Spesso mi è capitato di sentire in famiglia e più volte, io stesso, faccio mia l'espressione: «I nobili di Capracotta». Naturalmente per rendere la frase ancora più forte, la si fa precedere dall'interiezione sarcastica «ah ah ah». Una locuzione usata per prendere in giro chi si dava troppe arie, tanta era la fama e la notorietà dei nobili di Capracotta. Tra essi probabilmente veniva annoverata la famiglia Baccàri, dal cui ramo, trasferito a Bonefro, io stesso sono un discendente.
La famiglia Baccàri da Capracotta (dove erano presenti tra il 1400 e il 1505) si stabilì a Bonefro a causa della rivalità con l'altrettanto prestigiosa famiglia di Majo. Quest'ultima lasciava Capracotta e si trasferiva a Deliceto (FG). Secondo quanto viene raccontato, i due maggiori rivali delle rispettive famiglie, avviatisi per l'esilio, s'incontrarono casualmente nei pressi di una fonte e, qui giunti, vinti dalla tristezza e dalla nostalgia per essere stati costretti ad abbandonare il paese natio, si abbracciarono tra pianti e lacrime. La riappacificazione fu così sentita dagli stessi ed apprezzata dagli abitanti del luogo,dove era posta la fonte, che quest'ultima in conseguenza dell'episodio accaduto, prese nome di Fonte del Pianto.
Il cognome della famiglia, di origine bizantina, deriva dai ramoscelli verdi con bacche dipinte sullo stemma. Una pianta aromatica di cui facevano largo uso i Greci. Lo stemma di colore azzurro, al toro passante al naturale, su un prato disseminato da ramoscelli di verde caricati di bacche, ed accompagnato in capo da tre stelle d'oro poste in fascia. Una famiglia nobile e molto antica, la cui esistenza, la leggenda la fa risalire ai tempi dell'imperatrice Elena (madre di Costantino) che, recatasi in pellegrinaggio nei Luoghi Santi della Palestina, nel 326, fece dono proprio agli antenati dei Baccàri una reliquia della Santa Croce. Una famiglia nobile che a Bonefro possedeva un altare di jus patronato nella chiesa matrice, dedicato allo Spirito Santo.
Bruno Zappone