Ora so perché
quella coltre di campi da arare
seminata di pali di bidenti e zappe
lasciati all'aria
nella pausa di colazione all'ombra
mi parve il volto di un camposanto.
– Se il paese era scarno
invecchiato come un convento
quei pali sapevano il numero
della gente viva.
Come a un cenno, infatti,
la distesa si animò di figure,
femminee tutte,
lente stanche vaghe
come fantasmi
e le braccia rotearono rapide
le lame che affettavano le zolle
con una lena che sapeva di fretta
e di richiamo...
Ora, sulla via che portava
ai casolari vuoti
ogni gonna trascinava un pianto
ed un lamento
e tante braccia cullavano un vagito;
e i pali delle zappe e dei bidenti
all'aria sulle spalle
mi davano l'idea delle croci:
croci che in quel paese del Sud
attendono le braccia dei cirenei.
Geremia Carugno
Fonte: G. Carugno, Molise che emigra, in M. Gastaldi, L'Italia centrale, meridionale e insulare viste da centinaia di poeti e scrittori italiani contemporanei, Gastaldi, Milano 1967.