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Monografia su Caprasalva


Capracotta anni Cinquanta
Panorama di Capracotta negli anni '50 (foto: V. Simone).

Per quanto attiene alla seguente leggenda, così si dovrebbe chiamare Capracotta che, posta ai confini della terra del Molise, è uno dei paesi più alti della nostra Penisola, certamente il più elevato dell'Appennino, e stando alla storia, il Comune più alto dell'antico Reame dele Due Sicilie e rimasto all'epoca normanna.

Sorge su di una vasta e tortuosa montagna a metri 1.421 dal mare e domina, a forma di un grande loggiato, le due vallate del Sangro e del Trigno, la prima ad occidente, coronata da una chiostra pittoresca di monti, tra cui spicca gigante e superba la Maiella, e l'altra ad oriente che si perde all'infinito, sino alle Puglie, in un trionfo di luce, di colori e di paesaggi.

Nei suoi pressi si elevano due maestosi monti, a circa metri 1.800 dal mare, il Capraro e il Montecampo, che le fanno buona guardia, quali degni e gelosi custodi della sua semplice ma austera bellezza, e sulla vetta di quest'ultimo, portandovisi di buon mattino d'estate, si scopre un vasto e meraviglioso panorama, che comprende tutta la zona dell'Adriatico e si estende fino alle lontane coste della Dalmazia.

Ai piedi di Montecampo, trovasi lo stupendo e suggestivo pianoro di Prato Gentile, che con i suoi meravigliosi stazzi e, circondato da foltissime faggete, è meta di turisti bramosi di un angolo di pace e che, sfuggendo all'accecante calura estiva, vanno a ricrearsi lo spirito nel godersi l'eccellente frescura che questo grande naturale verde tappeto offre.

Situata su di un altopiano, Capracotta offre anche delle lunghe e comode passeggiate e, avuto all'eccessiva altitudine in cui si trova, ha strade pianeggianti ed un discreto corso. Fra i suoi edifici notevoli spiccano la monumentale Chiesa Matrice di S. Maria Assunta in Cielo e lo scolastico.

Circa le sue origini nulla sappiamo di certo, se non quanto si può desumere da un documento consacrato nelle "Memorie Capracottesi" raccolte e scritte dal dott. Nicola Mosca (antenato dell'autore del presente opuscolo), che Capracotta rimonta al Medioevo e che, secondo una leggenda, questo nome significa "Caprasalva", perché raffigurante una capra fuggente tra le fiamme restandone illesa a seguito della "prova del fuoco", giudizio estremo famoso nei costumi dell'epoca longobarda (secolo X), ed è proprio lo stemma del Comune che conforta tale congettura. Probabilmente deve avere attinenza da vicende e leggende peculiari della vita pastorale di quei tempi.

Alcuni uomini illustri che ebbero occasione di visitare Capracotta così scrissero in un libro che si conservava nel Palazzo Comunale e che è andato distrutto a causa degli eventi bellici del 1943:

  • Francesco Fede (professore in Pediatria): «Con ammirazione per la civile Capracotta, le sue filantropiche istituzioni, la gentilezza dei suoi cittadini, il bel paese, il vastissimo orizzonte, l'aria saluberrima, esprimo il mio alto compiacimento».

  • Antonio Cardarelli (clinico di fama mondiale): «Vorrei poter trasmettere, scrivendo in questo libro, la graditissima e commovente impressione provata dall'animo mio per le accoglienze sorprendentemente nobili e cordiali avute in questo paese. Pur venendo da un viaggio in parti civilissime d'Europa, ho provata la più bella impressione, che non è stata inferiore a quella avuta in città civili e decantate per il loro splendore».

  • Francesco Tedesco (ministro del Tesoro dell'epoca): «Fra i ricordi della mia vita ministeriale rimarrà particolarmente grato quello del lieto soggiorno in questa cittadina che i meridionali dovrebbero conoscere per trarne esempio di civile progresso».

  • Emanuele Gianturco (più volte ministro e cittadino onorario di Capracotta): «Voglio anch'io, che mi onoro di essere cittadino onorario di Capracotta, scrivere in questo libro tutta la profonda incancellabile gratitudine mia verso la civile e colta cittadina. Qui dove l'altezza delle montagne pare rispecchi l'altezza dei sentimenti, il mio pensiero si ritempra nelle pure gioie di amicizie costanti e nella rispondenza di vivissimi affetti con una popolazione schietta, cordiale e forte. Dovunque le sorti di Capracotta, la tutela dei suoi diritti mi chiamino, là, cari concittadini, accorrerò sempre volenteroso e pieno di fede».


Attilio Mosca

 

Fonte: A. Mosca, Monografia su Caprasalva (Capracotta), Tip. Lampo, Campobasso 1966.

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