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In nome del dio Eolo


Parco eolico Monteforte
Il parco eolico di Monteforte (foto: A. Mendozzi).

Se vivi con il cielo per soffitto, nel paese più alto dell'Appennino, il vento devi fartelo amico. Anche se è bufera in inverno e folate di pioggia pungente in primavera, con le pecore sballottate sui pascoli come batuffoli di cotone. Da qualche mese, millequaranta abitanti di Capracotta, in Alto Molise, assistono però al miracolo di una tecnologia che riesce a imbrigliare la furia delle raffiche: sui crinali del Monte Forte un vento feroce ma benedetto fa roteare una teoria di pale eoliche che girano senza sosta e, quasi per magia, trasformano l'energia cinetica in elettricità. Pulita, come l'aria di montagna. E redditizia: «Al Comune va il quattro e mezzo per cento dell'energia prodotta» spiega Antonio Monaco. sindaco-pendolare che da Isernia torna nel paese natale a "esercitare le funzioni". «A fine anno incasseremo 140 mila euro. Più il mezzo milione ricavato dalla cessione delle aree» aggiunge. Tanto? Per un paesino come Capracotta tantissimo.

Secondo l'Enea, l'Italia potrebbe ricavare dal vento 10 mila Megawatt, la produzione di 12 centrali nucleari modello Caorso. Un'enorme ricchezza sfruttata poco e male: quasi tremila gli aerogeneratori installati, che l'anno scorso hanno prodotto 2.819 Mw (la Germania dall'eolico ottiene 22.000 Mw, la Spagna 15.000) e «soddisfano i fabbisogni di 2.225.000 famiglie» stima Legambiente. Anche il municipio di Capracotta avrebbe potuto incassare di più: con un ricorso al Tar, un gruppo ambientalista ha bloccato la posa di altre cinque pale. «Non spendo soldi in avvocati» avverte il primo cittadino. «Ma se ce lo avessero lasciato finire, avremmo ottenuto più risorse per tutelare il territorio, non solo il paesaggio». Così la vede un sindaco che è anche ragioniere: sostenibilità uguale massimo vantaggio per la comunità. Una prassi che non si concilia con l'ecologismo bucolico di chi pensa a flora e fauna, prima che agli uomini in carne e ossa.

E lo sfregio al paesaggio? Indubbiamente c'è, ma un viadotto è cento volte più deturpante. «Io le pale non le vedo neppure più. Lei a Milano bada forse a ogni traliccio che incrocia?». Monaco ha ottenuto la certificazione di qualità ambientale per Capracotta: «Raccolta differenziata dei rifiuti, pulizia dei sentieri, parco della flora: ecco dove spenderemo i soldi dell'eolico». Dal palazzo del Comune osservo i falchi che volteggiano sopra le pale, le pecore che brucano l'erba sotto le eliche. E penso agli allarmi sul "rumore assordante" o sul "rischio di strage" per i rapaci: quante bufale.

Sega eolica Capracotta
La pala eolica della falegnameria Sammarone.

I più ostinati donchisciotte, però, non demordono: anche la Sovrintendenza ai beni archeologici è stata mobilitata, ma dagli scavi alla ricerca di «reperti di epoca romana» nel parco eolico di Monte Forte non è emerso un coccio.

All'inizio del secolo, proprio a Capracotta, prima ancora che in paese arrivasse la luce elettrica, un artigiano aveva escogitato un originale sistema per ricavare energia dal vento: il padre di Vincenzo Sammarone, vegliardo falegname oggi novantaquattrenne, fece costruire una torre per sorreggere una pala eolica ante-litteram. Un prototipo di aerogeneratore che alimentò la loro segheria fino agli anni Sessanta. Ora nonno Vincenzo vuole che il figlio, ingegnere, restauri quel pezzo di storia familiare e di archeologia industriale.

Quasi un secolo dopo, rieccoci all'alba dell'ennesima crociata contro i mulini a vento. Annunciata con lettere di fuoco dal primo cittadino di un paese del fondovalle, «contro lo scempio dcl paesaggio». Contattato, getta acqua sul fuoco: «È un allarme rientrato, a suo tempo verrà chiarito tutto» obietta Gelsomino De Vita, primario ospedaliero e borgomastro di Agnone.

E infatti la sera stessa, in consiglio comunale, assisto al clamoroso dietrofront: De Vita oggi è il più convinto paladino di un parco eolico di 12 pale, che sorgerà davanti al paese. «Una sarà di proprietà di Agnone» si affretta a spiegare. «Tra opere pubbliche e fitti, arriverà un milione di euro. Così rimediamo al taglio dell'Ici». La regione Molise ha varato una legge sull'eolico, plasmata dall'assessore all'Ambiente, Emilio Orlando, che - pure lui - è cittadino di Agnone: «Sono contrarissimo» cerca di barcamenarsi. «Qui finisce che ci riempiono le montagne di pale». Peccato che la "sua" legge di pale ne preveda 500: più del doppio delle attuali. L'energia più verde di tutte? A suo parere, il fotovoltaico. I produttori di energia stanno già battendo il territorio palmo a palmo, a caccia delle aree adatte alle centrali solari: per un ettaro e mezzo ben esposto a Sud, sborsano fino a 80 mila euro l'anno. Per ora, i Comuni nicchiano e rinviano le decisioni al dopo riforma fiscale. Temendo una nuova scure. Federalista.


Ermanno Lucchini

 

Fonte: E. Lucchini, In nome del dio Eolo, in «Io Donna», Milano, 14 giugno 2008.

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