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Il matrimonio


Dote Sant'Angelo del Pesco
Foto di matrimonio e lista dotale di Sant'Angelo del Pesco (foto: G. Nucci).

Nel trasferirsi da Castel del Giudice a Sant'Angelo del Pesco, Filomena cercò di raccontare parte della sua vita. Ci tenne a far presente a suo marito che la sua esistenza non era stata molto facile.

– Sai, come ti ho detto, sono rimasta orfana di madre a un anno di vita. Mia madre ebbe una forte febbre e, in quel periodo, più di cinquant'anni fa, le medicine di oggi non c'erano e per una forte febbre, se non si avesse avuto una fibra corporea molto forte, si finiva per morire. A mia madre fecero fare un bagno a freddo in una tinozza. Quello fu il segno della sua fine. Dopo, anche mio padre, in un bombardamento in Africa, l'unico a morire, sfortunato, fu lui. A questo punto, priva di genitori, fino a quando non son potuta andare in collegio, sono rimasta sballottata da Castel del Giudice a Sant'Angelo perché una settimana dovevo stare con la nonna materna ed una con la nonna paterna. Tutto ciò perché la mia nonna materna, grazie a me, al fatto che doveva badare a me, alla mia crescita, riuscì a non raggiungere mio nonno in America... che minacciava di non inviarle più i soldi per vivere e per far studiare mio zio, suo unico figlio! A dire la verità, mi è sembrato di capire che lei avesse una storia con il padre del mio amico dottor Antonio Di Nardo, di Capracotta! Io fui costretta a fare il giro dei due comuni portata in bicicletta da mio zio, che mi veniva a prendere e a riportare! Sai, è stata molto dura... Questa strada, che sale verso destra, è il bivio per Capracotta e fra poco siamo arrivati a Sant'Angelo. Ora che arriviamo dai miei parenti, non ti spaventare. Sai, è gente alla buona. Non hanno avuto la possibilità di studiare, però sono molto buoni d'animo! Lo riscontrerai da solo. Questa, che vedi davanti a te, è la periferia del piccolo comune dell'alto Molise...

Infatti erano entrati nel centro abitato, incontrando due filari di case sia dal lato destro che da quello di sinistra. Quindi, dopo aver percorso quasi cinque chilometri, avevano raggiunto la località di Sant'Angelo del Pesco, l'ultimo comune del Molise, prima di potersi immettere nella regione Abruzzo. Il comune si estendeva e si estende con esposizione verso est-nord-est, a differenza di quello lasciato che si estendeva solo verso nord. A un centinaio di metri, dopo l'entrata, rimaneva il municipio, a destra, preceduto dalla cattedrale locale. Anche il comune di Sant'Angelo del Pesco era abbarbicato ad un cocuzzolo dell'Appennino centrale. Alle falde della collina su cui era il centro abitato, passava la ferrovia privata: la Sangrina.

– Sai, laggiù, in fondo, rimane Gamberale, il paese di mia zia Clora, la moglie di zio Angiolino. I suoi parenti fanno i commercianti, padroni della zona e stanno abbastanza bene, economicamente parlando.

Allora Elio capì che lo zio l'aveva sposata per interesse!

– Ora gira a sinistra e parcheggia l'auto. Dopo a piedi, raggiungiamo la casa della mia cara cugina Filomena.

Elio parcheggiò l'auto, e, dopo essersi rinfilati nel cappotto, perché l'aria era ancora molto fresca, lei avanti e lui dietro, si portarono a far visita alla cugina di lei di nome Filomena. Era la figlia degli zii Di Lucente, il padre Fiore e la madre Giuseppa, che chiamavano za Pippina. Il padre di lei aveva sposato una Di Giulio, zia Giuseppa, appunto. Filomena, nel vederli, li abbracciò caramente, esprimendo la sua gioia e felicità.

