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Il ministro degli Esteri Guido Di Tella


Guido Di Tella

La vita di Guido Di Tella si è mossa principalmente lungo due direttrici, la politica e l'insegnamento, e va analizzata di pari passo con la storia argentina del secondo Novecento, specificatamente sotto le luci e le ombre del peronismo, un'ideologia che ha permeato l'intero spettro partitico dell'Argentina dal 1946 ad oggi.

Secondogenito del capracottese Torquato, Guido studiò dapprima presso la Escuela Argentina Modelo e poi alla Universidad de Buenos Aires, dove ottenne la laurea in Ingegneria industriale nel 1955, anno in cui il suo Paese conobbe la Revolución Libertadora che portò alla destituzione di Juan Domingo Perón (1895-1974). A dispetto del padre, Guido aveva trascorso la prima gioventù a stretto contatto con la Democracia Cristiana e con la Línea Recta ma, dopo aver visto da vicino la brutale repressione che aveva accompagnato il colpo di Stato del '55, si convertì apertamente al peronismo durante una congiuntura politica tutt'altro che favorevole, visto che il generale Perón era in esilio, molti dei suoi accoliti si trovavano in carcere e ogni espressione di sostegno al suo governo o al suo partito erano vietate e perseguite.

Assieme al fratello maggiore Torcuato Salvador, Guido rilevò l'azienda di famiglia - la Siam - nella seconda metà degli anni '50 ma, per la poca esperienza imprenditoriale del nostro e per il ciclo economico negativo, l'azienda andò incontro a un lungo e tormentato periodo di crisi, aggravato da alcuni investimenti finanziari sbagliati. Nel 1959 Guido proseguì la propria formazione accademica col conseguimento del dottorato in Economia presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, per dedicarsi quindi all'insegnamento di materie economiche presso l'università cittadina e la Universidad Católica Argentina.

Con la Siam in bilico tra continue depressioni e ripartenze, gli sforzi dei fratelli Di Tella si concentrarono sulla fondazione dell'Instituto Di Tella (1958), celebre nel Sudamerica degli anni '60 per il mecenatismo in favore di sperimentatori d'ogni sorta, compositori e artisti d'avanguardia. Inoltre, grazie al Centro de Desarrollo económico social, l'Istituto si dedicava anche alla ricerca in campo socioeconomico, un ambito particolarmente caro a Guido. All'interno del Centro egli si impegnò nella didattica e nell'organizzazione della ricerca scientifica, e lì elaborò la teoria del desarrollo indirecto (sviluppo indiretto), difendendo le proprie tesi in numerosi articoli pubblicati tra la fine degli anni '60 e il principio dei '70. Nel 1968 Guido Di Tella incaricò l'architetto Clorindo Testa di progettare la sua casa, lo studio e la collezione d'arte nel quartiere di Belgrano, un'abitazione che divenne un mirevole esempio di architettura brutalista argentina (nel 2011 la casa sarà demolita per costruirvi un condominio).

Durante gli anni '60-'70 tutti i governi argentini eletti furono rovesciati da golpe militari caratterizzati da esplosioni di violenza politica e conflitto sociale. Ciononostante in quegli anni l'economia argentina registrò i più alti indici di crescita del mondo e nel maggio 1972 Guido Di Tella fece parte del séguito che riportò in patria Perón dopo ben 17 anni di esilio forzato.

Di Tella presiedette dapprima il Fondo nacional de las Artes sotto la breve presidenza di Héctor José Cámpora (1973) e, nel successivo governo di Isabel Martínez de Perón (1974-76), vedova del generale, fu nominato sottosegretario all'Economia, dicastero allora presieduto da Antonio Cafiero. Nel frattempo, dopo le ripetute crisi economiche e un'inflazione galoppante, l'azienda di famiglia venne nazionalizzata, per scivolare nel 1981 in una disastrosa bancarotta e quindi essere definitivamente liquidata nel 1994.

Dopo l'ennesimo rovesciamento militare del 24 marzo 1976, guidato stavolta da Jorge Rafael Videla, il nostro fu arrestato insieme ad altri leader peronisti e imprigionato sulla nave 33 Orientales, ove conobbe Carlos Saúl Menem. Grazie all'intercessione di alcuni economisti che in passato avevano apprezzato il suo lavoro presso l'Instituto Di Tella - tra cui l'allora ministro dell'Economia José Alfredo Martínez de Hoz - Guido venne infine liberato e andò in esilio in Inghilterra, stabilendosi a Oxford con una borsa di studio al St. Antony's College, dove pubblicò alcuni volumi sull'Argentina peronista e sulla propria esperienza politica.


Guido Di Tella.

Dopo il ripristino del governo civile nel 1983, Di Tella fu eletto deputato federale e fece ritorno in Argentina; grazie all'amicizia con Cafiero, ormai leader della Renovación peronista, riallacciò subito i contatti col Partido Justicialista e durante il governatorato della Provincia bonaerense (1987-91), Guido Di Tella sostenne la candidatura di Antonio Cafiero alla presidenza. Tuttavia, quando alle elezioni presidenziali del 1989 questi venne sconfitto, Menem nominò Di Tella viceministro dell'Economia, come secondo di Miguel Roig, responsabile assieme a Domingo Cavallo del cambio fisso peso-dollaro a contenimento dell'inflazione. In séguito, il presidente lo nominò prima ambasciatore negli Stati Uniti, dove diede l'avvio a strettissimi rapporti diplomatici, poi, nel febbraio 1991, ministro della Difesa, ed infine, appena sei giorni dopo, gli offrì il dicastero degli Affari esteri.

