Quando passo devoto m'inchino
là, in quel faro d'immenso splendore;
ragionando con l'alma e col cuore
sento in me una speranza che avrò
sempre viva; speranza ed amore,
certamente, fin quando vivrò.
Cosa vedi, che c'è di bellezza
là in quel posto che dici sì caro?
Che cos'è questo splendido faro
diran tanti, insistendo, dov'è?
Non vedete; dal Monte Capraro
verso il Campo, la stella che c'è?
È Maria, la Signora del cielo,
la Regina di tutto il creato.
Dal Suo tempio, eretto isolato,
questa eterna bellezza, così,
poco lungi dal nostro abitato
guarda il posto là dove apparì.
Un viavai di fedeli commuove
con la muta - eloquente - preghiera.
Tu, Maria di Loreto, la vera
protettrice, la gioia sei Tu.
Per noi prega: il tuo popolo spera,
per noi prega il Bambino Gesù.
Capracotta, al Tuo fianco sorride,
per quel posto, per quell'armonia.
La Tua chiesa, la Croce, la via
è un assieme, un progetto, un tesor,
una grazia voluta, Maria,
per chi T'ama con tutto l'ardor.
Non si è visto un distratto passare,
né un demente corrotto alla fede,
che in quel posto, qualcosa non vede
di sublime, che chiama al dover.
Qualche cosa che all'anima chiede
d'inchinarsi! È il divino voler.
Piango e rido, m'inchino e saluto
quando suona la nota gentile,
specie, quella dell'ultimo aprile
che ci annunzia il bel mese dei fior
la campana! dolcezza virile,
chiama, invita, si sente l'amor.
Cosa dir del Tuo giorno in settembre,
quando vieni da noi, Madre mia?
Tutti cantano «Evviva Maria»,
tutti piangon di gioia, perché?
Per la grazia, Signora, e che sia
senza fine, la grazia da Te.
Corron tutti alla fonte più viva
di speranza, conforto. Perdono!
Tu, che degni lo sguardo dal trono
ove sei, per l'immensa bontà,
Madonnina, Ti prego, anch'io sono
un indegno, pentito. Pietà!
Madre, sposa, figliuola di Dio,
sola eletta; gloriosa Signora.
Tutto il mondo Ti chiama, Ti onora,
tutto il mondo, dal povero al re.
Chiamo anch'io. Se ho mancato, da ora
voglio viver soltanto per Te.
Per portar questa vita a buon fine
che sappiamo, è una corsa veloce.
Per portar con più forza la croce
rassegnato, che il ciel mi assegnò,
non lasciarmi. Io, fin che avrò voce,
bella Vergine, a Te chiamerò.
(1936)
Nicola D'Andrea
Fonte: N. D'Andrea, Le poesie di Nicola D'Andrea, Il Richiamo, Milano 1971.