– Che gioia avervi qui da me! Grazie per essere passati a salutarmi. Ora chiamo anche mio marito, che sta giù in cantina. Intanto, visto che noi ancora non abbiamo pranzato, preparo anche per voi. Sono convinta che non avete ancora pranzato e perciò pranzeremo insieme. Sono, inoltre, convinta che rimarrete con noi qualche giorno. Io vi preparo la camera da letto e sarò felicissima di farlo per voi. Vi prego, non dietemi di no!

Recandosi da Filomena, la cugina della moglie, Elio poté notare che molte case del paese risultavano ancora distrutte dai bombardamenti dell'ultima guerra mondiale. Rimasto solo per qualche attimo, mentre la cugina era scesa a chiamare il marito per il loro arrivo, il giovane chiese a sua moglie:

– Scusami, perché qui le case risultano tutte distrutte e non sono state ancora ricostruite con i contributi dello Stato?

– Qui la gente è alla buona. Le leggi non le conoscono. Non sanno neanche che esistano certe leggi, che possano sfruttare a proprio beneficio! A proposito, Filomena, oltre al pranzo, ci preparerà anche il letto per la notte. Non ti dispiace rimanere qui, fra loro?

– Se non sbaglio, siamo venuti per far loro visita e trattenerci un poco con loro. Quindi, se ti va, possiamo rimanere fino a domani e, poi, si vedrà...

– Allora faremo le visite di prammatica con una certa lentezza, senza fretta, con molta calma. Questo fatto mi fa molto piacere, stare un poco con i miei parenti, che mi hanno voluto sempre molto bene. Per esempio, il fratello di zia Antonia e marito di zia Peppina, zio Fiore, mi veniva a prendere e a riportare a Castel del Giudice con il cavallo. Quando ci penso, mi commuovo. Mi fa molta tenerezza ricordare tutte quelle attenzioni, che hanno avuto per me, quando ero piccola!

– Non ci sono problemi. Se il loro letto sarà confortevole, potremo rimanere qualche giorno con loro, così potrò conoscerli ed apprezzare le loro doti di magnificenza...

– Quando ha sentito che eri venuta qui, mio marito si è messo ad affettare prosciutto e salame per il nostro antipasto. Quando sale, porterà anche il vino e potremo mangiare tutti insieme.

– Non ti preoccupare troppo, Filomena, noi sappiamo accontentarci. Per noi basta anche il solo primo piatto. A proposito, cosa hai preparato?

– Ho preparato un ottimo sughetto. Per quanto riguarda la pasta, la lascio scegliere a te. Tu sai i gusti di tuo marito. Io, è la prima volta che lo vedo!

– Fammi vedere che tipo di pasta tieni conservato. Così ti posso dire quale tipo Elio gradisce di più. Hai spaghetti, maltagliati e rigatoni... Penso che fra tutti questi tipi...

Elio sentì confabulare le due donne ed intervenne per dire:

– A me stanno bene i rigatoni. Oggi potete cuocere quelli. Mi stanno benissimo, li gradisco molto più del resto.

Allora le due donne presero un chilo di rigatoni e li buttarono nella pentola, la cui acqua bolliva, rimestandoli, di tanto in tanto, fino a quando non furono sicure che erano cotti. Allora li tirarono fuori dal fuoco e li condirono, buttandovi sopra molto parmigiano. Dopo di che:

– Ora, tutti a tavola, essendo pronto, prima che la pasta si raffreddi molto! Prima mangiamo qualche fetta di prosciutto e di salame. Dopo metteremo nel nostro stomaco i rigatoni.

Dopo qualche attimo che ognuno ebbe ingurgitato qualche fetta di prosciutto e di salame, la padrona di casa pensò a riempire i piatti con i rigatoni. Intanto Luigi, il marito della cugina, pensò a versare il vino nei bicchieri ed invitò a fare un brindisi insieme.

– Io, quando mangio, non parlo. Sono stato abituato a farlo in silenzio, perché, quando si mangia, si combatte con la morte. Se il cibo va di traverso, si finisce per distendere le gambe! Io voglio farlo il più tardi possibile. Non ho fretta. Penso che voi la pensiate come me! – Disse il giovane sposo.

In coro gli risposero:

– Condividiamo e sottoscriviamo il desiderio – e si proseguì nel completamento del pranzo, che risultò squisito.