Il mandato ministeriale di Guido Di Tella agli Esteri è il più lungo della storia d'Argentina, 8 anni e 10 mesi: il suo ufficio cominciò il 1° febbraio 1991 e terminò il 10 dicembre 1999, in concomitanza con la fine del governo Menem. La linea principale della sua politica - coerente con quella del defunto padre - fu quella di rivendicare a gran voce, per l'Argentina, un posto all'interno del cosiddetto "primo mondo", da ottenere attraverso fitte relazioni diplomatiche e commerciali coi paesi dell'Europa centrale.

È sotto questa lente interpretativa che bisogna leggere la riorganizzazione dei rapporti col Regno Unito voluta da Di Tella, dopo che l'infausta guerra delle Falkland (1982) aveva seriamente minato - per non dire compromesso - i rapporti fra i due Stati. Guido Di Tella decise invece di accantonare la disputa sulla sovranità territoriale delle isole atlantiche, portando avanti rapporti bilaterali basati su distensione e cooperazione reciproca. Va detto che questo incessante lavorio diplomatico col Regno Unito fu forse il suo maggior risultato politico.

Dal punto di vista interno, il ministro pose l'accento sulla problematicità dei rapporti tra lo Stato centrale argentino e gli abitanti delle Malvine - i cosiddetti kelpers -, predisponendo una politica accomodante di donativi nei loro confronti: il principale risultato fu quello di rendere permanente la presenza argentina sulle isole ma probabilmente non riuscì a migliorare l'immagine del Paese sudamericano tra gli isolani. A tal proposito resta celebre la sentenza fornita da Di Tella a coloro che tacciavano la sua politica estera di "frivolezza": «Preferisco che i kelpers ci considerino frivoli (boludos) piuttosto che pericolosi». Al termine del governo Menem, Di Tella organizzò pure un incontro col ministro degli Esteri britannico Robin Finlayson Cook e con diversi rappresentanti delle Isole Falkland per avviare negoziati che portassero all'istituzione di rotte commerciali tra l'Argentina e le isole stesse, come poi effettivamente avvenne.

Un altro obiettivo importante conseguito dal ministro Di Tella fu quello di aver posto fine alle dispute di confine col Cile. Un primo accordo internazionale del 2 agosto 1991 definiva la risoluzione della controversia del litigio del campo de hielo Patagónico Sur dividendo in due parti uguali l'area geografica della Patagonia meridionale; successivi trattati e lodi arbitrali ritoccarono ulteriormente i confini firmati nell'accordo originario fino a giungere alla sentenza definitiva del 21 ottobre 1994 emessa dal Tribunale arbitrale, appositamente nominato dalle parti, in cui veniva riconosciuta la sovranità della maggior parte del territorio conteso allo Stato argentino.

I detrattori del peronismo ditelliano non smisero mai di biasimare la politica estera argentina degli anni '90, definendola sfacciatamente filoamericana, costantemente deferente nei confronti della superpotenza, ossequiosa ad ogni iniziativa statunitense presso l'Onu. A questa e ad altre critiche Guido Di Tella rispose con fine sarcasmo, definendo "carnali" i propri rapporti con gli Stati Uniti. Al di là di ogni provocazione dialettica, i benefici e i vantaggi di questa politica furono stringati dallo stesso Di Tella in un'altra uscita lapidaria: «L'Argentina è diventata oggi un paese chiaramente affidabile. Nel mondo i bassi standard di affidabilità esistono e di certo non ce ne siamo inventati uno speciale tutto per noi».


Guido Di Tella.

Come anticipato, la fine della carriera politica di Guido Di Tella coincise con quella del mandato presidenziale di Carlos Saúl Menem ma fu segnata da un'inchiesta giudiziaria nei suoi confronti per la presunta vendita di armi a Ecuador e Croazia, nonostante l'embargo delle Nazioni Unite. Il processo a suo carico non fu mai celebrato poiché una malattia degenerativa se lo portò via nella sua casa di campagna.

Guido aveva cinque figli. È l'unico dei tre grandi Di Tella d'Oltreoceano a non aver mai visto Capracotta.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • AA.VV., A la Mèreca. Storie degli emigranti capracottesi nel Nuovo Mondo, Cicchetti, Isernia 2017;

  • T. C. Cochran e R. E. Reina, Entrepreneurship in Argentine Culture. Torcuato Di Tella and Siam, University of Pennsylvania Press, Philadelphia 2012;

  • Y. Dezalay e B. G. Garth, The Internationalization of Palace Wars. Lawyers, Economists, and the Contest of Transform Latin American States, The University of Chicago Press, Chicago-London 2002;

  • G. Di Tella, Argentina Under Perón 1973-76, The MacMillan Press, London, 1983;

  • G. Di Tella e D. C. Watt, Argentina between the Great Powers: 1939-46, The MacMillan Press, London, 1989;

  • G. Di Tella e C. R. Braun, Argentina 1946-83. The Economic Ministers Speak, St. Martin's Press, New York, 1990;

  • A. Giunta, Avant-Garde, Internationalism, and Politics. Argentine Art in the Sixties, Duke University Press, Durham-London 2007;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • C. Paternosto, The Stone and the Thread: Andean Roots of Abstract Art, University of Texas Press, Austin 1996;

  • L. Zanatta, I sogni imperiali di Perón. Ascesa e crollo della politica estera peronista, Libreria Universitaria, Padova 2016.

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