibbia. Sempre pronta con leccornie e manicaretti, gustati dai bimbi e golosamente divorati dai grandi. La Lina che non si risparmia e continua a dare la sua esperienza e se stessa per la costituzione di un nuovo centro culturale nel suo amato quartiere, intuendo, con le sensibili antenne, le istanze che premono la società di oggi, come quella dei suoi inizi. La Lina che sa amare.
Leda Colombini
Fonte: L. Colombini, Lina, in Provincia di Roma, Il ruolo della Provincia di Roma nella politica culturale: 1976-1985, Herald, Roma 2008.