Dopo il pranzo i due sposi furono invitati a fare il giro, che si erano promessi di fare, arrivando in paese. Così uscirono per svoltare a destra e raggiungere la casa della comara Lisetta, vedova con tre figli: due figlie ed un figlio. Il figlio era nato menomato nell'uso degli arti inferiori, per cui fu impiegato al Municipio locale. Rimasero con lei una diecina di minuti per poi proseguire l'incontro con i parenti di lei, risalendo verso il centro del paese e raggiungere, così, via Madonna per recarsi dallo zio Fiore e "za Peppina" o zia Giuseppa, che trovarono intorno al fuoco, vicino al camino.

– Caro zio Fiore e za Peppina, vi presento mio marito.

Il vecchio e la vecchia, alzandosi, andarono loro incontro per abbracciarsi e baciarsi.

– Siamo felici di vedervi ed accogliervi qui, in questa povera casa. Come sai, siamo soli perché Carmine e Graziella, con i loro figli, sono in Svizzera. Felice con la moglie e i figli sono a curare la loro pizzeria a Francoforte. Da Filomena ci siete stati a pranzo... la mia famiglia è tutta qui.

– Sedetevi. Voi sapete che piace anche a me stare seduta vicino al fuoco, così potremo chiacchierare un poco e sentire i vostri racconti sui vostri figli, che si trovano a lavorare all'estero...

– Intanto che parleremo degli assenti, ditemi: cosa posso offrirvi mentre chiacchieriamo del più e del meno.

– Non vi preoccupate. Abbiamo finito di pranzare da poco e per ora non desideriamo nulla.

Così dicendo, Filomena si sedette intorno al fuoco, invitando anche gli zii ad imitarla. Dopo essersi seduti intorno al focolare, i tre hanno iniziato a farsi delle confidenze. Lo zio Fiore e la zia Giuseppa hanno raccontato che i figli avevano scritto e telefonato per far loro sapere che stavano bene e che, forse, sarebbero tornati per far visita a loro e rimanere un pochino con loro, almeno per le festività del Natale. La chiacchierata si protrasse per una buona mezz'ora, fu il tempo che rimasero con gli zii Di Lucente. Dopo di che si riportarono in via Madonna per andare a fare visita alla sorella di sua zia Antonia, che si trovava in Venezuela: zia Concetta. Uscendo dagli zii Di Lucente, si trovarono davanti ad una casa diroccata, distrutta dalle vicende belliche dell'ultima guerra mondiale.

– Guarda, questa casa distrutta dai bombardamenti americani, era nostra. Mio padre morì, mia madre ugualmente e la casa rimase così. I miei parenti, che sono rimasti, avrebbero potuto ricostruirla. Ma, se ne sono lavati le mani perché proprietari erano diventate molte altre persone... per cui nessuno se l'è sentita di preoccuparsi per un qualcosa che direttamente non gli apparteneva! Come vedi, quando una persona rimane da sola, perché sfortunata, incorre in certe realtà...

– Cosa vuoi, sono i casi della vita. C'è chi ci rimette per alcune cose ed altri per altre...

– Questa a destra, è la casa, che hanno ricostruito i miei zii con i sacrifici, che hanno dovuto sopportare in Venezuela con tanti anni di lavoro... A sinistra rimane la casa della sorella di mia zia Antonia, dove stiamo andando, per salutare gli altri parenti. Questa strada, in fondo, termina al cimitero locale, dove sono sepolti tutti i miei parenti di questo paese. Gli altri, quelli di Castel del Giudice, sono lì, compresa mia madre che mia nonna ha voluto al suo paese e non a quello del marito... cioè mio padre!

– A riflettere su certe realtà, devo dirti che un certo amaro in bocca lo lascia... e, non sempre si riesce a sopportarlo senza subirne le malefiche consequenze!

