Vi siete mai chiesti il perché dei nomi dei nostri monti? Oggi proverò a fare una panoramica di tutte le montagne di Capracotta, fornendo per ognuna dati storici e ipotesi toponomastiche. Bisogna innanzitutto partire dall'assunto che ciò che per qualcuno è un monte, per altri è una collina. A Capracotta vi sono ben tre monti che chiamiamo colli, anche se colli non sono, visto che superano abbondantemente gli 800 metri di altezza: mi riferisco a Colle San Nicola, a Colle Cornacchia, a Colle Liscio o a Colle Campanella. Ma andiamo per ordine di altezza, considerando soltanto quei rilievi più alti dell'abitato di Capracotta.
La montagna più alta del territorio capracottese è chiaramente Monte Campo - o semplicemente Il Campo (in capr. Re Cuoàmbe) - che tocca i 1.746 metri di altezza. Fino ai primi anni del XX secolo la sua altezza era attestata dall'IGM a 1.645 metri, finché Senofonte Squinabol (1861-1941) non segnalò, sulla base dei calcoli effettuati con l'aneroide, «une étrange erreur», un'anomalia altimetrica «de 100 mètres en plus». Nonostante sia un rilievo molto frastagliato, il suo nome deriva dal latino campus e non nell'accezione di "pianura", bensì in quella, scenicamente più suggestiva, di "teatro", dato che dalla vetta si può ammirare un panorama praticamente sconfinato, che va dalle coste balcaniche alle «sette provincie sue da Aquila a Gargano», quelle terre che il principe Francesco Borbone scrutò nel settembre 1824 quando visitò Capracotta e ascese su Monte Campo.
Il secondo rilievo è Monte Capraro (in capr. Re Mónde) - in passato chiamato anche Monte San Giovanni - la cui cima sta a 1.732 metri di altezza. Secondo Antonio De Nino (1833-1907) il Capraro deve il suo nome a «la ripidezza dei monti», senza spiegare alcunché. Banalmente è assai più probabile che il nome della montagna, Caprarum, sia strettamente legato a quello di Capracotta e, in generale, al Monte delle Capre, senza dover tirare in ballo improbabili suffissi sanniti o proto-italici. Il precedente nome di San Giovanni era invece legato al monastero benedettino situato sulla sommità del monte e oggi completamente diruto.
La terza altura è Monte Ciglione, situato a nord di Monte Campo, la cui altezza si pone a 1.692 metri. Il suo nome, attestato anche come Montecilioni, deriverebbe dagli uccelli (in capr. ciéglie, accr. in cegliùne) che in stormo spiccano il volo dalle fronde dei suoi alberi.
La quarta montagna è Monte Civetta (1.680 m.), posta a nord della catena di Monte Capraro, il cui nome rimanda anch'esso a interpretazioni ornitologiche, ovvero alla civetta, uccello considerato segno di malaugurio per l'attività notturna e per il suo canto lugubre.
Il quinto rilievo sono i cosiddetti Montetti di Carovilli (in capr. Mundiétte de re Carvìglie) a 1.598 metri di altezza, la cui etimologia è legata al generale romano Spurio Carvilio Massimo che, assieme a Lucio Papirio Cursore, sconfissero definitivamente i Sanniti proprio sul nostro territorio, tra Cominio e Aquilonia, per cui rimando il lettore all'articolo sulla fondazione romana di Capracotta.
La sesta altura è Monte San Luca (1.584 m.), che prende il nome dall'antico romitorio lì fondato in onore dell'Evangelista e abitato fino ai primi anni del '900 dall'eremita capracottese Gaetano Fiadino.
La settima montagna è Monte Cavallerizzo (1.522 m.) - anticamente detto Monte Boaipone -, anch'esso facente parte della catena del Capraro e situato a sud-est di questo, il cui nome fa subito pensare ai cavalli. Dichiarato nel 2011 dal Ministero per i Beni e le Attività culturali sito di interesse archeologico per via dei resti di mura ciclopiche (ovvero le fondamenta delle strade sannitiche) ospitati sulla sua cima, il nome può invece spiegarsi tramite la teoria dell'ispettore scolastico Raffaele Conti, per il quale quei ruderi non sarebbero le mura poligonali dei Sanniti, bensì «un recinto ove si custodivano i puledri, onde quella regione fu detta Cavallerizza». Questa teoria del Conti, che agli inizi del '900 gli costò una sassaiola di critiche da parte di Luigi Campanelli (che pure l'aveva promossa in un primo tempo), appare ancor oggi la più verosimile, sebbene l'antico nome del Boaipone (o Hoaipone) non sia ancora perfettamente conoscibile, se non come derivato di hippos, quindi Monte Ippone, il Monte dei Cavalli.
L'ottavo rilievo è Monte San Nicola (1.517 m.), il cui nome è legato all'esistenza, in epoca altomedievale, di una chiesa dedicata a san Nicola di Mira, il cui obiettivo era quello di sradicare i culti pagani che, soprattutto in quell'area (la stessa della Tavola Osca e dell'abitato sannitico di Fonte Romita), dovevano essere particolarmente duri a morire.
La nona altura è Monte Cornacchia (1.472 m.), la montagna da cui in primavera sgorgano le cascate del Pisciariéglie. Come già anticipato, anche questo monte ha un nome ornitologico, legato al corvo nero, un altro uccello che simboleggia la sventura, perché Apollo seppe del tradimento della sua Coronide proprio per mezzo di un corvo bianco, nell'occasione tramutato in nero.
Concludendo, si può affermare che Il Campo prenda il nome dalla vista teatrale che offre; i monti Capraro, Cavallerizzo, Ciglione, Civetta e Cornacchia dagli animali loro peculiari; i monti (ex) San Giovanni, San Luca e San Nicola dai siti religiosi che un tempo sorgevano su quelle alture; i Montetti di Carovilli dal console romano Spurio Carvilio. Si può infine dichiarare che le nostre montagne, a parte quelle dedicate ai santi e incluso Monte del Cerro (1.250 m.), cominciano tutte con la lettera C di Capracotta: una coincidenza davvero affascinante.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
L. Campanelli, Notizie del territorio di Capracotta, Sannitica, Agnone 1899;
R. Conti, Osservazioni intorno alle "Notizie del territorio di Capracotta" raccolte da Luigi Campanelli, Alterocca, Terni 1902;
A. De Nino, Bellezze naturali di Capracotta, in «Il Secolo XX», V:7, Milano, luglio 1906;
J. M. Martin et al., Registrum Petri Diaconi, vol. III, École Française de Rome, Roma 2015;
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;
L. Pietravalle, Nel Sannio mistico, in «La Lettura», XXIV:1, Milano, 1° gennaio 1924;
S. Squinabol, Une excursion à Capracotta en Molise: observations de géographie physique sur un territoire mal affermi, in «La Géographie», VIII:1, Masson, Paris, 15 luglio 1903.