Capracotta, provincia di Isernia, 1.421 metri di altezza e novecento residenti divisi in trecento famiglie.
Un giorno, una decina di loro se ne stavano seduti davanti a una birra allo Sci club. C'erano l'impiegato delle poste, il benzinaio e altri sette, otto amici. Perché non mettiamo 10.000 lire a testa e puntiamo al jackpot supermiliardario?, si sono detti. Conclusione: circa due milioni raccolti nei tre bar del paese, dal benzinaio e allo Sci club; più di trecento giocatori, praticamente uno a famiglia, compreso il parroco e il sindaco. La schedina ha l'incarico di compilarla l'impiegato delle poste che poi va a giocarla in un altro paese. Perché a Capracotta non c'è neppure la ricevitoria.
Speranze, sogni degli aspiranti miliardari? Niente Caraibi, una volta tanto, e nemmeno una villa hollywoodiana o la fuoriserie. Nei sogni di tutti c'è una fabbrica. Desiderano investire i miliardi di un eventuale 6 per dar lavoro ai disoccupati che ci sono in paese (quei pochi giovani rimasti) e a quelli che se ne sono andati via da Capracotta per lavorare a Milano, a Roma, o all'estero. Pare che qui in paese ci siano solo due falegnamerie: opportunità di lavoro, molto poche. Al punto che gli abitanti, testardi come sono, stanno pensando di autotassarsi per finanziare comunque qualche attività. Intanto, continuano a puntare al jackpot: un sistema di ottocentotto colonne con sedici numeri, costo 646.000 lire.
Chi si recasse allo Sci club, potrebbe leggere il lunghissimo elenco dei nomi e cognomi e pure i soprannomi dei giocatori e accanto tutti i numeri giocati nel supersistema. Un unico assente, tal Mario Comegna. Chissà mai perché ha preferito astenersi dal gioco.
Maurizio Costanzo
Fonte: M. Costanzo, Un paese anormale. L'Italia che non ci piace, Mondadori, Milano 2000.