Così s'immisero in un vicoletto, che conduceva sulla strada provinciale, che portava verso la regione Abruzzo. Un attimo prima di finire sulla strada asfaltata, Filomena, a bassa voce disse:

– Dietro a quelle imposte, che vedi tinte di colore verde, vi abita una donna, che dicesi sia amante delle donne e non degli uomini! Mi sono sempre chiesta come sia, se diversa da me o come me! Io sto bene solo con un uomo e non con una donna. Con lei non saprei proprio cosa fare...

– Evidentemente questa donna ha un imene molto prominente, che le consente di avere un quasi rapporto sessuale con le donne. Sai, voi donne non siete tutte uguali. Molte di voi godono il sesso anche solo sfregandosi esternamente e non internamente!

– Però, farlo internamente, è molto più bello ed interessante...

– Infatti, è proprio per tale modo che si riesce ad avere i figli... Diversamente gli eredi non ci sarebbero, in quanto la donna, non può dare ad un'altra donna ciò che non ha!

– E sarebbe?

– Lo sperme per la riproduzione, mia cara... Senza di esso, non si produce nulla!

– Ed è per questo che alcune donne non riescono ad avere figli?

– No. Non è solo questo il motivo. Le cause sono diverse. Ci vuole la predisposizione della donna che cade: a chi dal giorno otto al giorno ventidue di ogni ciclo mestruale e a chi va dal giorno dodici al diciotto. C'è poi chi, avendo per motivi di salute il prolungamento improprio dello stesso ciclo, finisce per divenire sterile. In tal caso nessun uomo, a mio avviso, potrebbe inseminarla... Inoltre c'è da dire un'altra cosa. Come voi donne siete diverse l'una dall'altra, anche noi uomini siamo diversi l'uno dall'altro...

– In che senso voi uomini siete diversi l'uno dall'altro? Chi è pederasta e chi no?

– No. Non mi riferivo a questo. Intendevo dire che lo sperme degli uomini non è uguale. La potenza di esso è varia. C'è chi ce l'ha di centomila e chi dieci milioni. Quello che ha una potenza di centomila è sterile e i suoi ovuli non attecchiscono mai in una donna. Se, invece, l'uomo ha la potenza di dieci milioni, finisce per attecchire anche se fa sesso durante il periodo mestruale della donna.

– Allora questo è quello che è capitato a me? Io e te, quando siamo stati la prima volta insieme, ero stata indisposta da poco, perciò non mi riuscivo a spiegare il fatto di essere rimasta incinta!

– Ora, se ti chiedono se sei incinta o meno, cosa rispondi ai tuoi parenti?

– Dirò loro la verità. Dovranno pur saperlo, prima o poi... Tanto vale che glielo dica subito, se me lo chiederanno. No?

Elio non ebbe il tempo di rispondere alla moglie perché aveva già suonato al campanello della sua comara. Da su chiesero al citofono:

– Chi è?

– Sono io, Filomena.

– Sali, comara. Ho riconosciuto la tua voce e sono felice della tua visita. Sali, così parliamo un poco di tante cose, che ti voglio chiedere e di cui voglio parlare con te.

– Salgo subito, anche perché voglio farti una sorpresa.

I due salirono la stretta scalinata, che portava al primo piano della casa. Arrivati al pianerottolo, attesi dalla donna, che aveva risposto al citofono, dopo essersi abbracciate le due comare, Filomena, all'amica:

– Ti presento mio marito. Mi auguro che ti sia simpatico!

– Oh, che piacere... Ma, dimmi, quando vi siete sposati? E non avete fatto sapere niente a nessuno! Vi siete sposati alla chetichella?

– Sai, comara Concetta, incominciavo a sentire il peso della solitudine, così, incontrando lui, ho perso la testa e mi sono decisa a sposarlo. Penso che tu condivida il fatto, la realtà che ho realizzato e tu mi dica che ho fatto bene a concludere questo grande ed importante passo, che non ho voluto fare mai prima...

– Hai fatto benissimo. In compagnia si sta sempre molto meglio e per tante ragioni, mia cara comara. Ora, certamente, non vorrai raccontarmi come è andata la prima notte di nozze, ma, in seguito, me lo dovrai raccontare con tutti i particolari. Penso che ora vi tratterrete qualche giorno con noi...

