La specie umana, nella sua lunga storia iniziata milioni di anni fa, con le forme dell'Homo habilis e dell'Homo erectus, ha sempre manifestato una spiccata propensione alla migrazione, a spostarsi, cioè, dai luoghi di origine, per andare alla ricerca di nuovi, più fertili territori.
L'Homo sapiens, nato in Africa, centomila anni addietro, prima si è rivolto verso l'Asia, perché contigua, 80.000 anni addietro e quindi verso l'Europa, attraverso Gibilterra, 50.000 anni dopo.
Lo spostamento di masse consistenti ha, quindi, segnato la vicenda umana, anche in epoche più recenti. La corrente che ha portato, per mezzo della schiavitù, sette milioni di neri dall'Africa in America, su navi che salpavano dalle coste del golfo di Guinea, per le regioni meridionale degli Stati Uniti, è forse stato il maggior fenomeno di migrazione illegale che la storia ricordi.
Ma un altro esempio si è verificato, fra la metà dell'Ottocento ed i primi del Novecento quando 50 milioni di europei si sono trasferiti nel Nord America, nell'America latina ed in Australia, creando società multietniche e multiculturali.
In questi ultimi anni, invece, anche l'Europa, una volta centro di emigrazione, è diventata la principale meta di flussi migratori, dapprima nell'interno, dal Sud dell'Europa, verso il Centro-Nord Germania, Belgio, Svizzera, Francia, ora al contrario, da parte di moltitudini provenienti dall'Africa, dall'Asia, dagli Stati dell'Est europeo, verso i paesi dell'Europa Occidentale.
Purtroppo, è nata anche l'immigrazione clandestina che, ovviamente, si indirizza verso attività illegali, ma remunerative, come la prostituzione, lo spaccio di droga, scippi, furti nelle abitazioni, e rappresenta, nei grandi centri, o nelle ville isolate, un grosso problema legato all'ordine pubblico ed alla sicurezza dei cittadini. Ulteriore problema è che la malavita recluta così, molto agevolmente, la sua manovalanza, fra quanti si trovano in condizioni disagiate, o risiedono illegalmente.
L'integrazione economica è stata la più facile ad ottenere in quanto e quella che porta, ed ha portato, grossi vantaggi al Paese ospitante, badanti, baby-sitter, infermieri, camerieri, lavori faticosi, raccolta di pomodori od altro, manovalanza per costruzioni, perché, in genere meno costosa, o rifiutata dalla gente del posto.
Il problema più difficile risulta quello dell'integrazione socio-culturale. Al momento ci sono stati due modelli, entrambi falliti. Il primo quello francese, che intendeva fare, a tutti gli effetti, di ogni immigrato, un cittadino francese. Modello fallito perché gli immigrati vogliono vivere conservando le proprie "tradizioni", la propria "cultura" come, ad esempio, lo chador delle ragazze a scuola, la poligamia, e la pratica dell'infibulazione.
Anche il modello proposto dalla Germania è risultato negativo in quanto, considerando gli immigrati ospiti, li ha sempre esclusi dalla vita politica ed amministrativa dello Stato, non coinvolgendo l'ospite nelle scelte politiche loro riguardanti.
Per non parlare dell'Inghilterra che ha visto i pachistani di seconda generazione essere attori di atti di terrorismo.
Indubbiamente, rispettare le idee altrui è indice di civiltà, ma è altrettanto legittimo che, tranne alcune minoranze etniche, come i baschi, i valloni, i curdi, gli altoatesini, i friulani, che hanno lottato per far valere la loro storia secolare, ci si uniformi ai costumi del luogo che li ospita.
Purtroppo, in breve tempo, l'Europa si è trasformata nel maggior rifugio dei flussi migratori, superando USA, Canada ed Australia, considerando anche l'abbattimento del "muro della vergogna", del 1989.
Spagna, Italia, Grecia, Portogallo, anche forse a causa della loro posizione geografica, e le migliaia di chilometri di coste, non sono stati in grado di controllare il fenomeno, determinando, per i sempre più numerosi gommoni, l'insediamento di gruppi sempre maggiori di disperati, di disadattati.
L'immigrato, come abbiamo visto, rappresenta indubbiamente un vantaggio per i paesi industrializzati, perché va ad occupare i posti di lavori più faticosi e mal pagati, rifiutati dai residenti, ma il problema dovrà essere quello di individuare le reali esigenze e necessità di manodopera, in modo da permettere l'ingresso solo a coloro ai quali si potrà offrire un lavoro, ed una sistemazione dignitosa, e cercare di vietare l'immigrazione clandestina, aiutando i Paesi più poveri a progredire nell’offrire lavoro ai concittadini.
In Italia, la riduzione delle nascite, crescita zero, e l'invecchiamento della popolazione, sarebbero condizioni positive per il loro ingresso, ma di persone qualificate, non clandestini. Ad esempio, non si trovano più ragazze che vogliono fare le domestiche, o persone disposte a lavorare nei campi nella raccolta dei pomodori, o nelle stalle ad accudire gli animali. Anche nella nostra Capracotta, molte greggi e stalle sono gestite dai macedoni.
Ciò nonostante, l'immigrazione è continuamente percepita in termini di disagio, per quanto la stragrande maggioranza degli immigrati sono di fatto con educazione, intelligenza, e qualità notevoli.
Interrogata la ragazza rumena che assiste mia figlia con due bambini di un anno e mezzo e quattro anni, sull'Italia, ha risposto: «Io sono la prima di sette figli, in Romania tutti ci aiutiamo e siamo più buoni. In Italia si è più egoisti».
Per non parlare di altri parenti, con dignitosissime ragazze ucraine sposate, che vogliono far nascere i loro figli in Italia, o ragazze polacche che affrontano grandi sacrifici per mantenere i loro cari lontani.
II problema è, quindi, soprattutto la presenza di clandestini ed di disadattati, costretti ad agire criminosamente.
Più di 21 milioni sono le persone che risiedono da cittadini stranieri nei paesi del UE, di cui quasi tre milioni in Italia, ma una considerazione è a fare l'Homo italicus, non è mai esistito. Fenici, pelasgi, lidi, greci, celti, galli, longobardi, bulgari, franchi, arabi, normanni, svevi, albanesi, spagnoli, austriaci, sono il crogiuolo etnico della nostra Nazione, cosicché questa si può definire multietnica, sotto, però, l'indirizzo etico-religioso della Chiesa cattolica, per la presenza dei successori di Cristo, retaggio dell'Impero romano.
Vincenzo Ferro
Fonte: https://www.vincenzoferro.it/, 29 giugno 2006.