Una poesia semplice, breve, toccante, provocante e sincera di Eduardo De Filippo. È invito a vivere il tempo nella fantasia e nella creatività, superando la pecundrìa (ipocondria), la noia, l'abbandono, il non far niente, l'indifferenza e l'anestetizzazione della coscienza. Pericoli insidiosi che portano alla depressione senile. Non si può più vivere il presente senza inglobare un'idea di futuro, in una prospettiva che porta a considerare le azioni quotidiane come propedeutiche al bene comune e alla crescita degli altri. Valorizzare le piccole cose all'interno di grandi orizzonti con il desiderio e la forza interiore che spalancano al senso della vita. Dio e la religione non impongono la loro presenza, ma la offrono come possibilità di incontro e di relazione. Quando avviene l'incontro con Dio, anche la preghiera si fa interiore e personale, esce dal tempo e dallo spazio. Resta in un silenzio infinito, in cui tutto è rarefatto, i sensi si affinano, sentono nella preghiera, eternità e pace. Pregare è dare del Tu a Dio e dimenticare se stessi.
Dio è il totalmente altro, che entra nella storia, perché la storia diventi totalmente altra da quella che è. (K. Barth)
Dio è diversità che viene, perché la vita sia trasformata e fiorisca. Anche Leopardi ha chiosato nello Zibaldone: «I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini trovano il nulla nel tutto». È questione di fantasia e di creatività.
Pigliammoce sta vita cumme vene,
llassammo for' 'a porta 'a 'pucundria
'mparammece a campà c' 'a fantasia:
nce sta cosa cchiù bella pe campà?
'A fantasia se sceta ogne matina,
comme si fosse prencepe rignante,
affonna 'e mane aperte int' 'e brillante
e nun s' 'e ppiglia: che s' 'e ppiglia a ffa?
E che curredo tene! Nu mantiello
c' 'a luce cchiù d' 'o sole e nun è d'oro;
quanno se mena 'ncuollo stu tesoro,
abbaglia 'a vista: nun se può guardà.
Pò tene nu relogio cumpiacente,
cu sissanta minute d'allegria,
mmiez' 'o quadrante liegge: FANTASIA
e fa tà-tì, tà-tì, nun fa ti-tà...
«Pigliàmmoce sta vita cumme vène» è il primo invito. Prendere la vita come viene, non per fatalità ineluttabile o per gioco del destino cieco e baro, con pessimismo sterile, ma con fede, fiducia, pazienza e perseveranza. È il modo di affrontare la vita con la saggezza popolare: 'gna vò Dije, 'ngrazie a Dije. Sono semplici espressioni colte sul labbro di ogni credente. Una religione che, fondata sulla fede, è universale garanzia di libertà. Una religione di timbro eroico, agonistico, nel senso della vigile lotta, che il pensatore Pascal dava alla parola, quando diceva che «Cristo sarà in agonia sulla terra sino alla fine del mondo». Una religione fondata su Dio «Padre e provvidente», sulla linea del Concilio Vaticano II e dell'insegnamento dei Papi. Rigorismo morale è il nome laico della fede, posta alla prova del male, dell’indifferenza, della disperazione. «All'uomo spettano soltanto le ultime parole, – afferma il teologo pensatore D. Bonhoefer – l'ultima, indecifrabile ad occhio umano, è di Dio». L'uomo religioso trascende la storia, non sottraendosi ad essa, ma vivendola, soffrendola dei suoi contraccolpi, perché anch'essa reca il sigillo di Dio. È la scommessa della scelta, che rimanda ancora a Pascal, e riguarda la fiducia di Dio sulla terra, con il mistero senza fine della Provvidenza.