– Si vedrà!?

– Cosa vuoi vedere comara mia? Se qualcuno vi ospiterà? Qui tutti sono disponibili. Anch'io, se ti va, posso offrirti un letto matrimoniale per tutti i giorni che tu vorrai. Non avrai solo che da scegliere dove e con chi vorrete stare, mia cara. Tu sai che questa rimane sempre la casa a tua completa disposizione sia per te che per tuo marito. Noi siamo povera gente, che non ha studiato, ma il nostro cuore è sempre aperto e molto grande per te.

– Grazie comara. Lo so che siete molto ospitali perché mi volete molto bene ed anche io ne voglio a voi tutti, che siete sempre così cari con me e mi volete riempire sempre di notevolissime attenzioni, che, forse, non merito!

– Non dire schiocchezze. Anzi, scusatemi, per parlare, siamo rimasti in cima alla scalinata. Entrate, che ci mettiamo vicino al fuoco, visto che fa ancora molto freddo qui da noi. Accanto al focolare si sta molto meglio, anche se voi, dopo il matrimonio, siete arroventati!

Così tutti e tre entrarono nella camera,che fungeva da sala da pranzo e da cucina con un grande focolare sempre ricco di legna arroventata.

– Sai, mio marito è andato in campagna e non sarà qui molto presto perché dopo, dovrà accudire alle bestie. Tu avrai saputo che Antonia ha deciso, assieme al genero e alla figlia che stanno pensando di tornare definitivamente in Italia?!

– Antonia è mia zia ed è sua sorella, che ha sposato mio zio, il fratello di mio padre di nome, anche lui, Antonio! E sembra che abbiano deciso di tornare definitivamente in Italia per godersi in pace la loro vecchiaia!

– Mi farà piacere conoscerli, se sono, come dici sempre tu, delle persone meravigliose, che ti hanno voluto molto bene...

– Ora su, cosa posso offrirvi, mentre parliamo e ci raccontiamo un poco di pettegolezzi del luogo, miei cari amici?

– A me, basta un bicchiere d'acqua. Ad Elio puoi offrire un bicchierino di liquore. Naturalmente secco, cioè cognac o whisky. Lui non beve liquori dolci. Non gli piacciono. Se non li hai, non fa niente. Non è che sia un grande bevitore per cui non possa farne a meno. Visto che l'aria, qui, è molto più rigida di Campobasso ed umida, penso che gli farebbe piacere e, bere un bicchierino, fa bene per riscaldarsi un poco...

– Non occorre. Non è necessario. Certo, col freddo che fa qui oggi, non ci starebbe male un bicchiere di cognac...

Intanto Concetta si apprestò alla credenza e tirò fuori una bottiglia di liquore svizzero, dicendo:

– Questa me l'hanno riportata dalla Svizzera i miei nipoti. Mi fa molto piacere aprirla per te e mi dirai se sarà di tuo gradimento o meno. L'ho conservata per le grandi occasioni e questa è, per me, una grandissima occasione.

Così dicendo, prese il cavatappi ed aprì la bottiglia. Poi prese un bicchiere dalla credenza e lo riempì per offrirlo ad Elio.

– Così pieno e grande... è troppo. È meglio meno!

– Non occorre che tu lo beva tutto d'un fiato, puoi bertelo un poco per volta e con molta calma, mentre noi chiacchiereremo...

– Non datevi disturbo. Saprò stare in silenzio, mentre voi spettegolerete fra voi.

Il giovane sorseggiò il suo cognac e le donne incominciarono a spettegolare fra di loro.

– Dimmi, comara, dove siete già stati? Raccontami come ti hanno accolta al tuo paese di Castel del Giudice e da chi siete stati. I tuoi amici cosa ti hanno detto quando ti sei presentata da loro con un meraviglioso marito? Certamente avrai scatenato anche una certa invidia!

