Il pedagogo Luigi Credaro (1860-1939) si occupò per tutta la vita di problemi riguardanti la scuola e l'educazione. Nel 1900, eletto presidente dell'Associazione della Stampa scolastica, fu incaricato di porre le basi per un'organizzazione dei maestri italiani tesa ad ottenere il miglioramento delle loro condizioni economiche, giuridiche e culturali. Nacque così, nel gennaio 1901, l'Unione Magistrale Nazionale, un organismo del tutto diverso dalle organizzazioni operaie perché fondamentalmente apolitico: la preoccupazione di Credaro era infatti quella di scongiurare il pericolo che fra i maestri - ai quali è affidata l'educazione delle masse e la legittimazione delle istituzioni dello Stato - si diffondessero posizioni estremistiche o antigovernative, visto che proprio il Governo doveva venire incontro alle loro rivendicazioni.
Nonostante questo encomiabile progetto, a poco a poco l'Unione Magistrale si politicizzò, tanto che, al quarto congresso di Perugia (1904), risultò maggioritaria la linea di sinistra, in contrasto con quella liberale e riformistica del II° Governo Giolitti. A quel punto Luigi Credaro abbandonò la presidenza dell'Unione, lasciando i maestri italiani, al pari del proletariato, in balia delle frange extraparlamentari della sinistra storica, un fenomeno ancor oggi evidente nei ranghi del corpo docente. I nodi politici interni all'Unione Magistrale si fecero evidenti quando l'Italia dovette fare i conti con l'intervento nella Prima guerra mondiale. La concitata lotta politica tra neutralisti e interventisti che infiammò il Paese, causò, anche all'interno dell'associazione magistrale, sotto la presidenza dell'imolese Giuseppe Soglia (1871-1926), insegnante elementare e deputato socialista durante la XXIV Legislatura del Regno d'Italia, una ineludibile scissione tra le correnti cattolica e socialista.
Sul finire del 1915, i maestri della sezione di Capracotta, coinvolti nella lotta politica come tutti i loro colleghi italiani, decisero di risolvere la questione con una clamorosa presa di posizione, tesa «a salvaguardia del sentimento patriottico degl'insegnanti italiani», e che causò, per l'eco che ottenne sulle altre sezioni locali italiane, le dimissioni del presidente Soglia e della commissione esecutiva. I docenti capracottesi, primi fra tutti, «han dimostrato vivo sentimento di amor patrio ed assoluta indipendenza di carattere, per cui spontaneamente hanno protestato contro l'operato del loro presidente on. Soglia, il quale, col suo voto contrario al Governo, in quest'ora grave e sublime per l'Italia nostra, ha rinnegato le idealità della Patria, dimentico dei suoi doveri di educatore, e perciò immeritevole di rappresentare quella classe, che alla grande causa nazionale ha dato un proprio contributo di sacrificio e di sangue».
Il gruppo magistrale di Capracotta, presieduto dal maestro Ubaldo Di Nardo, aveva infatti votato da poco il seguente ordine del giorno:
Stigmatizzando vivamente il voto antipatriottico del Pres. dell'Un. Mag. Nazionale Italiana, onor. Soglia, nella recente tornata della Camera dei Deputati;
Considerando che nell'ora solenne, che suona squillante di gloria nella storia dell'Italia nostra ogni idea di partito dovrebbe sacrificarsi sull'ara degli ideali sublimi della Patria;
Delibera dimettersi in massa, in segno di fiera e sdegnosa protesta dell'Unione Magistrale Nazionale, facendo voti che la scuola, che è la civile palestra di tutti, non sia ascritta ad alcun partito, e che le sue sorti siano affidate a persona autorevolissima avente primo fra tutto il culto religioso della Patria, capace di continuare le superbe tradizioni dei primi Duci dell'Unione che la innalzarono agli alti fastigi di organizzazione perfetta, simpatica al pubblico, e deferentemente considerata dai poteri dello Stato.
L'onorevole Giuseppe Soglia rimase molto deluso dalla secessione dei nostri insegnanti, sostenendo che «i maestri della Sezione di Capracotta, dopo quel voto, si staccarono dall'Unione in segno di protesta contro il Presidente, che aveva alla Camera votato contro la patria, perché quei buoni colleghi non ebbero nemmeno il minimo dubbio che il Ministero Salandra e la patria italiana non fossero l'identica cosa!». Insomma, l'ex presidente dell'Unione Magistrale Nazionale accusava il corpo docente di Capracotta di aver espresso non un legittimo dissenso ma un vero e proprio voto politico nei confronti di Antonio Salandra, ministro dell'Interno e tenace interventista. Quel che Soglia invece non vedeva - o non voleva vedere, data la sua estrema faziosità - era che egli per primo aveva utilizzato l'Unione per i suoi scopi politici, cercando di fomentare il neutralismo e, al contempo, di allargare la base elettorale dei partiti di sinistra.
L'Ordine di Lecce, nel riportare alcune notizie sul gruppo magistrale altomolisano, scrisse: «Ci auguriamo vivamente che il nobile esempio dei maestri di Capracotta sia tenuto dagl'insegnanti primari in quelle considerazioni che richiede l'ora presente».
Fatto sta che l'Unione Magistrale si scisse, l'ora solenne squillò e la Grande Guerra fu vinta.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
A. Barausse, L'Unione Magistrale Nazionale. Dalle origini al fascismo: 1901-1925, La Scuola, Brescia 2002;
G. Cives, L'impegno necessario: filosofia, politica, educazione in Luigi Credaro, in «Vita dell'Infanzia», LIV:7-8, Opera Nazionale Montessori, Roma, luglio-agosto 2005;
U. Di Nardo, Il Gruppo Magistrale di Capracotta, in «L'Ordine», IX:47, Lecce, 24 dicembre 1915;
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;
G. Soglia, La crisi dell'Unione Magistrale e il suo significato politico: contro la secessione e per la laicità, in «Critica Sociale», XXVI:8, Milano, 16-30 aprile 1916.