«Lassammo for' 'a porta 'a pucundrìa». Lasciare fuori la porta della propria vita l'ipocondria, è il secondo invito, per vivere "senza ansia e senza angoscia". Il termine ipocondria (dal greco: upò-condros = cartilagine del torace) indica una forma clinica dei disturbi d'ansia, caratterizzata dalla preoccupazione nei confronti della propria salute, con la convinzìone che qualsiasi sintomo avvertito sia il segno di una patologia. Indica un malessere, noto già in epoca antica, che si riteneva localizzato nella fascia addominale. Solo più tardi si comprese che la causa di questo malessere era collegata ad aspetti psicologici. Può essere definita come un meccanismo di difesa associato alla vita relazionale e sociale oppure all'identità personale.
Un livello di istruzione avanzata, la formazione continua, l'occupazione di elevata complessità, l'impegno in attività intellettualmente stimolanti, sono fattori che contribuiscono a creare una riserva di risorse neurali in grado di mitigare e curare l'ipocondria. Il decadimento cognitivo associato all'invecchiamento può aiutare a vivere senza ansia. Un programma di vita che prevede il coinvolgimento e la partecipazione attiva (engagement) favoriscono relazioni positive e aumentano la socialità e la creatività. Rappresenta un approccio di grande interesse anche per le politiche di promozione alla salute. La saggezza collegata a una migliore salute fisica e mentale, al benessere e alla felicità, alla soddisfazione della vita e alla resilienza, permettono di creare nuovi percorsi educativi per aumentare il benessere, a beneficio sia degli individui che delle società. È la fantasia collegata al vivere quotidiano, all'orologio che segna sempre le stesse ore, come recita la poesia, e «fa tà-tì, tà-tì e non fa tì-tà», con creatività e inventiva.
Papa Francesco parla spesso delle diverse età della vita. E sempre le mette in relazione tra loro, sottolineando il valore dei rapporti intergenerazionali. Capovolge la visione di una terza età come declino e indica invece la prospettiva «che il meglio deve ancora venire». La vecchiaia è «la fase della vita più adatta a diffondere la lieta notizia che la vita è iniziazione per un compimento definitivo». Gli anziani sono una risorsa, dice in pratica Francesco, non un peso, come la società sembra considerarli, proponendo in alcuni casi scorciatoie inaccettabili come le derive eutanasiche sotto gli occhi di tutti.
Bisogna rifuggire da una vecchiaia che si consuma nell'avvilimento delle occasioni mancate e che porta all'avvilimento per sé e per tutti. La vecchiaia vissuta con dolcezza, con rispetto per la vita reale, scioglie definitivamente l'equivoco di una potenza che deve bastare a sé stessa e alla propria riuscita. Bisogna liberarsi dalla presunzione di essere perfetti e in salute, energici e pienamente riusciti. «Il tempo dell'invecchiamento che Dio ci concede, – fa notare il Papa – è già in sé stesso una di quelle opere più grandi che Gesù ci promette che compiremo se crediamo in Lui». La nostra vita non è destinata a concludersi in se stessa, in una immaginaria perfezione terrena, ma ad andare oltre, attraverso il passaggio della morte. Perché la morte è un passaggio, rimarca il Papa, il nostro punto d'arrivo non è qui, ma accanto al Signore dove egli dimora per sempre. L'anziano è chiamato a dare il testimone ai bambini, dono interrotto di Dio al mondo, perché lo portino avanti. L'alleanza dei vecchi e dei bambini salverà la famiglia umana, il dialogo tra bambini, giovani e vecchi garantisce un futuro che non si vede chiaro. Restituire la tenera testimonianza degli anziani, che possiedono la saggezza del morire, alle nuove generazioni è un appello pressante per «imparare a nascere».
