Sabato 11 giugno, per la prima volta, mi sono recato a Casalbordino (CH) per assistere alla processione della Madonna dei Miracoli presso l'omonima basilica. Si tratta di un pellegrinaggio religioso al quale i nostri nonni tenevano parecchio, figlio d'una devozione oggi notevolmente diminuita a causa dei tempi svogliati nei quali viviamo. I nostri vecchi, infatti, si recavano a Casalbordino a piedi, in un'avventura che terminava con un privilegio speciale, quello di portare in processione, sulle proprie spalle, la statua della Beata Vergine Maria.
Della devozione per la Madonna dei Miracoli ho parlato tre anni fa in un articolo (qui) che tirava in ballo persino Gabriele d'Annunzio, ma oggi vorrei aggiungere qualche nota storica e qualche appunto personale.
Il Santuario di S. Maria dei Miracoli, riedificato dal 1951 sull'antica cappella e consacrato undici anni dopo, sorge in località Miracoli, nelle campagne di Casalbordino, là dove l'11 giugno 1576 la Madonna era apparsa ad Alessandro Muzio, un contadino di Pollutri. La richiesta della Vergine era stata una soltanto: santificare la domenica, giacché i contadini di colà erano soliti lavorare la terra anche nel giorno riservato al Signore. Chi oggi si recasse nella cripta del santuario, dove sta il luogo esatto dell'apparizione, proverà un'emozione singolare, sentirà il peso di quella visione e avvertirà l'importanza del terzo comandamento.
Oggi quel santuario è preso d'assalto da pellegrini d'ogni dove, da venditori di borse contraffatte, da giostrai, da paninari, da fonici che fanno il soundcheck in vista del concerto serale del cantante pop di turno. Tuttavia, nel caos che si viene a creare nello scontro tra sacro e profano, tra il Dio dello spirito e quello della materia, c'è tempo e spazio per tener fede a un'antica tradizione tutta capracottese: portare in processione la pesantissima statua in gesso della Madonna dei Miracoli.
Questo privilegio, in principio riservato alle sole donne, scaturisce da un episodio avvenuto in un anno imprecisato, allorché, date le condizioni atmosferiche avverse, nessuno si fece avanti per portare in processione l'immagine della Madonna, se non quattro donne di Capracotta, alle quali una tempesta primaverile dovette sembrare un gioco da ragazzi. Da allora le donne di Capracotta - per estensione tutti i capracottesi - si fregiano del privilegio, ribadito da don Elio Venditti nell'ultimo statuto approvato di recente.
Quest'anno eravamo circa 60 capracottesi a Casalbordino ed io per la prima volta, assieme a esponenti "storici" (Michele Sarchiapóne, Giampietro re Cuafóne, Carmine Ciaccióne, Lucio e Alfredo Scutefàzie ecc.), ho portato la statua della Madonna dei Miracoli che, confesso, è molto pesante e lascia graffi e lividure sulle spalle. La stanchezza è stata massima quando abbiamo innalzato la scultura, al rientro in basilica, nella navata centrale, dal portale all'altare maggiore e viceversa. Tuttavia è stata un'esperienza indimenticabile che certamente ripeterò negli anni a venire, sperando di coinvolgere quanti più concittadini. A un pellegrinaggio di questo tipo si partecipa infatti per i più disparati motivi ed ognuno di essi ha a che fare con la spiritualità, individuale o collettiva che sia.
Francesco Mendozzi