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Massa di Somma, il palazzo dimenticato dei duchi di Capracotta



È da ritenersi l'edificio storico più importante di Massa di Somma. Edificato in tempi antichissimi dalla nobile famiglia Piscicelli, il palazzo dei duchi di Capracotta si leva su una piccola altura del fianco nord-est di Monte Somma, poco fuori dal centro storico. Nel 1542 era già esistente ed aveva in dotazione una cappella pubblica dedicata a san Nicola di Bari. Probabilmente la dimora, nel periodo medioevale, rivestiva il ruolo di residenza feudale. La posizione isolata ed il fossato che la cinge su due dei suoi lati, infatti, indicano una posizione strategica e predominante sull'intero nucleo urbano. I Piscicelli furono tra quelli che si aggregarono alla famiglia Capece del Seggio di Capuano, per questo in seguito anteposero al proprio il cognome Capece e divennero duchi di Capracotta: un piccolo paese del Molise.

L'eruzione del 1631 fu devastante per l'intero casale. Le colate di fango e successivamente di lava, incanalatesi nel Fosso della Vetrana, coprirono buona parte del centro storico, tra cui la chiesa angioina dell'Assunta. Il palazzo dei Capece-Piscicelli fu uno dei pochi edifici ad essere risparmiati dalla furia distruttrice del fuoco, ma comunque riportò danni ingenti. Fu grazie alla premura di don Giuseppe Capece-Piscicelli che iniziarono celermente i lavori di ristrutturazione nonché d'ampliamento e di abbellimento dell'antica dimora. Anche la cappella gentilizia fu ripristinata; nella Santa Visita del 1645 si apprende che la messa veniva celebrata ogni giorno dal reverendo don Francesco Russo, prelato della famiglia Capece-Piscicelli.

Nel 1700 la dimora fu sottoposta a nuove trasformazioni volte a renderla più decorosa. Risalgono a questo periodo, infatti, sia gli stipiti in pietra di piperno del grande portale d'entrata che il grande affresco posto sotto la volta d'ingresso. L'opera di indubbia qualità si deve, presumibilmente, alla mano del pittore Giuseppe Russo, un allievo di Luca Giordano che tanto aveva lavorato per il patriziato locale.

Abbandonato all'incuria più totale, l'affresco si presenta in uno stato di conservazione pietoso; si riesce a fruire solo del raffinato stemma centrale della casata dei Capece-Piscicelli, mentre la restante parte è celata da una miriade di tubi idraulici, che hanno seriamente compromesso lo stato conservativo dell'opera.


Gli affreschi abbandonati alla cultura dell'indecenza.

Fu, con tutta probabilità, nella seconda metà del XVIII secolo che i Piromallo di Pianura, entrati in parentela con l'ultima discendente dei Capece-Piscicelli, subentrarono, come nuovi proprietari, dell'antico palazzo di Massa. Sopra la chiave di volta del portone d'ingresso un'antica epigrafe, fabbricata nel muro, riporto: Proprietà Piromallo.

I Piromallo-Capece-Piscicelli duchi di Capracotta restarono, verosimilmente, a Massa di Somma fino al 1872, anno in cui la terribile eruzione del Vesuvio spianò quasi tutte le dimore patrizie del paese e mise in fuga gli ultimi nobili che ancora vi dimoravano.

L'antico palazzo dei duchi di Capracotta abbandonato dai proprietari fu occupato dai coloni e dagli sfollati che avevano perso la casa in quel drammatico evento. Il passo, poi, per la vendita e il frazionamento della proprietà fu davvero breve.

Oggi palazzo Capracotta, con i suoi piccoli abusi, con la sua facciata spoglia degli antichi stucchi è diventato una grande palazzina condominiale dove gli stessi residenti ignorano il suo glorioso passato.


Bernardo Cozzolino

 

Fonte: B. Cozzolino, Massa di Somma, il palazzo dimenticato dei duchi di Capracotta, in «Plinius», IV:22, S. Sebastiano al Vesuvio, maggio 2005.

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