«'Mparramece a campà c' 'a fantasia». La fantasia è il primo talento degli artisti, dei poeti e degli scrittori, è caratteristica che rende unico ogni essere umano. Permette di trovare relazioni dove non ci sono, di dar vita ad invenzioni, arte, musica e storie personali. Offre le ali che ci portano oltre i confini, chiavi per aprire porte segrete, maestri invisibili che guidano lungo sentieri nuovi. È dentro di noi e ci circonda ovunque siamo, nelle cose che abbiamo in evidenza, negli strumenti che usiamo ogni giorno. In una parola la fantasia si rispecchia nella creatività, è l'ingrediente segreto che rende sorprendente ogni momento della vita. È una facoltà che permette di vedere e percepire oltre la realtà, modella noi e la nostra vita concreta, oltre i limiti dei nostri sensi e della nostra mente, della nostra attenzione e comprensione. Imparare a campare con fantasia, con inquietudine, con immaginazione, con incompletezza: tre parole chiave per vivere con serena libertà.
«A fantasia se sceta ogne matina comme se fosse nu prencepe regnante: affonna 'e mmane aperte int' 'e brillante e nun s' 'e ppiglia». La fantasia libera dall'ossessione dell'avere, del possedere, della roba, del denaro. Percepisce e riconosce il dare come prima dimensione del vivere, avverte che il distacco dalle cose è segno di dignità personale. Beato, in senso evangelico makarios, significa benedetto, fortunato, felice. Le beatitudini rappresentano un audace marcatore di identità, disegnano di essere "qui e ora" molto concreto, illuminando il cammino che si percorre ogni giorno nella vita, additando l'orizzonte di pienezza verso cui convergiamo. La via della fantasia, passa attraverso gli occhi, attiva la mente, tocca il cuore. Dà qualità alla vita e unità al nostro essere, purificandolo da ogni cosa superflua. Fa cogliere il vero, il bene, il bello e il loro indissolubile rapporto. Fa crescere anche la bontà, virtù di rara cittadinanza in questo tempo ferito dal linguaggio del rancore. È anche antidoto alla insicurezza e alla depressione senile, che tarpano le ali dell'amore e rendono indifferenti verso tutti.
«Che curredo tene! Nu mantiello c' 'a luce cchiù d' 'o sole e nun e d'oro». Il corredo della fantasia sono le virtù umane, è lo stile di vita improntato alla cura di sé. Sono le virtù cardinali, cioè cardini dell'esistenza: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Legate a fil doppio con le virtù teologiche, fede, speranza e carità, costituiscono l'ossatura formativa di ogni uomo e donna. Vivere è il più grande tesoro: vivere di poco ed essere soddisfatto non è sempre facile. «L'ingordo degli oggetti genera angoscia», ha affermato un grande psicanalista dei nostri giorni, Massimo Recalcati. Le cose ci arricchiscono di beni ma ci impoveriscono di umanità.
C'è una caduta del desiderio, avvertita oggi da tutti. Il desiderio è la capacità di percepire il futuro e di immaginare diverso domani da come si è oggi, è la molla stessa della vita. Desiderare vuol dire guardare avanti, riconoscere che c'è qualcosa, fuori di noi, in grado di suscitare attenzione, di scatenare speranza, di produrre cambiamento. Non resta che cogliere nel desiderio la virtualità dell'apertura al dono, custodendo l'irriducibile libertà altrui nel corrispondere. Sarà una grazia stupefacente quando due desideri si incontrano. Poi... coltivare le virtù della sobrietà e della moderazione: proteggono la salute, sono libertà, aria allo spirito, forgiano il carattere. Curare l'arte di "lasciar perdere", non accumulare le recriminazioni, i nervosismi, la vana curiosità e i messaggini, sono segni di saggezza e di prudenza.
Sinfonia non significa solo accordo di suoni e di linee melodiche, ma anche «consonanza di vita interiore e spirituale». Nel canto spirito, voce e strumenti operano sinfonicamente: armonia di cui l'anziano è in continua ricerca, che è essenza della presenza di Dio trovata e realizzata. Condurre una lettura sapienziale della propria storia, leggere il proprio vissuto come dono di Dio è richiesto anche dalla fede. Non avere giudizi negativi sul vissuto e sul tempo presente in confronto con quello passato, è il modo più radicale per testimoniare la benevolenza e la affidabilità con cui Dio ha avuto cura di noi, accogliendoci con misericordia. Investire pensieri e affetti sui doni che la vita porta con sé e alle altre età, è anche prova di maturità e di fantasia.