– Forse sì. Mi hanno guardata con certe facce... Per prima ci siamo fermati dalla signora della posta, mia vecchia e carissima amica. Infatti ci ha anche invitati a rimanere a pranzo da loro. Elio ha preferito proseguire per completare il giro e poi venire qui. Evidentemente non ha gradito rimanere fra loro. Dopo siamo passati a trovare Leonilde e la vecchia zia con figlio e nipoti. Poi siamo passati a fare visita a Cleonice, comara Antonietta e Teodora.

– Da tua zia Censa non ci sei stata?

– Ma, za Censa non sta a Napoli? Sai, da quando i figli si sono sistemati con il padre presso la Esso Oil Petroli, si sono trasferiti tutti in quella città. Quando torneranno farò visita anche a lei. Può darsi che si possa andare a trovarla addirittura a Napoli, se Elio lo gradirà... Dopo, per evitare che si facesse molto tardi, siamo venuti qui. La prima visita l'abbiamo fatta a Filomena di za Peppina che è stata molto gentile. Oltre al pranzo, ci hanno preparato anche il letto per la notte. Speriamo di stare bene. Elio ha un sonno molto leggero...

– Da Filomena, che non ha figli, starete benissimo. Luigi esce molto presto la mattina per andare in campagna a lavorare. Perciò rimarrete padroni di casa voi!

– Tutto ciò l'ho considerato molto bene. Perciò ci siamo diretti da lei, certa di non essere disturbati e di essere trattati divinamente. Infatti non mi sono sbagliata.

– E qui?

– Dopo aver pranzato da Filomena, siamo andati a trovare la comara Siria e la sua famiglia. Sai, il figlio lavora in Comune e può sempre essere utile! Dopo siamo passati dagli zii Di Lucente e successivamente siamo venuti qui da te.

– E a me fa molto piacere avervi qui e poter chiacchierare con te piacevolmente.

– A proposito. Dimmi, la levatrice si comporta sempre allo stesso modo?

– Cosa vuoi sapere, se fa combutta sempre con la sua amica?

– Sai, sono curiosa e perché certe cose non me le so spiegare. Elio, prima di salire, ha cercato di farmi capire cosa avviene di diverso fra donne e cosa non si può realizzare se non solo con l'uomo...

– Ha perfettamente ragione. La gioia e il piacere che ti può dare un uomo, una donna non potrà in nessun modo darteli...

Il discorso fu interrotto perché, proprio in quel momento, suonò alla porta l'amica dell'ostetrica. Elio, mentre le due donne ciarlavano fra loro, accanto al fuoco, appoggiato con il gomito al tavolo, sorseggiò il suo cognac. Poco dopo rientrò anche il padrone di casa con il quale si salutarono, dopo le presentazioni ed Elio, visto che era rientrato dal lavoro nei campi, disse alla moglie:

– È il caso che si vada via. È tornato dalla campagna stanco ed avrà bisogno di cenare ed andare a riposarsi, dal momento che al mattino si alza molto presto...

– Hai ragione. Andiamo.

Intanto a Campobasso, la famiglia Scarlatelli, composta da Angelo, capofamiglia, dalla moglia Clorinda e dai figli Oreste, Antonio, Rosina e Franco si stava trovando in una situazione molto delicata. Angiolino, come in famiglia lo chiamavano, era segretario comunale con un sindaco sfegatato democristiano. Ultimamente avevano effettuato una gestione alquanto allegra. Nell'aria si incominciò a paventare un problema giudiziario. Così, stando in famiglia, si decise a parlarne con la moglie, che amava, anche se a modo suo, visto che continuava a tradirla con la stessa nipote, che, ora, lo aveva tradito, ingannato, per essersi andata a sposare senza seguire la tradizione familiare del matrimonio religioso, bigotto e senza chiedere, prima a lui, il permesso di farlo! C'è da dire che l'allegra amministrazione dei sindaci democristiani, aveva portato anche l'amico di Angiolino a comportarsi con una certa leggerezza amministraiva. Don Arturo, come lo chiamavano, era un dirigente del provveditorato agli studi del capoluogo molisano.


Elia Giuseppe Del Gatto

 

Fonte: http://orsetto-grigio.blogspot.com/, 2 dicembre 2011.

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