Come ai tempi della transumanza, il viaggio ha inizio lungo un sentiero che ci conduce alle pendici di Monte Campo, costeggiando la strada statale. Un connubio tra antico e moderno.
Le piogge dei giorni precedenti hanno attenuato la calura ed il tiepido sole ci sorride nella nostra impresa. Eh già! Perché per noi non abituati a così lunghe distanze quella di oggi ci sembra proprio un'impresa! Non sarà ardito tentare di imitare gli antichi pastori? L'idea è troppo allettante per rinunciare!
Iniziamo così muniti di bastoni, scarponi, cappelli e sonaglini antivipera. Non manca un cestino per la raccolta di preziose erbe!
Erba, fiori variopinti, arbusti sparsi e più oltre le montagne. Che spettacolo!
Nove salici ci attendono nel nostro cammino. Dicono che il nove sia un numero sacro. Sarà un boschetto sacro? La sosta è dovuta e voluta.
Ripreso il viaggio nuovi incontri ci aspettano. Che simpatico il grillo campestre che corre alla ricerca di un sasso sotto cui nascondersi. E gli scarabei stercorari che fanno rotolare una palla di sterco, muovendosi come giocolieri su di essa. Per loro non è una cosa sporca, è la vita. Un moderno pastore con le sue pecore ci saluta da lontano.
Sotto i nostri piedi compare qui e lì una splendida carlina, sembra un sole in terra. E poi... ma guarda quel bruco dove ha deciso di finire la sua vita strisciante per iniziare quella che lo porterà in volo trasformato in leggiadra farfalla! È sulla trave di un vecchio trullo che ha formato la sua crisalide.
Nel nostro cammino siamo giunti in prossimità di un ricovero di pastori. Uno, due, tre ricoveri e resti di chissà quanti altri ancora ci fanno immaginare la vita su questa montagna durante la transumanza. «Qui potevano alloggiare due pastori» ci diciamo. «Qui c'è posto solo per uno. Ma avevano freddo? Cosa si raccontavano? A cosa o a chi rivolgevano i loro pensieri nel silenzio della notte?». Domande che resteranno irrisolte nella nostra mente. Testimonianze dirette di una vita ormai così lontana non ce ne sono quasi più.
Spinti ancora da una sorta di emulazione che ci ha accompagnato sin dall'inizio, non esitiamo ad entrare in questi ricoveri, quasi a voler carpire da quelle pietre e da quelle quattro mura sensazioni di chi molto tempo prima ci ha preceduti.
Abbandoniamo la nostra temporanea dimora con un po' di dispiacere, ma la strada da percorrere è ancora lunga ed il tempo tra mille riflessioni trascorre.
Continuiamo e intanto ci avviciniamo alle pendici di Monte San Nicola. Il nostro sguardo si sofferma all'orizzonte. Agnone ci appare e alle spalle ancora Capracotta. Come sembrano annullarsi le distanze da quassù! Basta tendere le braccia ed avvolgiamo in un abbraccio ideale i due paesi!
Ci lasciamo Monte San Nicola alle spalle e scendiamo sulla statale. Non troviamo l'imbocco della vecchia strada comunale Capracotta-Agnone. Per fortuna un passante ce la indica. Il tempo ha cancellato ogni traccia di quell'antico collegamento. Solo erba alta... orientandoci alla meglio ci dirigiamo verso la Fonte del Duca, dove ci regaliamo una meritata sosta per il pranzo. L'acqua che sgorga dalla fontana rinfresca le nostra membra e ci tiene compagnia con la sua melodia.
Di nuovo in cammino. Stavolta è un campo di grano che ha nascosto il sentiero. Lo attraversiamo e come è dolce farsi accarezzare dal grano a sua volta accarezzato dal vento che lo fa ondeggiare lievemente!
Ritroviamo il sentiero, ormai Agnone si avvicina sempre di più. Passiamo davanti a delle case e delle persone gentili ci offrono da bere. Ora ci toccherà affrontare l'ultimo tratto in salita. Una stradina che taglia il bosco si inerpica sul versante... il nostro viaggio sta per terminare. Com'era lontana la meta!
Questa giornata lascerà in ognuno di noi un ricordo particolare. A me ha lasciato una forte sensazione di libertà, perché la natura è libera, e di felicità, perché come non si può gioire di fronte a tanta meraviglia! E poi il fatto di aver portato a termine quella che all'inizio appariva come un'ardua impresa è una soddisfazione immensa. Non so se mai ripeterò una tale esperienza, ma una cosa è certa, non la dimenticherò mai!
Isabella Pannunzio
Fonte: http://www.altosannio.it/, 20 maggio 2007.