Alcuni semplici comportamenti definiscono il corredo delle virtù: il senso del limite, il distacco dalle cose, il dono della gratuità, la risorsa della memoria, il bagaglio dell'esperienza, una superiore e completa visione della vita. Stabilire rapporti che offrono la possibilità di vedere le cose con la giusta prospettiva, porsi fuori della logica dell'efficienza, amare la gratuità, darla e riceverla in abbondanza, sono esempi concreti di equilibrio e di saggezza. Il buon umore e una corretta e giusta ironia di sé e degli avvenimenti, l'humour all'inglese, il "saper ridere di se stessi" riscaldano il clima umano e apportano un contributo vivo di esperienza alla società e alla vita di tutti.
La depressione senile: malattia psicosomatica che provoca un'alterazione dell'umore. Si manifesta attraverso disturbi somatici (male alla schiena e alle gambe) o disturbi della memoria, ma anche attraverso l'isolamento e l'apatia. Non va sottovalutata perché costituisce una delle principali cause di disabilità degli anziani, con sintomi simili anche nelle persone più giovani. Si manifesta principalmente nei seguenti modi: apatia, ansia, perdita della memoria, pensieri negativi, anomalia dell'umore. Le motivazioni sono di vario tipo, come ultima causa viene anche il pensionamento e la perdita di un ruolo sociale di valore. Farmaci integratori che stimolano la produzione di serotonina (neurotrasmettitore noto come "ormone del buonumore") insieme ai farmaci antidepressivi, aiutano a superare la sindrome della depressione.
Chi non si attiva, per estrema cautela, cade nell'inerzia, nella "paralisi dell'anima", in una indefinita pigrizia, che causa chiusura e tristezza. A-kedia, letteralmente assenza di cura, oggi significa indifferenza, mancanza di valori, rifiuto di qualsiasi scelta, paura di aver paura. È la malattia dell'Alzheimer spirituale, come la definisce papa Francesco, la malattia della dimenticanza o «perdita della memoria morale». Si tratta di un progressivo declino delle facoltà spirituali che causa gravi scompensi alla persona, facendola diventare incapace di svolgere qualsiasi attività autonoma. Dietro l'insidia dell'accidia, secondo il parere degli antichi maestri di spirito, si nasconde un peccato dai tanti volti e soggetto ad una incessante metamorfosi: dalla solitudine al tedio, dal torpore allo sconforto, dal dubbio al dissenso.
Volare: è l'ultima scheggia di saggezza, ultimo sprazzo di luce e di speranza, ultimo spruzzo di vita e di fiducia. Sapiente è colui che trova qualcosa da imparare da ogni uomo e donna.
Se basta una parola non fare un discorso. Se basta un gesto, non dire una parola. Se basta uno sguardo evita il gesto. Se basta il silenzio, tralascia anche lo sguardo.
Sobrietà e misura: l'essenziale non dipende da noi. Una persona che trasmette speranza rigenera coraggio, volontà di affrontare il futuro, voglia di andare avanti, di provare, sfidare, di affrontare, se necessario, le eventuali difficoltà nella fiducia e di riuscire a superarle. In una parola desiderio di volare.
«La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare», afferma Jovanotti nella canzone "Mi fido di te". Invita a coltivare la "voglia di volare" ed offre considerazioni che stimolano a pensare e a vivere tutto ciò che Dio ha posto nell'uomo, secondo la misura alta dell’amore. L'infinito scende alla latitudine di casa: il luogo dove siamo più veri e più vivi, dove accadono le cose più importanti, la nascita, la morte, l'amore. Vivere con sapienza, pensare in profondità, volare negli infiniti spazi dell'esistenza, è la sintesi di queste modeste riflessioni.
Osman Antonio Di Lorenzo