Addio
ai giuncheti del Verrino,
dall'eterno mormorio;
alle case, al mio giardino,
la canzone dell'addio:
o Sannio mio,
io vò lontano:
per sempre, addio!
Scendendo al piano,
un rio dolor
mi strugge 'l cor!
Oh, la chiara aria turchina!
Oh, il ridente paesaggio!
Scorre l'onda cristallina,
mormorando in suo viaggio:
addio, brigate
di cari amici;
innamorate
alme felici:
addio, bel pino
del mio giardino!
Sale al cielo lento lento
Giù, dal fondo d'uno speco,
stornellando un rio lamento,
che ripete d'eco in eco:
addio villaggi,
cari torrenti,
abeti e faggi.
Occhi lucenti
della forese
del mio paese.
Vi saluto vaghe sere,
bei tramonti e sogni d'or:
rosso volto e chiome nere,
così dolci e questo cor!
Il treno divora
e l'erta e 'l piano;
anche un'altr'ora,
poi son lontano:
addio, Verrino!
Addio, buon vino!
Andrea D'Agnillo
Fonte: A. D'Agnillo, Ai monti del Sannio, in «Aquilonia», V:10, Agnone, 16 settembre 1888.