Passai a Capracotta un indimenticabile Natale ospite di una coppia di amici; lui era uno stimato farmacista, lei una brava giornalista di Pescara, li avevo conosciuti perché entrambi lavoravano in Abruzzo. Non ricordo i loro nomi, sono passati anni e ci siamo persi di vista ma ho ancora impressa nella mente la gentilezza, l'ironia garbata e sagace non solo dei miei due ospiti ma delle tante persone che ebbi modo di conoscere in quella occasione speciale in cui presentai, nella Biblioteca della cittadina, il mio libro "Terratradita".
Ebbi la sensazione di trovarmi fra gente che aveva conservato una identità precisa, gente generosa, accogliente, le qualità tipiche di un popolo antico. Passeggiando per il paese rimasi colpita dallo stemma comunale colorato e vivace, uno stemma così particolare che si riferiva chiaramente al nome del paese e che suscitò in me una tale curiosità da indagare su quel nome, Capracotta, così fortemente ribadito da quel simbolo, forte della convinzione che la tradizione non conserva nulla che non sia significativo.
Chiesi ai miei ospiti notizie del paese ed appresi che la famosa Tavola Osca di Agnone in realtà era stata rinvenuta nel territorio di Capracotta nella località Fonte del Romito nelle vicinanze del Monte Cerro, non lontano dal fiume Verrino. Non potemmo visitare quel luogo perché fummo impediti dal cattivo tempo; così decisi di studiare il documento più antico che proveniva direttamente da quel territorio e tentare di trarre dalla Tavola Osca qualche informazione su quel nome di paese così antico, così evocativo di riti arcaici, Capracotta, il paese che si trova nel territorio che fu quello dei Sanniti Pentri.
Paola Di Giannantonio